sabato 26 settembre 2015

La regina dei castelli di carta

Autore: Stieg Larsson
Titolo originale: Luftslottet som sprängdes
Lingua: italiano

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La regina dei castelli di carta è il volume conclusivo della trilogia Millennium (trilogia "forzata" dalla prematura morte dell'autore Stieg Larsson, che aveva progettato invece ben dieci volumi).

La storia continua direttamente quella de La ragazza che giocava con il fuoco. Troviamo, infatti, Lisbeth ricoverata in ospedale in seguito alle ferite ricevute a Gosseberga e in attesa del processo. Il romanzo, questa volta, si discosta dal tema degli uomini che odiano le donne, diventando piuttosto una (buona) spy-story, tanto che più di una volta il narratore o uno dei personaggi si vede costretto a sottolineare che, in fondo, si tratta comunque di violenza sulle donne.

La storia, purtroppo, è piuttosto noiosa: durante le prime 500 pagine, da cui comincia ad accadere qualcosa di interessante, ho pensato più volte di mollare il libro, ed ho continuato solo perché si trattava del romanzo conclusivo.
Lo stile dell'autore, che ci mette a parte di tutte le azioni dei protagonisti, come andare al bagno, mangiare un panino o sfogliare un giornale, pare appesantire il tutto e mi ha fatto ogni volta sperare che si andasse avanti con la storia, che accadesse qualcosa di importante!

Il senso di ingiustizia che si respira nel corso del romanzo è soffocante, e di sicuro non sarebbe stato un difetto bensì un pregio, se non fosse stato unito al senso di noia generale che ispira gran parte della storia.
Uno dei meriti dell'autore è sicuramente quello di mettere in luce vari aspetti negativi dell'organizzazione governativa di un paese, la Svezia, che, visto da fuori, può sembrare quasi perfetto a chi si accontenti di un'occhiata superficiale.

Il processo a cui è sottoposta Lisbeth è una delle parti migliori del romanzo, in cui i nodi vengono al pettine e finalmente c'è giustizia per la protagonista. Il senso di compiutezza dell'evento fa sì che la parte finale, con l'allontanamento della ragazza e poi l'incontro con Niedermann, risulti quasi qualcosa di estraneo e superfluo.
Restando in tema di eventi superflui, credo che si sia dato troppo spazio ad Erika: non è un personaggio così fondamentale o a cui ci si è affezionati nei precedenti volumi, quindi mi sembra inutile seguirla nella sua nuova veste di caporedattore dell'Smp. Probabilmente la sua vicenda con lo stalker è servita ad agganciarsi al tema della violenza sulle donne, ma ha appesantito di molto la storia. Le sue vicissitudini come nuovo caporedattore ci fanno sicuramente comprendere come sia difficile, per una donna assurta a un posto di potere, farsi accettare dai colleghi uomini, e c'è del buono in questo, ma dedicare meno spazio al personaggio riducendo la mole del romanzo e permettendo al lettore di focalizzarsi sulla protagonista, avrebbe secondo me giovato al romanzo.

In un post precedente avevo espresso il mio timore che la storia potesse non avere una degna conclusione a causa della morte del suo autore, così sono stata molto sorpresa nel constatare che invece La regina dei castelli di carta può essere considerata come la definitiva conclusione delle vicende di Lisbeth e Mikael Blomkvist. Nulla è lasciato in sospeso, mi sarebbe solo piaciuto sapere qualcosa di più su Camilla Salander, ma forse era nei piani dell'autore raccontarci di lei in uno dei sette romanzi successivi.

" È bello che sia finita" disse Armanskij.
"Amen" disse Mikael.

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Quarta di copertina: Lisbeth Salander è sopravvissuta al fuoco, ma è ancora lontana dall'aver risolto i suoi problemi. Persone potenti cercano di ridurla al silenzio per sempre. Intanto, Mikael Blomkvist è riuscito ad avvicinarsi alla verità sul suo terribile passato ed è deciso a pubblicare un articolo di denuncia che farà tremare il governo, i servizi di sicurezza e l'intero paese.

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Giudizio personale: 3/5

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[attenzione: qualche piccolo SPOILER]

Anche dal terzo volume della trilogia è stato tratto un film svedese, dal titolo Luftslottet som sprängdes, mandato in onda in Italia da laEffe come quinto e sesto episodio della serie tv Millennium.


Come i due precedenti, anche questo film è molto ben realizzato e, messa da parte la cittadina immaginaria di Hedestad, la macchina da presa può indugiare molto spesso sui bei paesaggi svedesi.

Il cast è quello consueto, con una Noomi Rapace molto brava e un Anders Ahlbom perfetto nella sua resa dell'odioso dottor Peter Teleborian. Fisicamente molto diversa da come l'avevo immaginata, invece, Mirja Turestedt nel ruolo di Monica Figuerola.



La trama si concentra essenzialmente sulla spy-story della Sezione, accennando solo all'inizio alla tratta delle donne.
Molto più che nelle due pellicole precedenti, possiamo osservare dei tagli rispetto al romanzo originale: la storia tra Monica e Mikael è del tutto cassata, e il giornalista trova una sorta di "lieto fine" con la collega Erika Berger. Il fatto che questa sia sposata viene accennato solo come scherzo in una breve scena durante un pranzo di famiglia, e la sua disavventura con lo stalker è molto ridimensionata.


sabato 12 settembre 2015

La Presidentessa - Citazioni

" L'opinione divenne presto luogo comune, frase fatta [...]. Quando [...] si affermava qualcosa per abitudine, era impossibile che potesse prevalere l'idea contraria. "

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" Ah, povere volpi, se le galline non fossero tali! "

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" Seppe, ricordando quanto era accaduto, che per il mondo non esiste altra virtù se non quella che si ostenta e si esibisce. "

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" ... sarebbe stata sempre virtuosa, avrebbe consumato il suo sacrificio sino in fondo [...]. Ma dover rinunciare pure alla tentazione! Questo era troppo. La tentazione era casa sua, era il suo unico piacere. Faceva già abbastanza non lasciandosi vincere, ma voleva almeno lasciarsi tentare!"

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" ... dica quel che vuole [...], ma per volare occorrono ali, aria ... "

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" ... vide che gli uomini si dividevano in egoisti e in altruisti e lui, spinto dalla sua buona indole, si dichiarò altruista a vita; e, in effetti, la trascorse impicciandosi di quel che non lo riguardava. "

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" I romanzi era meglio viverli. "

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" Vivere è questo: godere del piacere dolce di vegetare al sole. "

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Qui il post sul romanzo

domenica 6 settembre 2015

Un giorno di gloria per Miss Pettigrew

Autrice: Winifred Watson
Titolo originale: Miss Pettigrew lives for a day
Lingua: italiano

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Un giorno di gloria per Miss Pettigrew è una deliziosa fiaba per adulti sulle seconde chance e la bellezza della vita, ambientata nella Londra degli anni Trenta.

Protagonista è Guinevere Pettigrew, una donna di circa quarant'anni che ormai non ha più un posto in cui vivere in quanto più nessuno è disposto ad assumerla come istitutrice, ruolo che, in realtà, ricopre molto mediocremente.
A causa di un malinteso, si ritrova invece a fare da segretaria particolare all'affascinante Miss Delysia LaFosse, una ragazza che sembra uscita da uno di quei film da cui Miss Pettigrew si fa rapire per sfuggire alla realtà.
La giovane donna conduce una vita che la protagonista, figlia di un pastore, avrebbe fino a quel momento aspramente criticato, e da cui sarebbe scappata a gambe levate.
Tuttavia, passando del tempo con Miss LaFosse e i suoi numerosi amici e conoscenti, Miss Pettigrew si rende conto che proprio tra quelle persone, verso le quali coltivava i peggiori pregiudizi, riesce a trovare, e nel tempo di un solo giorno, amicizia e affetto, come non le è mai successo in tutta la vita.
Ed inoltre, proprio con loro, riesce a vivere sul serio, acquista fiducia in se stessa, nel proprio aspetto e nelle proprie capacità, e più volte aiuta le giovani donne che popolano il suo giorno di gloria.

C'è una gran bella carrellata di personaggi che si muovono tra l'elegante (ma forse un po' pacchiano) appartamento di Miss LaFosse e il Pavone rosso, il locale in cui Delysia canta e coltiva i suoi sogni di gloria.
Più che leggere un libro, sembra quasi di guardare uno di quei vecchi film che riesce ancora ad emozionare.

Inizialmente lo stile dell'autrice non mi aveva catturato, ma poi ho adorato questo libro, che potremmo definire una sorta di versione della storia di Cenerentola.
Il romanzo porta con sé una grande speranza, ci spinge a credere che la vita non deve essere necessariamente statica, né tanto meno grigia e triste, e che non è mai troppo tardi per trovare la felicità ed essere amati.

E' una storia purtroppo breve in cui ho amato immergermi e che consiglio a chiunque cerchi una commedia frizzante e dolce e un po'di magia lunga poco meno di 200 pagine.

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Trama: È una fredda, grigia, nebbiosa giornata di novembre degli anni Trenta a Londra e Miss Pettigrew, il cappotto di un indefinibile, orrendo marrone, l’aria di una spigolosa signora di mezza età e un’espressione timida e frustrata negli occhi, è alla porta di un appartamento al 5 di Onslow Mansions, in uno dei quartieri più eleganti della capitale inglese.
Stamani si è presentata come sempre al collocamento e l’impiegata, anziché recitarle la solita litania «nessuna richiesta di istitutrici, Miss Pettigrew», le ha dato l’indirizzo di Onslow Mansions e un nome: Miss LaFosse.
L’edificio in cui si trova l’appartamento è tanto esclusivo e ricercato da metterle soggezione. Miss Pettigrew coi suoi abiti logori, il suo mesto decoro e il coraggio perduto nelle settimane trascorse con lo spauracchio dell’ospizio dei poveri, suona ripetutamente prima che la porta si spalanchi e appaia sulla soglia una giovane donna. È una creatura così incantevole da richiamare subito alla mente le bellezze del cinematografo. I riccioli d’oro scarmigliati le incorniciano il viso, gli occhi blu le brillano come genziane e il roseo fulgore della giovinezza le accende le guance. Porta una di quelle vestaglie che indossano soltanto le attrici nei film.
Miss Pettigrew sa tutto delle dive del cinematografo: ogni settimana per oltre due ore vive nel mondo fatato del cinema, popolato da donne bellissime, aitanti eroi e fascinose canaglie, e dove non ci sono genitori prepotenti e orridi pargoli a vessarla.
Miss LaFosse la fa entrare e poi scompare nella camera da letto, per ricomparire poco dopo seguita da un uomo in veste da camera, di una seta dalle tinte così abbaglianti che Miss Pettigrew deve socchiudere gli occhi.
In preda all’ansia, stringendo la borsetta fra le dita tremanti, Miss Pettigrew si sente sconfitta e abbandonata prima ancora che la battaglia per l’assunzione cominci, ma anche stranamente elettrizzata. Gente di quel livello! Con quella vita… Quella sì che è un’esistenza vera, fatta di dramma e azione.
Così comincia una delle più esilaranti e tenere commedie inglesi mai scritte. Un «capolavoro di sofisticato umorismo», come ha scritto il Guardian, al centro oggi di una vera e propria riscoperta internazionale.

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Giudizio personale: 5/5

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Qui le citazioni dal romanzo

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Nel 2008 il romanzo di Winifred Watson è diventato un film commedia con il titolo di Miss pettigrew lives for a day nei paesi anglofoni, e semplicemente Miss Pettigrew in Italia, diventato poi Un giorno di gloria per Miss Pettigrew in occasione della trasmissione televisiva.


La protagonista Miss Pettigrew è interpretata da Frances McDormand, mentre Amy Adams è Delysia LaFosse e Ciaran Hinds veste i panni di Joe Blomfield.
Dopo aver letto ed amato il romanzo, ero molto curiosa ed eccitata riguardo al film, e probabilmente sono state proprio le alte aspettative, quelle cioè di trovare la storia di Miss Pettigrew trasposta sul grande schermo, a far sì che questo mi deludesse molto.


La trama, infatti, non è molto aderente al romanzo, molte situazioni sono state modificate e alcuni personaggi stravolti. I pretendenti di Delysia, ad esempio, sono stati trasformati nei soliti Mr-Ricco-ma-Prepotente e Mr-Gentile-ma-Povero (ed è inutile dire verso chi di loro tende il cuore della dolce e un po' svampita Delysia, nonché le preferenze del pubblico). Inoltre il personaggio di Miss Pettigrew subisce una metamorfosi molto meno marcata rispetto a quanto accade nel libro, e, cosa peggiore, viene a mancare quel senso di amicizia e quasi di famiglia che si respira in quello, a causa di Edythe, venuta fuori dalla "fusione" di due personaggi del libro, e che ha il ruolo di big bad del film, assente nella storia originale, che non ha bisogno di una "cattiva" per funzionare ed essere... accattivante. Inoltre, il finale è diverso, ed anche il periodo storico: la pellicola, infatti, è ambientata alle soglie della Seconda Guerra Mondiale.


Amy Adams è molto carina ed adatta al ruolo che interpreta, ma la storia d'amore che la vede protagonista è scontata e noiosa, ed in generale sembra che a tutto il film manchi qualcosa.


mercoledì 2 settembre 2015