venerdì 28 marzo 2014

Morte a Pemberley

Autrice: P.D. James
Titolo originale: Death comes to Pemberley

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Avevo letto svariate recensioni negative riguardo a questo romanzo, ma ho voluto farmene un'idea personale, e poi, come ho già detto in un precedente post, è meglio non farsi scappare nessun derivato austeniano che venga finalmente tradotto in italiano (anche se, a quanto pare, molti dei romanzi migliori sono ancora ben lungi dal raggiungere i nostri scaffali).

Il Prologo mi è piaciuto: è stato divertente leggere un sunto degli eventi occorsi in Orgoglio e Pregiudizio come se stessi origliando qui e lì i pettegolezzi di Meryton.
Riguardo alla storia in sé, invece, sono stata subito sfavorevolmente colpita dall'eccesso di realtà - con tutte le sue brutture - che investe i protagonisti del romanzo austeniano.

La stessa P.D. James, d'altronde, nella sua Nota, si scusa con l'autrice "per aver coinvolto la sua beneamata Elizabeth nell'esperienza traumatica dell’indagine su un delitto" e per essersi soffermata su "argomenti tanto odiosi". Prima di leggere Morte a Pemberly, lo ammetto, non mi ero mai completamente resa conto della dimensione quasi "fiabesca" di Orgoglio e Pregiudizio, la cui freschezza e spensieratezza stridono fortemente con gli argomenti e le atmosfere di questo romanzo.

Romanzo che sarebbe risultato anche interessante e piacevole, se solo ci avessi trovato qualcosa che potesse richiamarmi alla mente l'opera austeniana. Invece i personaggi si limitano semplicemente ad avere gli stessi nomi di quelli di O&P: Darcy, Elizabeth, Georgiana e Wickham avrebbero potuto chiamarsi Lucy, James, Polly e Josh, e nulla sarebbe cambiato. Il Colonnello Fitzwilliam è veramente odioso, mentre Darcy e Lizzy quasi non si parlano. La storia del delitto in sé non mi ha suscitato nessuna curiosità, e la vera identità dell'assassino non mi ha provocato né sorpresa né soddisfazione.

La lettura è risultata per gran parte della storia molto noiosa - noiosissimo il processo - , e, ad un certo punto, ho pensato che se avessi dovuto di nuovo leggere del ritrovamento del corpo del povero Danny, mi sarei messa a urlare.

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Trama: Inghilterra, 1803. Sono passati sei anni da quando Elizabeth e Darcy hanno iniziato la loro vita insieme nella splendida tenuta di Pemberley. Elizabeth è felice del suo ruolo di padrona di casa ed è madre di due bellissimi bambini. La sorella maggiore Jane, cui lei è legatissima, vive nelle vicinanze insieme al marito Charles, vecchio amico di Darcy, e il suo adorato padre, Mr Bennet, va spesso a farle visita. Ma in una fredda e piovosa serata d'ottobre, mentre fervono gli ultimi preparativi per il grande ballo d'autunno che si terrà il giorno successivo, l'universo tranquillo e ordinato di Pemberley viene scosso all'improvviso dalla comparsa di Lydia, la sorella minore di Elizabeth e Jane. In preda a una crisi isterica la giovane donna urla che suo marito, l'ambiguo e disonesto Wickham, non gradito a Pemberley per la sua condotta immorale, è appena stato ucciso proprio lì, nel bosco della tenuta. Di colpo, l'ombra pesante e cupa del delitto offusca l'eleganza e l'armonia di Pemberley, e i protagonisti si ritrovano loro malgrado coinvolti in una vicenda dai contorni drammatici.

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Giudizio personale: 2/5

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Nel dicembre 2013 è andato in onda, sul canale BBC One, il drama in tre puntate Death comes to Pemberley, tratto dal romanzo di P.D. James.


La mini serie mi è piaciuta molto rispetto al libro, ma, se dovessi giudicarla al di là dell'opera cartacea, ne sarei molto meno entusiasta.
Come la maggior parte delle produzioni BBC, il prodotto in sé è ineccepibile, molto bella la fotografia, meravigliose le location -Pemberley ed il gazebo sono gli stessi del film di Joe Wright del 2005-, c'è una grandissima cura dei particolari.
Eppure la storia non mi ha preso, né mi è piaciuta la scelta degli attori che hanno impersonato Lizzy e Darcy.


Anna Maxwell Martin è indubitabilmente brava, ma non ha nulla che possa ricordare neanche lontanamente  Elizabeth: sembra una donna triste e prematuramente invecchiata (brutti i flashback che la vedono protagonista, in cui si è cercato di ringiovanirla), e solo in un paio di scene mostra un minimo di quella vivacità e prontezza di spirito che caratterizzano il suo corrispettivo cartaceo.
Molto bravo anche Matthew Rhys, che però proprio non riesco a vedere come Darcy. Riguardo alla caratterizzazione del personaggio, pare proprio che questo Fitzwilliam abbia fatto un passo indietro rispetto a ciò che accade nel romanzo della Austen: l'ho trovato troppo incline alla rabbia, poco paziente, pessimo nella scena in cui rinfaccia alla moglie il fatto stesso di averla sposata.
In generale, i due mi hanno dato l'impressione di una coppia poco o per niente felice.
Mi sono piaciuti molto, invece, Jenna Coleman e Matthew Goode nei ruoli di Lydia e Wickham.


Il loro rapporto è stato reso più romantico rispetto al romanzo - vedi la scena in cella-, e si è anche tentato di indagare più a fondo la psicologia della piccola Lydia, palesemente meno felice di quanto voglia far credere. In particolare, mi è piaciuta molto la scena in cui la ragazza fa capire alla sorella Elizabeth - e al pubblico tutto - di usare la propria superficialità come difesa contro le brutture della vita.
Mi è spiaciuto non vedere Bingley, ma ho trovato molto azzeccata la scelta di inserire nella storia i coniugi Bennet. La signora, in particolare, si rende protagonista di scene piuttosto divertenti, soprattutto insieme alla figlia più piccola.


Molto carini Georgiana ed Alveston (interpretati da Eleanor Tomlinson e James Norton), e molto adatto Tom Ward nel ruolo del Capitano Fitzwilliam (qui meno odioso di quanto lo abbia trovato nel romanzo).



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Scene dal primo episodio:

Scene tratte dal secondo episodio:


Scene dal terzo episodio:

domenica 16 marzo 2014

Madame Bovary - Citazioni

" Chi mai aveva introdotto una tale distanza tra il mattino dell'altro ieri e la sera di oggi? "

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" Il futuro era un corridoio nerissimo, e in fondo c'era una porta ben chiusa. "

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" ... mai nessuno può dare l'esatta misura dei suoi desideri, dei suoi pensieri, dei suoi dolori, e la parola umana è come un paiolo di rame incrinato su cui battiamo cadenze da far danzare gli orsi, quando invece vorremmo intenerire le stelle. "

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" Il grado di faccia tosta dipende dagli ambienti in cui uno si trova..."

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" Ma denigrare quelli che amiamo significa sempre staccarsene un poco. "

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Qui la recensione del romanzo

venerdì 7 marzo 2014

Harry Potter e il prigioniero di Azkaban

Autrice: J. K. Rowling
Titolo originale: Harry Potter and the prisoner of Azkaban
Volume: 3 di 7

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E' passato un bel po' di tempo da quando ho letto i primi due capitoli della saga di Harry Potter, che mi avevano, a sorpresa, positivamente colpita soprattutto per lo stile di scrittura e le godibilissime descrizioni.
Caratteristiche ancora presenti in questo terzo volume la cui storia, però, non mi ha entusiasmato, ma anzi, molto spesso, annoiato.

A farla da padrone sono stati invece i luoghi e i personaggi.
Adoro davvero tantissimo Diagon Alley, ed è sempre un piacere "rivisitarla"; in più, questo nuovo capitolo si arricchisce di un intero villaggio magico, Hogsmeade, che mi è piaciuto moltissimo.

Ho apprezzato anche i personaggi di Cornelius Caramell e, soprattutto, del professor Lupin, molto particolare e dolce. Ho trovato perfetta la costruzione di Hermione, di cui la Rowling ha saputo mostrarci i vari aspetti caratteriali: non c'è una sbavatura nella sua descrizione di ragazzina ligia al dovere e alle regole, ma anche orgogliosa, e affezionata ai suoi amici.
Mi hanno invece stancato Malfoy e il professor Piton, le cui scene ho trovato piuttosto ripetitive e noiose, soprattutto quelle riguardanti il ragazzo, mentre mi ha fatto sempre molta tenerezza Hagrid.

Il fatto che la storia non abbia avuto un finale lieto al 100% mi è un po' dispiaciuto, ma credo che sia un elemento a favore del romanzo, che forse, in caso contrario, sarebbe risultato troppo prevedibile.

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Quarta di copertina: " Harry Potter era un ragazzo insolito sotto molti punti di vista. Prima di tutto, odiava le vacanze estive più di qualunque altro periodo dell'anno. Poi voleva davvero fare i compiti, ma era costretto a studiare di nascosto, nel cuore della notte.
E per giunta era un mago.
Era quasi mezzanotte, e Harry era steso sul letto a pancia in giù, le coperte tirate sulla testa come una tenda, una torcia in mano e un grosso libro rilegato in pelle (Storia della magia, di Bathilda Bath) aperto e appoggiato al cuscino. Fece scorrere la punta della penna d'aquila sulla pagina, aggrottando le sopracciglia, alla ricerca di qualcosa che potesse aiutarlo a scrivere il tema: Perché i roghi di streghe nel Quattordicesimo Secolo furono completamente inutili. "

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Trama: " Non vado in cerca di guai. Di solito sono i guai che trovano me".
Così dice Harry Potter, giovane studente della prestigiosa Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, ai suoi amici. E infatti Harry non è al sicuro: un famigerato assassino è evaso dalla terribile prigione di Azkaban e gli sta dando la caccia, deciso a ucciderlo. Forse questa volta nemmeno la scuola magica, nemmeno gli amici più cari possono aiutarlo, non quando tra loro si nasconde un traditore...
In un vortice di emozionanti colpi di scena, tra mappe stregate e ippogrifi scontrosi, zie volanti e libri che mordono, Harry Potter conduce il lettore nel terzo capitolo delle sue straordinarie avventure.

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Giudizio personale: 3/5

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Link correlati:
Harry Potter e la pietra filosofale
Harry Potter e la camera dei segreti

domenica 2 marzo 2014

Anna Karénina - Citazioni

" Scese evitando a lungo di guardarla, come il sole; ma la vedeva, come si vede il sole, anche senza guardare. "

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" E' proprio questo lo scopo dell'istruzione: fare di tutto un piacere. "

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" - Ecco. mettiamo che tu sia sposato, che tu ami tua moglie, ma che tu sia preso da un'altra donna... -.
- Scusami, ma non posso capirlo assolutamente, sarebbe come... proprio come se io, adesso, dopo aver mangiato a crepapelle, passassi davanti a un forno a rubarmi una focaccia -. "

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" Tutta la varietà, l'incanto, tutta la bellezza della vita è fatta di luci e ombre. "

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" Di parlare del suo dolore non aveva voglia, ma con quel dolore in cuore non riusciva a parlare d'altro. "

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" Ospiti si sta bene, ma in casa propria è meglio. "

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" ... leggeva e capiva, ma non le faceva piacere leggere, cioè seguire di riflesso la vita di altre persone. "

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" ... non conosco la tranquillità, e non ve la posso dare. Tutto me stesso, l'amore... sì. "

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" L'offesa del rifiuto che aveva patito gli bruciò in cuore come una ferita fresca, appena inferta. Ma era a casa, e a casa i muri aiutano. "

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" Qualsiasi persona conosca fin nei minimi particolari tutta la complessità della propria situazione, senza volere è convinta che la complessità della situazione e la difficoltà di chiarirla siano solo un suo caso personale, speciale, e non pensa affatto che gli altri siano circondati dalla stessa complessità nelle loro questioni private, al pari di lui. "

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" Forse io sono peggio di loro, più stupido, anche se non vedo perché dovrei essere peggiore di loro. Ma io e te abbiamo sicuramente un vantaggio importante: che è più difficile comprarci. E persone così sono più necessarie che mai. "

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"  Quando avevo dei dubbi, almeno c'era una speranza; adesso invece non c'è speranza, eppure dubito di tutto. "

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" Che colpa ne ha? Vuole vivere. Dio ce lo ha impresso nell'anima. "

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" ... le auguro di non perdonarmi mai. Per perdonarmi bisogna aver passato quel che ho passato io, e Dio la salvi da questo. "

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Qui la recensione del romanzo