venerdì 5 aprile 2019

Il manicomio dei bambini


Autore: Alberto Gaino

Sottotitolo: Storie di istituzionalizzazione

Lingua: italiano

Genere: saggio

Prima pubblicazione: 2017




Rinchiudere dei bambini in manicomio perché poveri o con alterazioni dello sviluppo sembra la trama di un romanzo distopico, eppure è ciò che è successo per anni e anni in Italia, fino a quando la legge Basaglia non ha messo la parola fine ad una pratica crudele ed insensata.

Alberto Gaino ci propone una attenta e lucida disamina di quella che era la situazione manicomiale soprattutto in Piemonte, soffermandosi dapprima sugli adulti e poi focalizzandosi sui bambini e sugli adolescenti, in particolari quelli che ebbero la sfortuna di ritrovarsi a Villa Azzurra, struttura in provincia di Torino che rappresentava un vero inferno per i piccoli ricoverati.
Il contenuto è di certo molto forte, non si può restare impassibili di fronte a ciò che bambini e ragazzi hanno sofferto una volta intrappolati in un sistema che non lasciava loro scampo, né si proponeva di aiutarli, ma solo di mondare la società della loro presenza. E fa rabbia leggere delle lotte di potere condotte sulla pelle dei bambini, degli interessi economici nascosti sotto il sistema dei ricoveri, degli abusi, dei medici indifferenti o, peggio, crudeli, delle vite danneggiate o distrutte, del tempo irrecuperabilmente perso.


La seconda parte è sicuramente quella più toccante, in cui l'autore propone delle testimonianze di persone che hanno vissuto tale realtà e sono riuscite a raccontare la propria esperienza.
La terza parte è invece la più lenta, benché interessante, e, direi, quasi altrettanto avvilente. In essa si sottolinea infatti l'insufficienza di strutture moderne in cui aiutare tali bambini, o anche solo di progetti o cure assicurate all'interno di ASL e ospedali pubblici, la mancanza delle quali spinge i più fortunati a cambiare regione, gli altri, a prolungate attese e a parcheggi nelle scuole, il più delle volte impreparate e lasciate sole a fronteggiare quello che è un problema che non si può fingere di non vedere.

Il saggio pone l'accento su come situazioni si mili a quella di Villa Azzurra possano ancora riproporsi, se la responsabilità di pazienti affettivamente ed intellettivamente bisognosi di aiuto viene posta nelle mani di persone che usano la propria autorità per perpetrare abusi orribili sui più deboli. Paradigmatico risulta il caso del Forteto, struttura a lungo elogiata e additata come esempio, ma in realtà ennesimo luogo di abusi e maltrattamenti, utile solo a rimpinguare le tasche di individui senza scrupoli. Interessante il focus sui ragazzi immigrati arrivati in Italia senza accompagnatori, e per lo più lasciati a vivere giornate vuote senza alcuna speranza per il futuro. Ancora più interessante che l'autore citi il caso di Riace come vero esempio da imitare, visto poi come sono andate le cose...

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La copertina: trovo il busto scelto come immagine di copertina pregnante e toccante. Ha uno sguardo assolutamente profondo ed umano, ma è rotto - irrimediabilmente, forse - e danneggiato come i bambini che hanno dovuto subire la prigionia del manicomio.

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Un interessante articolo sul saggio.

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Descrizione: «Avevo tre anni quando un’assistente sociale mi portò a Villa Azzurra che di quel colore non aveva proprio nulla. Ci finii perché quella buona donna di mia mamma mi aveva avuto da un uomo che della paternità se ne infischiò allegramente, non l’ho mai incontrato. Lei era giovane e sola…». Comincia così – con una storia terribilmente simile a molte altre – questo libro scritto per non dimenticare; per ricordare a chi è vissuto al tempo dei manicomi e per informare chi non c’era. Ma scritto anche per smontare l’illusione che oggi la fabbrica della follia sia altro da quanto era in passato: fenomeno di massa, fenomeno di poveri, manicomi (o realtà troppo simili) come discariche umane e sociali.

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Giudizio personale: 4/5

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