domenica 26 febbraio 2017

Second chances

Autrice: Sarah Price
Sottotitolo: An Amish retelling of Jane Austen's Persuasion (The Amish Classics Book three)
Lingua: inglese
Genere: retelling / clean romance
Prima pubblicazione: giugno 2015

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Second chances è il retelling in salsa Amish di Persuasione di Jane Austen. E' il romanzo che aspettavo di più tra tutti quelli scritti da Sarah Price, e forse proprio per questo motivo si è rivelato anche il più deludente. Leggendo, ho avuto la sensazione che fosse molto meno curato rispetto agli altri, scritto con meno attenzione.
Peccato, perché avevo trovato i romanzi precedenti molto interessanti e abbastanza appassionanti. Ma questo, dopo mesi dalla lettura, non mi ha lasciato nulla.


Protagonista è Anna, una ragazza che già a venticinque anni è considerata oramai senza speranze matrimoniali nel villaggio Amish di Holmes County in Ohio, dove vive con il padre e le sorelle dopo la prematura morte della madre.
Come la Anne del romanzo originale, anche Anna vive il grande dolore di aver rinunciato all'amore della sua vita e, probabilmente, ad ogni speranza di felicità, per assecondare la volontà del genitore e i consigli dell'amica di famiglia Lydia.
Il padre, una volta vedovo, si è dimostrato incapace di gestire la famiglia, sia emotivamente che economicamente, e si ritrova a dover chiedere soldi alla comunità per appianare i suoi debiti, proprio lo stesso motivo per il quale, otto anni prima, si era opposto al matrimonio della secondogenita con Freman Whittmore. Un contrappasso piuttosto azzeccato.
Il protagonista, dopo essersi trasferito a Lancaster County e poi in Indiana, torna in Ohio ormai ricco e in cerca di una moglie.
Il suo riavvicinamento ad Anna è graduale, così come il cambiamento della ragazza, che impara finalmente a preoccuparsi della sua vita e della sua felicità, piuttosto che dei bisogni dei suoi egoisti parenti.


L'ambientazione in un villaggio Amish è piuttosto adatta a questa storia, in quanto in tale cultura una ragazza dell'età di Anna - solo venticinque anni - quasi sicuramente non sarà mai né una moglie né una madre, ma di sicuro un peso in futuro per la sua famiglia, che si aspetta una sorta di "servaggio" silenzioso da parte sua.
Ammetto che leggere questo tipo di romanzi chiarisce molto come si viva all'interno di quelle comunità, e, almeno per quel che mi riguarda, contribuisce ad annullare del tutto l'equazione vita Amish = paradiso terrestre o giù di lì.
Ritornando al romanzo, ho trovato carino l'accenno ai "Bennet" del villaggio di Lancaster in Pennsylvania; l'autrice è stata brava nel delineare l'insensibilità di Lydia in poche battute, così come la solitudine e il mancato senso di appartenenza di Anna verso la sua casa, mentre mi sarebbe piaciuto poter "sbirciare" nella nuova residenza del padre e della sorella - il corrispettivo di Bath del romanzo originale -.

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Trama: At twenty-five years of age, Anna Eicher has never married. When she was seventeen, her parents convinced her to break off her courtship with Freman Whittmore, the youngest son in the Whittmore family and her best friend. Afterward, a distraught Freman moved away from Lancaster County.
 Eight years later Freman has returned to visit his sister, who is renting the Eichers’ house for the winter. Now the owner of the largest dairy farm in his church district, Freman has neither married—nor forgiven Anna.
 Although he begins courting someone else, Anna hopes to convince him that she has never stopped loving him. Will Freman be persuaded to forgive Anna and open his heart again?

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Giudizio personale: 3/5

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Della stessa serie:
- First impressions
- The matchmaker
- Mount Hope

domenica 19 febbraio 2017

Ensnared

Autrice: Rita Stradling
Lingua: inglese
Genere: retelling/ fantascienza / romance
Prima pubblicazione: dicembre 2017

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Ensnared è un retelling della fiaba della Bella e la Bestia ambientato in un mondo futuristico in cui robot più o meno antropomorfi fanno ormai parte della vita di tutti i giorni, essendo impiegati come poliziotti, autisti, infermieri e medici.

La "Bella" della storia è Alainn, una ventiquattrenne che vive con il padre e il fratello, entrambi programmatori e sviluppatori di automi. Per proteggere il genitore da una sicura detenzione, la ragazza si offre di raggiungere la "Bestia", ovvero il misterioso Mr Lorcann Garbhan, nella sua torre, e fingere di essere il robot che l'uomo aveva ordinato, ma che il padre non è riuscito ad ultimare.


Nella torre futuristica ma irreparabilmente isolata dal mondo esterno, Alainn troverà una realtà del tutto differente da quella che aveva immaginato, e ciò che temeva potesse essere una soffocante prigionia, si rivela una porta verso il suo lieto fine.
Ma un automa ormai più intelligente dei suoi creatori e capace di riprogrammarsi potrebbe avere un'idea molto diversa di quale sia la felicità per tutto il genere umano...

La Bella e la Bestia è una delle mie fiabe preferite, e naturalmente sono stata entusiasta di leggere in anteprima Ensnared, anche se l'ambientazione non mi aveva convinta del tutto, preferendo setting più "bucolici" o medievali.

Di sicuro la trama è originale, ma l'esecuzione lascia un po' a desiderare.
Tra i personaggi, l'unico che mi sia piaciuto è Lorcann, la Bestia destinata a vivere rinchiusa nella sua torre dalla maledizione degli abusi subiti nell'infanzia.
Ricchissimo e circondato da qualsiasi cosa di cui abbia bisogno, all'uomo manca ciò che desidera di più al mondo: un essere umano con cui riuscire ad interagire e costruire un rapporto basato su sentimenti veri.
Da qui l'idea di farsi costruire Rose, un automa dalle fattezze umane con cui esercitarsi, per poter poi riuscire a passare del tempo con una persona in carne ed ossa.


Alainn, che di Rose prende il posto, è una ragazza che si sente emarginata nella sua stessa casa per il suo essere intellettivamente "normale" rispetto al padre e al fratello, e che non dà molto valore alla sua vita, soprattutto a causa di una spaventosa esperienza di qualche anno prima.

Connor Murphy, il padre della protagonista, è un inventore con la dipendenza per il gioco d'azzardo, nonché un codardo, e l'ho disprezzato molto per le conseguenze che il suo egoismo ha sulla figlia.
Colby, il fratello di Alainn, benché alla fine della storia sia di aiuto, mi è sembrato comunque egoista almeno quanto il padre, e concentrato solo sui suoi obiettivi.

Gli altri personaggi sono alquanto inutili ai fini della storia; Greg, ad esempio, amico di Alainn e suo capo, pare messo lì giusto perché vi fosse qualcuno che ricordasse Gaston, mentre il lavoro da soccorritrice di montagna di Alainn, così slegato dal contesto, voleva forse essere un richiamo al suo amore per la natura - qualcosa di vivo, dunque -, o, quel che mi auguro, mostrare la differenza tra un mondo non ancora robotizzato e la città che ormai non può più fare a meno degli automi, ma che si rivela così un luogo freddo e privo di empatia.
Tra i robot, Rose è di sicuro da film horror: macchina in un certo modo senziente e molto più intelligente della gran parte degli esseri umani, riesce anche a porsi degli interrogativi etici, ma poi, prendendo come riferimento la moralità dei suoi creatori, sceglie di mettere la vita umana al secondo posto dopo i suoi scopi.
Le scimmiette sono carine ma, ancora, pensare che siano solo dei robot fa venire la pelle d'oca.

La scrittura è molto spigolosa, per niente elegante, e spesso Alainn rasenta il volgare, facendomi pensare più volte a lei come a uno scaricatore di porto, piuttosto che a una ragazza.
La storia tra lei e Lorcann è abbastanza appassionante, ma avrei preferito che l'autrice non indugiasse nelle descrizioni dei loro rapporti intimi. Sembra che ormai nessun romanzo moderno possa essere immune da contenuti maturi più o meno espliciti!


Non mi è piaciuto il background di Alainn: la sua esperienza passata è troppo terribile e violenta, e non è per nulla necessaria alla caratterizzazione del personaggio.

Pur essendo questo il racconto dell'incontro tra due persone spezzate e problematiche, Lorcann non ne esce "guarito": che riesca ad avere una relazione con Alainn e ad interagire - probabilmente solo virtualmente - con altre persone non basta, ed alla fine della storia ciò che mi ha fatto paura è stata proprio la prospettiva di una vita della protagonista con lui. Qui non si tratta di accettare l'altro ed amarlo così com'è, ma di chiudere gli occhi davanti a problemi gravissimi, e non fare nulla per cercare di risolverli.

L'ultima parte è stata molto noiosa, tutto avrebbe potuto risolversi in poche righe; il processo è stato ridicolo e ha quasi del tutto fatto fuori gli interrogativi sulla eventuale pericolosità di robot troppo umanizzati e intelligenti. Un monito, forse, per un futuro non troppo lontano.

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Trama: A Near Future Retelling of Beauty and the Beast.

Alainn’s father is not a bad man. He’s a genius and an inventor. When he’s hired to create the robot Rose, Alainn knows taking the money is a mistake. 

Rose acts like a human. She looks exactly like Alainn. But, something in her comes out wrong.

To save her father from a five year prison sentence, Alainn takes Rose’s place. She says goodbye to the sun and goes to live in a tower no human is allowed to enter. She becomes the prisoner of a man no human is allowed to see. 

Believing that a life of servitude lies ahead, Alainn finds a very different fate awaits her in the company of the strange, scarred recluse.

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Giudizio personale: 3/5

domenica 12 febbraio 2017

Charlotte Collins

Autrice: Jennifer Becton
Sottotitolo: A continuation of Jane Austen's Pride and Prejudice
Lingua: inglese
Genere: romance
Prima pubblicazione: settembre 2010

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Era da un po' che non leggevo variation austeniane, ed avevo dimenticato quanto potesse essere piacevole e divertente una storia ben scritta.

Charlotte Collins si presenta come un sequel di Orgoglio e pregiudizio incentrato appunto sul
personaggio secondario di Charlotte, che, oramai considerata senza speranze matrimoniali e un peso per la famiglia, nel romanzo originale sceglie di sposare il pomposo ed imbarazzante Mr Collins, sacrificando l'amore sull'altare della protezione e della sicurezza economica.
L'unico romanzo fino ad ora che mi sia capitato di leggere in cui Charlotte riesce a trovare un lieto fine con il marito è quello di Karen Aminadra; per tutti gli altri, evento fondamentale della storia è la morte del nostro caro curato, che lascia finalmente Charlotte libera dalla sua invadente e spiacevole presenza.

Charlotte Collins non è da meno; dopo la dipartita del coniuge, la protagonista riesce a sistemarsi in un cottage di proprietà di Lady Catherine, e gode finalmente di una libertà ed indipendenza mai provate prima.
A sconvolgere la sua nuova vita è l'arrivo della dolce ma superficiale sorella Maria, ansiosa di entrare in società e trovare un uomo di cui innamorarsi.
Charlotte si trova così a fare da chaperone alla vivace sorella minore, che, pur corteggiata da un vicino, perde la testa per Mr Westfield, un giovane americano desiderato da tutte le ragazze della cittadina. L'uomo è a sua volta accompagnato da uno zio, Mr Basford, che Charlotte, un po' richiamando la Elizabeth del romanzo originale, non esita a giudicare male sin dal primo incontro, a causa dei suoi modi poco British da rozzo d'oltreoceano.
A far nascere in lei la speranza di provare il vero amore è invece Mr Edginton, che la segue fino a Londra per approfondire la conoscenza reciproca.
Ma, come in tutte le storie del genere, le cose possono rivelarsi ben diverse da quel che sembrano...

Il romanzo mi è piaciuto molto soprattutto nella sua prima parte, ho trovato Charlotte e in particolare Maria molto in linea con i personaggi originali; numerose scene sono state divertenti, ed è stato molto gradevole immergersi in una piccola cittadina inglese con tutto il suo corredo di balli, pettegolezzi e buon maniere, ma anche con il suo carico di pregiudizi e condanne.


Ho apprezzato molto il fatto che l'autrice si sia soffermata sulla condizione della donna ai tempi della Reggenza: Mrs Eff, ad esempio, è una vedova come Charlotte, ma, non essendo stata fortunata e lungimirante come lei, si ritrova, dopo la morte del marito, a dover diventare una serva per sopravvivere; la stessa Charlotte, dopo uno scandalo che la vede protagonista, purché incolpevole, pensa di percorrere la stessa strada, trovandosi costretta ad abbandonare il suo amato cottage e la cittadina che ormai considera casa sua; ancora, Maria, per aver rifiutato una proposta di matrimonio, è bandita dalla sua cerchia di amicizie e si vede spinta ad una vacanza forzata a Londra affinché, con il tempo, un altro pettegolezzo concentri le attenzioni della gente su un soggetto diverso.

Un altro punto interessante è il risveglio sentimentale di Charlotte: da donna pratica e piuttosto cinica e disillusa nei confronti dell'amore, ella, anche grazie agli esempi di Elizabeth e Jane, comincia a credere che la felicità nel matrimonio sia possibile, e che lei stessa possa provare, un giorno, la gioia di amare ed essere amata. Ne risulta una Charlotte molto tenera, per cui non si può fare a meno di fare il tifo.


Naturalmente, come è ovvio, il suo lieto fine arriverà, ma solo dopo una disavventura piuttosto pericolosa e che rischia di uccidere definitivamente in lei la speranza e la fiducia negli uomini.
E' proprio questa la parte della storia che mi ha convinto meno: ho trovato il ricatto ai danni della protagonista troppo violento e crudele; probabilmente si tratta di situazioni che potevano verificarsi nella realtà del tempo, ma che di sicuro Jane Austen non avrebbe mai inserito in uno dei suoi romanzi.
Nonostante ciò, ho trovato Charlotte Collins una storia veramente godibile, con il pregio di far riflettere e, perché no, far nascere o rafforzare la speranza nell'amore.

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Trama: When Charlotte Lucas married Mr. Collins in Jane Austen's Pride and Prejudice, she believed herself to be fortunate indeed. Her nuptials gained her a comfortable home and financial security. If she acquired these things at the expense of true love, it did not matter one whit. To Charlotte, love in marriage was nothing more than a pleasant coincidence. As the years of her marriage dragged by, Charlotte began to question her idea of love as she suffered continual embarrassment at her husband's simpering and fawning manners. When Mr. Collins dies, finally relieving everyone of his tedious conversation, she must work feverishly to secure her income and home. She gives no further thought to the possibility of love until her flighty sister Maria begs her to act as her chaperone in place of their ailing parents. Hoping to prevent Maria from also entering an unhappy union, Charlotte agrees, and they are quickly thrust into a world of country dances, dinner parties, and marriageable gentlemen. While attending the Westerham winter ball, Maria dances with her bumbling friend Mr. Card, while Charlotte has a flirtatious conversation with Mr. Edgington, a relative of her proprietress Lady Catherine de Bourgh. Charlotte and Maria also become acquainted with Mr. Westfield, a polished American gentleman, and his chaperone, the somewhat disheveled Mr. Basford. Charlotte experiences both hope and dread when she observes the tender glances that pass between Maria and Mr. Westfield. But when an unprincipled gentleman compromises Charlotte's reputation, her romantic thoughts disappear at the prospect of losing her independence. As she struggles to extricate herself from her slander, her situation reveals both the nature of each gentleman and of true love.

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Giudizio personale: 4/5

domenica 5 febbraio 2017

I grandi miti greci

Autore: Luciano De Crescenzo
Sottotitolo: Gli dei, gli eroi, gli amori, le guerre
Lingua: italiano
Genere: saggistica
Prima pubblicazione: 1999

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I miti greci mi hanno sempre affascinato,e cercavo da tempo un compendio che potesse colmare le mie lacune in materia.
Pur preferendo di solito saggi "seri", ho voluto per una volta optare per qualcosa di più leggero, e il libro di Luciano De Crescenzo mi è sembrato un buon compromesso.

Il volume si compone di quattro parti; la prima, I miti dell'amore, si apre con alcuni estratti dell'Ars amatoria di Ovidio, scelta che ho trovato opinabile, in quanto l'opera non tratta affatto di miti, né tanto meno può essere considerata uno specchio della società - romana, per altro - del tempo, ma piuttosto un'opera provocatoria.


I miti trattati in questa sezione sono vari, dai più conosciuti, come Narciso e Ulisse, ai meno famosi, come Er e Protesilao; ampio spazio è dedicato alla Favola di Amore e Psiche.

La seconda parte, I miti degli eroi, si focalizza appunto sulla figura dell'eroe, trattando degli Argonauti, di Eracle, Minosse e "compagnia bella".

Protagonisti della terza sezione, I miti degli Dei, sono invece i "famosi" dei dell'Olimpo, come Zeus, Era, Artemide, e le loro vicende.


A I miti della guerra di Troia è dedicata l'ultima parte, piuttosto ampia.

Il saggio è tutto sommato interessante, ma vi sono alcune ripetizioni (ad esempio, il mito di Eracle) e, pur aspettandomi una certa leggerezza nella trattazione, spesso mi ha dato fastidio il tono troppo scanzonato e giocoso dell'autore.

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Quarta di copertina: Si può raccontare un mito nato migliaia di anni fa rendendolo divertente e interessante per il lettore del Duemila? Si può eccome, soprattutto se a farlo è Luciano De Crescenzo, con la sua inconfondibile grazia e ironia. In questo libro l'ingegnere-filosofo torna alla terra e all'epoca che più ama, l'antichità greca, per narrarci storie immortali che parlano di dèi, eroi, ninfe, sirene, ma anche di uomini comuni con le loro grandezze e le loro miserie. Celebri e commoventi vicende d'amore, imprese avventurose, imprevedibili metamorfosi, eroiche epopee. Da Ulisse a Narciso, da Zeus a Dafne, Luciano De Crescenzo traccia così, novello Omero, un affresco vivo e partecipe di un patrimonio di leggende unico al mondo.

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Giudizio personale: 3/5