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Sono cresciuta sentendo mia madre dire quanto erano belli gli sceneggiati che la Rai trasmetteva una trentina di anni fa, ed in particolare di quanto amasse "Jolanda, la figlia del Corsaro Nero". Così, anche se non troppo convinta, quando ho visto questo libro su una bancarella, ho deciso di portarlo a casa con me.
E' quel genere di storie che trasudano avventura dalla prima all'ultima pagina, lo definirei -e mi perdoni chi ne sa più di me- un romanzo "onomatopieco", perché sembra davvero di sentire i galli che combattono, il mare in tempesta, i cannoni, le battaglie ferventi...
nonostante ciò, non è un libro che mi ha appassionato, anzi, ho trovato l'inizio un po' noioso, mentre dall'episodio di Jolanda e Morgan sull'isola, la storia è diventata più interessante.
Altrettanto interessante il personaggio di Jolanda, donna -o meglio, ragazzina- sì da salvare, ma combattiva, fiera, coraggiosa, battagliera, e, forse, anche un po' inconsapevole del pericolo.
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Quarta di copertina: Scomparso misteriosamente con la sua Honorata Wan Guld nell'ultimo capitolo della Regina dei Caraibi , il Corsaro Nero non tornerà più in scena: è morto là nel suo Piemonte, combattendo per i Savoia, lo apprendiamo dalle prime pagine di questo romanzo che chiude il Ciclo e lo chiude in bellezza.
Ma Salgari ama troppo i suoi corsari per abbandonarli senza rimpianto: e poichè i morti non si possono resuscitare, ecco che quel cupo romantico personaggio viene sostituito qui dalla sua bella figlia, la bruna la forte la coraggiosa Jolanda, che prosegue impavida la lotta contro i nemici di sempre, gli Spagnoli. Le sono compagni due nostre vecchie conoscenze, Carmaux il biscaglino e Wan Stiller il fiammingo, fedeli fino all'ultimo alla Filibusteria e alla bottiglia di acquavite.
Con Jolanda, nasce la donna moderna, una eroina del femminismo inconscia del suo ruolo, che perciò sostiene con tutta naturalezza.
Per l'amore e per la guerra, balza poi in primo piano Morgan il Pirata, eroe, insieme a Jolanda, di uno dei più impetuosi e meglio intrecciati romanzi di Emilio Salgari.
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Giudizio personale: 3/5
nonostante ciò, non è un libro che mi ha appassionato, anzi, ho trovato l'inizio un po' noioso, mentre dall'episodio di Jolanda e Morgan sull'isola, la storia è diventata più interessante.
Altrettanto interessante il personaggio di Jolanda, donna -o meglio, ragazzina- sì da salvare, ma combattiva, fiera, coraggiosa, battagliera, e, forse, anche un po' inconsapevole del pericolo.
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Quarta di copertina: Scomparso misteriosamente con la sua Honorata Wan Guld nell'ultimo capitolo della Regina dei Caraibi , il Corsaro Nero non tornerà più in scena: è morto là nel suo Piemonte, combattendo per i Savoia, lo apprendiamo dalle prime pagine di questo romanzo che chiude il Ciclo e lo chiude in bellezza.
Ma Salgari ama troppo i suoi corsari per abbandonarli senza rimpianto: e poichè i morti non si possono resuscitare, ecco che quel cupo romantico personaggio viene sostituito qui dalla sua bella figlia, la bruna la forte la coraggiosa Jolanda, che prosegue impavida la lotta contro i nemici di sempre, gli Spagnoli. Le sono compagni due nostre vecchie conoscenze, Carmaux il biscaglino e Wan Stiller il fiammingo, fedeli fino all'ultimo alla Filibusteria e alla bottiglia di acquavite.
Con Jolanda, nasce la donna moderna, una eroina del femminismo inconscia del suo ruolo, che perciò sostiene con tutta naturalezza.
Per l'amore e per la guerra, balza poi in primo piano Morgan il Pirata, eroe, insieme a Jolanda, di uno dei più impetuosi e meglio intrecciati romanzi di Emilio Salgari.
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Giudizio personale: 3/5