Autore: Henry James
Titolo originale: Washington Square
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Fratello maggiore per età e minore per estensione di Ritratto di signora, Washington Square è la storia di un inganno perpetrato ai danni di una ereditiera da un cacciatore di dote.
La storia potrebbe sembrare banale, eppure James ne fa un capolavoro da cui è difficile staccarsi.
Egli ci rende spettatori di un dramma; un dramma di cui conosciamo già la fine, ma a cui dobbiamo assistere impotenti.
Sul palcoscenico spicca la figura della protagonista, Catherine Sloper, un ragazza timida, senza pretese, cresciuta all'ombra dei ricordi lasciati dalla madre morta; una ragazza che potrebbe essere brillante e arguta, se solo ci si desse la briga di conoscerla, e che soprattutto adora -non ricambiata- suo padre.
Prima figura di contorno è proprio il famoso, stimatissimo dottor Sloper, che ha perso le uniche cose che valessero per lui: la moglie e un figlio maschio che avrebbe potuto seguirlo nella professione. Catherine rappresenta per questo padre osannato solo un'ombra scialba, una donna senza alcuna attrattiva fuorché l'eredità, che non merita di essere amata e che non lo sarà mai. La sua figura risulta così anche più crudele di quella di Morris Townsend, il cacciatore di dote, che corteggia Catherine e la fa innamorare. Paradossalmente, infatti, Morris appare quasi sincero nel suo inganno, che infatti è chiaro a tutti tranne che a Catherine, mentre il dottor Sloper si nutre dell'amore della figlia senza dare mai nulla in cambio, ed è orribilmente divertito quando la ragazza si rende conto di essere stata ingannata e soffre enormemente.
Altra figura indispensabile al dramma è la zia di Catherine, Lavinia Penniman, assetata di romanticismo, che quasi vive al di fuori della realtà, in un mondo fatto di corteggiamenti, lettere e fughe d'amore, e che per la sua stessa indole finisce per essere una strenua sostenitrice di Morris, l'unico capace di rendere infinita la storia d'un amore fasullo e interessato, ma nella quale lei riesce a sentirsi indispensabile e pienamente partecipe.
Benchè tutti i personaggi risultino, alla fine, vittime nel proprio mondo, l'unica a cui può andare la nostra compassione è solo Catherine, a cui non è stato nemmeno permesso di godere di un amore insincero.
Molto bello il finale, con una Catherine finalmente in pace col mondo e non abbruttita da ciò che la vita le ha negato.
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Retrocopertina: Catherine Sloper, figlia non bella di un ricco e affermato medico di New York, ama e crede di essere amata dall'attraente avventuriero Morris Townsend, per poi scoprire che lui aveva mirato solo al suo denaro e alla sua eredità: la storia, abbastanza scontata e mille volte narrata di un cacciatore di dote, si trasforma nella drammatica immagine di un inganno e di un'illusione, di cui Catherine è tragicamente vittima. Washington Square prelude al periodo culminante dell'arte di James, incentrato sul tema del denaro e su quello della rinuncia.
Il denaro, infatti, mostra già in questo romanzo tutta la sua forza distruttiva e fatale, la sua capacità di corrompere l'armonia del mondo (come quella della piazza newyorkese che dà il titolo al romanzo e in cui James aveva dimorato con la famiglia), di far esplodere le qualità negative che albergano nell'uomo. Ma quest'opera è anche uno dei primi esempi - il più tangibile - del passaggio da un realismo della vita esterna a quel realismo della coscienza che è il grande contributo di James alla narrativa moderna.
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Giudizio personale: 4/5
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E' del 1949 il film L'ereditiera, tratto dal romanzo.
Olivia de Havilland è una splendida Catherine, magnifica nel farci intravedere quanto avrebbe potuto essere ironico e vivace il personaggio, ed immensamente commovente e intensa nel portare in scena il dramma della disillusione dell'amore non solo romantico, ma anche di quello paterno.
Montgomery Clift è l'avventuriero Morris, mentre Ralph Richardson interpreta il dottor Sloper e Miriam Hopkins la zia Penniman.
Il film è piuttosto aderente al testo, tranne che nel finale, nel quale Catherine - "Caterina" nella versione italiana - cambia a causa di ciò che le è successo, e da dolce e ingenua ragazza si trasforma in una donna capace di ripagare chi le ha fatto del male con la stessa moneta.
I protagonisti, Olivia de Havilland e Montgomery Clift.
Per l'interpretazione di Catherine, la Havilland ricevette il Premio Oscar nel 1950.
Di seguito, alcune scene del film:
Nella scena seguente, il dottor Sloper afferma crudelmente ciò che per lui costituisce la verità, e cioè che Caterina non ha la minima attrattiva, nè bellezza, nè brio, nè vivacità, e che l'unica cosa che può fare in modo che un uomo si avvicini a lei è la sua eredità:
Nella prossima scena, Caterina si prepara a scappare con Morris, ma le parole della zia Penniman le fanno capire che l'uomo non arriverà, in quanto una fuga farebbe perdere alla giovane l'eredità del padre. Per Caterina è la seconda, amara delusione dopo quella ricevuta dal genitore:
La scena seguente è una delle più significative: in essa Caterina rinfaccia al padre di non averla mai amata e di non aver voluto tenere lontano Morris per proteggerla, ma solo perchè la disprezza e pensa che qualsiasi uomo si annoierà, accanto a lei; gli dice inoltre che, dato che lui non la ama, avrebbe almeno dovuto lasciare che qualcun altro tentasse..
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