martedì 1 gennaio 2013

Soulless

Autrice: Gail Carriger
Sottotitolo: Un'avventura di Alexia Tarabotti
Titolo originale: Soulless - An Alexia Tarabotti novel

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Soulless è un romanzo che mixa età vittoriana, ucronia, romance, vampiri, licantropi, un'eroina fuori dalle righe e un pizzico di steampunk, e fa in modo che il tutto funzioni.
Probabilmente ciò che mi ha colpito di più è stato il fatto che la storia è divertente -davvero-, soprattutto nelle prime cinquanta pagine.
La figura di Alexia non è proprio originale -e non è stata la mia preferita-, ma ha alcune delle caratteristiche più "di moda" al momento: è forte, anticonformista, intelligente e ficcanaso (ah, ed ha origini italiane, e non ho ancora capito perché nel romanzo ciò sia per tutti una sorta di irrimediabile disgrazia... quello che è certo, è che l'autrice -o comunque i suoi personaggi- siano convinti che tutti gli italiani abbiano ereditato il naso da Giulio Cesare...) . La Soulless del titolo è proprio lei, una "praeternaturale" senz'anima che, in quanto tale, ha il potere di far diventare "normali", cioè umani, gli essere soprannaturali solo toccandoli.
Per questi ultimi, che siano vampiri, licantropi o spettri, l'autrice crea una nuova mitologia: essi sono creature a cui è stato possibile trasformarsi perché in eccesso di anima, che si rifiuta di morire. Nell'Età del Buio essi non avevano ancora svelato la loro esistenza, ed erano costretti a vivere di notte, mentre il loro emergere dall'oscurità aveva dato il via alla rivoluzione del Rinascimento, per i vampiri Illuminismo. E, precedentemente, l'Impero Romano era stato così organizzato ed efficiente proprio grazie ai vampiri, alle cui leggi dei clan e dinamiche del branco si era poi ispirato il sistema feudale.
Probabilmente i "puristi" della mitologia vampirica arriccerebbero il naso nel leggere ciò, ma quello che rende simpatico e godibile il libro e la sua ucronia è il fatto che Soulless non si prende per nulla sul serio, e questo, moltissime volte, è un enorme pregio.
Non manca un evidentissimo richiamo a Jane Austen, una delle autrici che più ha ispirato la Carriger per sua stessa ammissione: tutta la famiglia della protagonista ci ricorda infatti i Bennet di Orgoglio e Pregiudizio, la mamma preoccupata del futuro delle figlie e "tormentata" dai suoi nervi (tanto che non ho potuto non immaginarla col volto di Alison Steadman, la Mrs. Bennet della trasposizione del 1995); due sorelle minori superficiali e rumorose, un padre per lo più indolente, ed una sorella maggiore -Alexia, appunto- del tutto diversa dal resto della famiglia, più moderna e probabilmente l'unica con un pò di cervello. Non manca l'amica del cuore molto molto simile a Charlotte Lucas, e l'attibuto di "passabile" per Alexia, uscito, però, in questo caso, dalla bocca della sua stessa madre.
I personaggi sono vari e ben costruiti -una menzione particolare allo splendido ed eccentrico vampiro Lord Akeldama, appassionato di moda rococò -; forse un pò esagerato l'inserimento nella storia della Regina Vittoria.

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Trama: Nella Londra di fine Ottocento, uomini, vampiri e licantropi hanno imparato a convivere, ma questo non rende più facile la vita alla giovane Alexia Tarabotti. Infatti non ha un'anima (un bello svantaggio per una zitella in cerca di marito); suo padre è morto e, per aggiungere sfortuna alla sfortuna, era pure di origine italiana! Quando un vampiro l'aggredisce e lei lo uccide con il suo inseparabile parasole, le cose sembrano precipitare: la regina Vittoria in persona manda l'inquietante Lord Maccon (un lupo mannaro volgare e trasandato) a svolgere le indagini. Ma c'è dell'altro: la popolazione di vampiri di Londra inizia a essere misteriosamente decimata, e tutti sembrano ritenere Alexia colpevole. Chi vuole incastrarla? Riuscirà la ragazza a sfruttare a proprio vantaggio l'invulnerabilità ai poteri soprannaturali derivante dalla sua condizione di soulless, cioè di senz'anima? O i suoi guai non sono ancora finiti? Fondendo letteratura vittoriana, gotica e steampunk, Gail Carriger ha dato vita a un romanzo sempre in bilico tra ironia e suspense, ambientato in una Londra che non è mai stata così divertente e dove, nonostante tutto, è immancabile l'appuntamento per il tè delle cinque.

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Giudizio personale: 4/5



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