sabato 24 giugno 2017

The spirituality of Jane Austen

Autrice: Paula Hollingsworth
Lingua: inglese
Genere: saggio
Prima pubblicazione: aprile 2017

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A dispetto del titolo, La spiritualità di Jane Austen, che in un primo tempo mi aveva portato a dubitare del fatto di volerlo leggere, il bel saggio di Paula Hollingsworth non si focalizza solo sul tema principale, ma ci regala una trattazione della vita della scrittrice inglese a 360°, includendo anche più informazioni dei Ricordi di James Edward Austen-Leigh.

Traducendo le parole dell'autrice, "Il termine spirituale è spesso usata oggi laddove la parola religioso sarebbe stata usata ai tempi di Jane Austen [...] per Jane Austen, la parola religioso avrebbe significato cristiano" e " religioso sarebbe stato sinonimo di credenze e riti degli anglicani praticanti appartenenti alla Chiesa d'Inghilterra".

Si tratta quindi di un saggio che, raccontandoci la vita di una delle più conosciute scrittrici di tutti i tempi, ci rende chiaro quelli che per lei erano i temi più cari: la casa, la chiesa e la comunità.


Jane Austen nacque in una famiglia amorevole e di larghe vedute, supportiva, capace di creare un ambiente molto sereno e piacevole, nonché molto legata alla religiosità e alla chiesa, vista l'occupazione non solo del capofamiglia, reverendo, ma anche di altri parenti.

Viene a dipingersi un quadro molto delicato di quella che doveva essere Jane Austen ragazzina e poi giovane donna, cresciuta credendo fermamente nella giustizia, nella costanza e nella capacità di ognuno di migliorarsi.
Molto toccante la parte riguardante il suo trasferimento a Bath. Oltre a fornire interessantissime informazioni sulla città, l'autrice riesce a farci comprendere quanto dové essere penoso e triste per la scrittrice l'allontanamento non solo dalla casa in cui era cresciuta, ma dalla comunità di cui si sentiva parte, e da tutto ciò che aveva costituito sino ad allora la sua vita e la sua quotidianità.

Bath
Tre capitoli sono dedicati all'analisi dei romanzi completi di Jane Austen, naturalmente con un'attenzione particolare alla religiosità. C'è da dire che, pur avendoli letti e riletti innumerevoli volte, sono riuscita ancora ad imparare qualcosa.
Che in Orgoglio e pregiudizio, ad esempio, oltre al noto tema del contrasto tra essere e apparenza, vi sono quelli di morte e resurrezione (interiore) e perdita e redenzione;
che i personaggi di Mr Collins e Lady Catherine, di sicuro non un esempio di ecclesiastico e di patronessa, nascevano dalla profonda consapevolezza di Jane Austen di quanto potere e influenza avessero le persone nella loro posizione, e di quanto male potessero arrecare alla comunità.
Che in Northanger Abbey l'autrice non polemizzava contro i romanzi gotici, bensì contro il fatto che li si leggesse senza riflettere, né comprendere la differenza tra finzione e realtà.
Che in Mansfield Park, la dimora dei Bertram e i suoi abitanti possono essere visti come un microcosmo, rappresentanti la gentry inglese dei tempi di Jane Austen, in declino, soprattutto morale, salvati da Fanny, grazie alla virtù della costanza.


La stessa costanza mostrata da Anne in Persuasione, che non smette di amare nonostante si sia piegata al volere dei suoi familiari, e che, nel suo penoso trasferimento a Bath, è probabilmente il personaggio più vicino a Jane Austen, e più lontano da Catherine Morland, che nella stessa città arriva ragazzina, con tutto l'entusiasmo della sua età e l'anticipazione di nuove scoperte.

Paula Hollingsworth inoltre pone anche l'accento su una interessante questione a cui probabilmente non si pensa spesso, e cioè sul fatto che le trasposizioni su grande e piccolo schermo dei romanzi austeniani, nonché i vari prequel, sequel e variation, allontanandosi dal messaggio originale dell'autrice, così attenta alla moralità e soprattutto alla crescita e alla profonda trasformazione interiore dei suoi personaggi, abbiano contribuito a dare alle opere di Jane Austen la fama di romanzi d'amore e nulla più.

Il saggio si chiude con alcune preghiere composte dalla stessa Jane Austen. L'impressione che ne ho tratto è che la mano che le ha scritte appartenesse ad una persona estremamente sensibile e veramente amabile.

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La copertina: molto bella.
E' costituita semplicemente dall'unico ritratto che disponiamo di Jane Austen, più il titolo, dal font elegante come la disposizione del testo, non chiassoso né ingombrante.
Ha sicuramente contribuito alla mia scelta del testo.

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Descrizione: Best known for her novels Pride and Prejudice, Sense and Sensibility, Mansfield Park, and Emma, published anonymously, Jane Austen commented, critiqued, and illuminated the life of the British gentry at the end of the 18th century. But did Jane’s writings highlight anything about her own spirituality?  In this celebratory book, Paula Hollingsworth explores Jane Austen's gentle but strong faith and the effect it had both on her life and her writing. Drawing on Jane’s life story, her letters, her friendships, her books, and the characters portrayed, Paula shows the depth of Jane Austin’s spirituality. Many people take the superficial view that because she made fun of some individual clergymen—Mr. Collins in Pride and Prejudice being the most obvious example—therefore she must have made fun of faith itself. In fact, one has only to read Mansfield Park and to see the commitment of Fanny and Edmund Bertram to realize that this was far from the case. Her letters, the memoirs of her family, and her epitaph in Winchester Cathedral give a much clearer idea of her faith.

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Giudizio personale: 4/5 

domenica 4 giugno 2017

A real life fairytale: Beauty and the beast

Autrice: Jamie Brook Thompson
Sottotitolo: Silver Creek Novella Series Book 2
Lingua: inglese
Genere: retelling \ romance
Prima pubblicazione: febbraio 2017

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[attenzione: SPOILER]

Presa dal mio Progetto fiaba e spinta dalla mia predilezione per La Bella e la bestia, ho scelto di leggere questo breve romanzo, secondo volume della serie Real life fairytale di Jamie Brook Thompson.

Belle, già comparsa nel primo volume come una sorta di fata madrina per Cindee, è qui la protagonista assoluta.
L'azione si svolge ancora una volta nella piccola cittadina di Silver Creek; piccola e bigotta, dovrei aggiungere: davvero negli Stati Uniti esistono posti in cui una ragazza è giudicata male e perde tutte le sue clienti per il solo fatto di avere un piccolo tatuaggio a forma di rosa su un polso? Incredibile!


In principio la storia è interessante: Belle è una ragazza californiana con un grande talento per le acconciature; la sua famiglia è in guai finanziari a causa dei pesanti debiti di gioco di sui padre, che è per questo perseguitato da Gaston; Adam è invece un bel ragazzo che, per il suo aspetto (capelli lunghi e barba...) e il suo passato da donnaiolo, è malvisto da tutti i cittadini, che lo considerano una "bestia".

Tuttavia, non si fa in tempo a pensare che potrebbe trattarsi di un racconto carino, che le cose precipitano: a parte la chiusura mentale davvero eccessiva di chiunque, a Silver Creek, esclusa Belle, le scene che coinvolgono Gaston sono davvero ridicole: l'uomo prima costringe la protagonista a salire sulla sua auto per un motivo non meglio specificato (farle violenza? Vendicarsi del padre debitore? Usarla per ricevere come riscatto i soldi del debito?), poi rapisce Belle e il genitore tenendoli legati nella loro stessa casa. I dialoghi sono veramente assurdi e quest'ultima scena è oltremodo risibile. Davvero non riuscivo a credere ai miei occhi durante la lettura.


Adam è probabilmente il personaggio migliore, perfetto, forse troppo, anche se alcuni lati del suo carattere sono eccessivamente estremizzati (arrivare a non rispondere ad una cameriera in un ristorante mi sembra veramente esagerato), e i suoi momenti con Belle sono molto dolci. Tuttavia, mi sembra assurdo che le chieda di sposarlo la seconda volta in cui interagiscono! Sono stata seriamente in dubbio di aver saltato delle pagine! Insomma, è pur vero che si tratta di una fiaba, ma se la si definisce "della vita reale", bisognerebbe sforzarsi un minimo di rendere le cose verosimili.
Riguardo a Belle, non sono sicura che mi sia piaciuta: non è un personaggio dolce; certo, viene descritta come una ragazza capace di saltar fuori da un'auto in corsa e di tener testa a chiunque, ma francamente l'immagine che ne viene fuori non è quella di una persona forte - qual era forse l'intento dell'autrice - bensì quella di una donna irritante e anche leggermente presuntuosa. E naturalmente per descriverla come la californiana disinibita e dalla mentalità aperta, non c'è niente di meglio che fare in modo che salti addosso ad Adam alla prima occasione. Molto stereotipato e triste...


Come in Cinderella, l'autrice si è sforzata di inserire quanti più elementi possibile della storia disneyana che tutti conosciamo, alludendo, alla fine, anche a una cuoca "arrivata da New Orleans", protagonista del volume successivo. Mi sarebbe piaciuto molto se ci fossero stati altri servitori oltre al corrispettivo di Lumiere, e che questi fosse stato qualcosa di più di una comparsa.
Malgrado le buone intenzioni, il racconto, almeno per quanto mi riguarda, si è rivelato piuttosto deludente, ma ha avuto il merito di "scuotermi" e di spingermi a cercare, per la prossima volta, un buon libro, finalmente!

Riguardo alla scrittura, da segnalare alcuni dialoghi in cui, ad un certo punto, non è più ben chiaro chi sia a parlare.

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Trama: There's a tale as old as time of two people falling in love, but what happens when Belle won't have anything to do with it. Join her with this real life fairytale set in the small town of Silver Creek to find out how she’ll transform the town's beast into a handsome prince with her heart, not her beautician skills.

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Giudizio personale: 2/5

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Della stessa serie:
- A real life fairytale: Cinderella