sabato 4 novembre 2017

The lost letter

Autrice: Mimi Matthews
Lingua: inglese
Genere: romance
Prima pubblicazione: settembre 2017

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The lost letter è un breve romanzo di ambientazione vittoriana che strizza vagamente l'occhio alla fiaba de La Bella e la Bestia.

Sylvia, la protagonista, è la figlia di un baronetto caduta in disgrazia dopo il suicidio del padre, e che si è rassegnata ad una vita dignitosa ma solitaria da governante.
Sebastian, la "bestia" della storia, da secondogenito di un nobile, si era arruolato per l'India, da cui torna con orribili cicatrici fisiche e spirituali, e, dopo la morte di padre e fratello, si ritrova di malavoglia nuovo conte di Radcliffe.
I due avevano intrattenuto una breve quanto intensa relazione durante una delle tante season londinesi, relazione approdata a nulla a causa di un inganno, e creduta da entrambi naufragata a causa dell'altro. Il motivo, purtroppo, risulta piuttosto chiaro dal titolo rivelatore.
Tuttavia Julia, la vivacissima e caparbia sorella di Sebastian, decide di ritrovare quella Sylvia un tempo amata dal fratello, per cercare di ridare a quest'ultimo una felicità che pare averlo abbandonato per sempre.

Assistiamo così all'ingresso della bella nel castello della bestia, ai loro battibecchi, ad un'improbabile scena in biblioteca durante la quale l'antico malinteso viene finalmente chiarito... solo per lasciare il posto ad un nuovo fraintendimento!
La forte e aperta Sylvia, che aveva saputo riprendere in mano le fila di una vita distrutta, che aveva chiesto chiaramente e a gran voce a Sebastian i motivi della sua acredine, che per ben due volte era stata, tra i due, colei che aveva fatto il primo passo, scappa via come una ragazzina a causa di un equivoco che avrebbe potuto essere chiarito immediatamente.


Il romanzo di Mimi Matthews parte da premesse interessanti, ma si perde a metà strada per rincorrere l'angst a tutti i costi, che rovina anche il personaggio di Sylvia.
Il futuro dei protagonisti, le loro azioni e reazioni al sicuro sprezzo della società non vengono indagati (e di certo il rintanarsi nel castello mi pare una fuga, nonché un'azione improbabile da parte di un conte con delle responsabilità e, alla lunga, una prigione per la povera sposa). Mi sarebbe piaciuto vedere più interazioni tra i due dopo il riavvicinamento finale, il loro rimarginarsi a vicenda le ferite che, paradossalmente, nel caso di Sylvia mi sembrano anche più profonde.

Lo stile è semplice e piuttosto acerbo, con molte ripetizioni, ma l'autrice brilla in almeno due punti: nella descrizione della fine del rapporto tra Sylvia e la sua cameriera Button, ed in quella della lezione alle piccole Dinwiddy.

The lost letter non è un romanzo memorabile, che faccia sognare od emozionare, ma è piacevole e si legge in fretta. Se fosse stato sviluppato meglio, o se avesse seguito più da vicino la storia della Bella e la Bestia, diventandone una sorta di retelling, sarebbe stato di certo più interessante.

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La copertina: molto carina. Apprezzo il fatto che sia semplice ed elegante, e soprattutto che il viso della fanciulla del dipinto non sia del tutto compreso nell'inquadratura.

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Trama: England, 1860. An impoverished Victorian beauty is unexpectedly reunited with the now beastly earl who once broke her heart. Will they finally find their happily-ever-after? Or are some fairy-tale endings simply not meant to be?

A PROUD BEAUTY 
Society beauty Sylvia Stafford is far too pragmatic to pine. When the tragic death of her gamester father leaves her destitute and alone, she finds work as a governess in a merchant's household in Cheapside. Isolated from the fashionable acquaintance of her youth, she resigns herself to lonely spinsterhood until a mysterious visitor convinces her to temporarily return to her former life--and her former love.

A SCARRED BEAST
Colonel Sebastian Conrad is no longer the dashing cavalry officer Sylvia once fell in love with. Badly scarred during the Sepoy Rebellion, he has withdrawn to his estate in rural Hertfordshire where he lives in near complete seclusion. Brooding and tormented, he cares nothing for the earldom he has inherited--and even less for the faithless beauty who rejected him three years before.

A SECOND CHANCE
A week together in the remote Victorian countryside is the last thing either of them ever wanted. But when fate intervenes to reunite them, will a beastly earl and an impoverished beauty finally find their happily-ever-after? Or are some fairy-tale endings simply not meant to be?

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Giudizio personale: 3/5

sabato 21 ottobre 2017

Descendants - The rotten to the core Trilogy - Volume 2

Adattamento: Jason Muell
Tavole: Natsuki Minami
Lingua: inglese
Genere: manga / fantasy
Volume: 2 di 3
Prima pubblicazione: 2017

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Continua, con questo secondo fumetto edito dalla TokyoPop, l'avventura dei figli dei villian Disney: Mal, Evie, Jay e Carlos.

I ragazzi cominciano ad ambientarsi e coltivare le prime amicizie: Mal, con i suoi incantesimi, diviene la "parrucchiera" più ambita della scuola; Evie si accorge che un bel visino non basta a fare un principe, ed inizia a guardare con occhi diversi i ragazzi che la circondano; Jay e Carlos assaporano in modo particolare la vita fuori dall'isola, crescendo più di quanto non facciano per il momento le ragazze.
Le loro vicende a questo punto, come già mi era accaduto durante la visione del film, sono tra le mie preferite dell'intera storia. Jay, il figlio di Jafar, è cresciuto venendo sfruttato come ladruncolo dal padre, e convinto di poter contare solo su se stesso. La frequentazione della scuola e soprattutto il gioco di squadra gli permettono di scoprire invece l'altruismo e la cooperazione, cose che gli erano non solo sconosciute, ma che il ragazzo giudicava quanto meno impossibili (e la vita ad Auradon non gli sembra più poi
così male).
Carlos, sempre il più tenero dei quattro, si libera finalmente della fobia dei cani inculcatagli dalla madre Crudelia DeMon. Pur non avendo mai visto gli animali, l'adolescente è pronto a fuggire in preda al panico al solo sentirli menzionare. L'incontro con un cagnolino gli permette finalmente di capire quanto si a facile fare amicizia con lui e quanto affetto possa dare  e ricevere.

Guidati da Mal, più che mai decisa a recuperare la bacchetta della fata Madrina per accontentare la madre Malefica, i ragazzi escogitano un piano affinché Ben, il figlio di Belle e della Bestia, nonché futuro re, si innamori della ragazza e la faccia sedere accanto a sé, a pochi passi dalla bacchetta, alla cerimonia di incoronazione.
Aiutata da magici biscotti, la ragazza vive così il suo primo appuntamento con quello che sembra davvero un principe delle fiabe, in un posto meraviglioso, e comincia ad avere i primi dubbi su se stessa e sulla propria missione...


Il fumetto racconta in modo piacevole la parte centrale della storia dei Descendants, ma, ancor più del primo volume, presenta numerosi cambi di scena che renderebbero molto confusa la storia a chi non avesse visto il film. Inoltre le tavole mi sembrano molto meno curate, più semplici, con poca o nessuna attenzione per gli sfondi, spesso del tutto assenti o comunque privi di particolari.

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La copertina: non mi piace. Lo sfondo è inesistente, i ragazzi sono ritratti grossolanamente. Dovrebbe però trattarsi di una cover temporanea, per cui c'è qualche speranza che quella ufficiale possa migliorare.

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Trama: The children of Maleficent, the Evil Queen, Jafar and Cruella De Vil have never ventured off the Isle of the Lost. . . until now. Invited to pristine Auradon, to attend prep school alongside the children of beloved Disney heroes, Mal, Evie, Jay and Carlos must carryout their villain parents evil plot to rule once again. Will the rebel teens follow in their rotten parents' footsteps or will they choose to embrace their innate goodness and save the kingdom?

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Giudizio personale: 3/5

domenica 15 ottobre 2017

La donna in bianco

Autore: Wilkie Collins
Lingua: italiano
Genere: poliziesco / giallo / mystery
Prima pubblicazione: dal novembre 1859 all'agosto 1860

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Non conoscevo Wilkie Collins fino a qualche anno fa, quando, in occasione dell'uscita della nuova edizione de La donna in bianco, fu presentato come "il padre del romanzo poliziesco".
Non sono un'appassionata del genere, ma mi piace curiosare, ed inoltre quel librone, con la sua mole di oltre 700 pagine, mi attirava non poco.

Si tratta di una storia raccontata in più parti, da diversi personaggi o, nel caso di Marian, direttamente dalle pagine del suo diario. Lo stesso autore ammise, infatti, di essere rimasto affascinato dalla modalità di ricostruzione dei fatti in tribunale, tramite le varie testimonianze, e di voler adottare la stessa tecnica in un proprio romanzo.

Figlio del suo tempo nello stile e nella trama, La donna in bianco presenta la coppia di innamorati che non possono stare insieme, il matrimonio combinato e infelice, le sorelle unite e diversissime - per temperamento, carattere, aspetto fisico... e patrimonio -, aggiungendoci l'improbo straniero - italiano - e soprattutto la donna del titolo, il personaggio misterioso che sembra apparire e sparire come un fantasma e che, dalla sua primissima comparsa sulla scena, riesce ad avere un forte impatto sul lettore.


Il romanzo, nato come foulleitton, ovvero storia pubblicata a puntate per quasi un anno, svela la sua natura, oltre che nella trama, anche nelle descrizioni prolisse e nella dilatazione del tempo. Ciò, però, non lo rende pesante né lento. Personalmente, ho avuto qualche problema solo con la parte in cui si racconta dei maltrattamenti a cui viene sottoposta Laura dopo il matrimonio, in quanto l'ho trovata davvero angosciante.

I personaggi sono tutti molto ben caratterizzati. Paradossalmente proprio i protagonisti Walter e Laura sembrano avere meno smalto e mordente.
Probabilmente i personaggi che più colpiscono l'immaginario sono Marian, il conte Fosco e il signor Fairlie.
Quest'ultimo, zio di Laura, è mirabilmente descritto. Non compare che pochissime volte, ma l'autore riesce a farcelo imprimere nella mente: misantropo e ipocondriaco, credo di aver incontrato poche volte un personaggio tanto odioso.
Marian è invece una donna capace, intelligente e di buon senso, ma è bruttina, ha lineamenti mascolini, e soprattutto nessuna dote: una nullità, per la società vittoriana. Eppure, persino l'astuto conte Fosco subisce il suo fascino, incantato dal suo coraggio e dalla sua perspicacia. Marian è il personaggio che grida la critica alla società del proprio tempo, soprattutto al suo modo di trattare le donne.
Il conte Fosco è il malvagio "compare" del marito di Laura, la mente dietro tutte le malefatte di questi. Come suggerisce il nome, è un uomo italiano, molto particolare nell'aspetto fisico - così come l'espansivo Pesca, altro italiano della storia - e talmente ambiguo che mi sono spesso chiesta, dopo la sua apparizione, se si trattasse sul serio di un villain o se nascondesse qualche sorpresa.
In questo romanzo in cui il tema del doppio è così centrale, gli stessi Marian e Fosco potrebbero essere visti come immagini speculari, menti e anime affini, ma votate verso scopi del tutto opposti.


Dice di lei l'uomo:

Questa grandiosa creatura, che, forte, del suo amore e del suo coraggio, e ferma come una roccia, si staglia tra noi e la tua povera mogliettina, quella biondina inconsistente – questa donna magnifica, che ammiro con tutta l’anima, anche se devo combatterla nel tuo e nel mio interesse”.

E Marian di lui: “Ha l’aria di un uomo che riuscirebbe a domare chiunque […] Ho quasi paura a confessarlo. Quell'uomo mi colpisce, mi attrae, è riuscito a sedurmi mio malgrado".

Non è una sorpresa, quindi, che personaggi tanto sfaccettati e una trama così peculiare abbiano incantato il pubblico di oltre un secolo fa, e che continuino ad affascinare anche i più moderni lettori. Sembra proprio che La donna in bianco, una volta ri-scoperta, sia destinata a diventare un classico

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La copertina: mi piace. Il dipinto scelto è piuttosto evocativo - benché creda che la povera Anne non sia mai vissuta nel lusso - e la grandezza, il font e la posizione di titolo e autore la rende molto elegante.

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Trama: Quale terribile segreto nasconde la misteriosa figura femminile che si aggira di notte per le buie strade di Londra? Questo è solo il primo di una serie di intrighi, apparizioni e sparizioni, delitti e scambi di identità che compongono la trama de "La donna in bianco", tessuta con sapienza da Wilkie Collins. Nel 1860 Charles Dickens pubblicò il romanzo a puntate sulla sua rivista "All the Year Round" suscitando un grande interesse nel pubblico, che seguì per un intero anno le vicende della sventurata Anne Catherick e quelle degli altri personaggi, descritti con abilità psicologica, come l'impavida Marian Halcombe, il coraggioso Walter Hartright e l'affascinante quanto ambiguo conte Fosco. È passato un secolo e mezzo e le cose non sono cambiate. Anche il lettore moderno più smaliziato non può che rimanere piacevolmente intrappolato negli ingranaggi di questa macchina narrativa, che ha segnato per sempre la tradizione del mistery, facendo guadagnare al suo autore l'attributo di "padre del poliziesco moderno". Non c'è lunghezza che tenga: di un libro del genere si arriva sempre al fondo con rimpianto.

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Giudizio personale: 4/5

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Nel 1980 la RAI ha realizzato una miniserie in quattro episodi de La donna in bianco, per la regia di Mario Morini.
Ho guardato solo la prima puntata, e la colonna sonora di Pino Massara mi è piaciuta tantissimo. Trattandosi di una produzione di ben 37 anni fa, le scene risultano piuttosto ben fatte. La storia comincia all'aprirsi del sipario di un teatro, in modo che i fondali dipinti risultino del tutto adatti, così come la recitazione degli attori, appunto piuttosto teatrale.


I personaggi purtroppo non ricalcano appieno quelli del romanzo: Mr Fairlie è meno odioso ed a tratti macchiettistico, e sembra che la sceneggiatura voglia suggerire che il suo servo lo tenga in pugno, spesso prendendo importanti decisioni al suo posto e contribuendo al suo isolamento.
Walter mi è sembrato piuttosto insopportabile; si rivolge spesso al pubblico per raccontare i fatti, ma mi è parso più duro e amareggiato che nel libro.


E se Micaela Esdra risulta convincente nel ruolo della donna in bianco, non mi è piaciuto in quello di Laura, che all'inizio della storia neppure parla, limitandosi ad annuire e sorridere come se non fosse nemmeno capace di pensare o esprimersi.


Eppure, la scena migliore di questo episodio la vede proprio protagonista, insieme a Paolo Bonacelli, che interpreta Percival Glyde. Questi, fino a quel momento ambiguo o comunque apparentemente al di sopra di ogni sospetto, rivela tutta la sua malvagità quando insiste a sposare Laura benché ella gli riveli di essere innamorata di un altro, e le prospetta compiaciuto tutti le "gioie" che saprà darle durante le notti del loro matrimonio.


Molto piacevole Anna Maria Gherardi nella sua interpretazione di Marian, che però,benché si riveli molto più intelligente di quanto non voglia sembrare, è comunque lontana dalla Marian di Collins.


L'episodio presenta molti punti morti e mi è risultato piuttosto pesante, quindi credo che per il momento non proseguirò la visione. La curiosità sulla resa del conte Fosco potrebbe però convincermi del contrario. Un giorno, forse...

domenica 24 settembre 2017

Anne of Green Gables: a graphic novel

Adattamento: Mariah Marsden
Illustrazioni: Brenna Thummler
Lingua: inglese
Genere: fumetto
Prima pubblicazione: ottobre 2017

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E' la prima volta che leggo un fumetto tratto da un'opera letteraria senza conoscere il romanzo originale, ma Anna dai capelli rossi, come è chiamato qui in Italia, mi incuriosiva troppo (e poi, quale bambina degli anni '80, conoscevo già la storia grazie all'anime replicato più volte in tv).

Come mi è già capitato con altre opere destinate ad un pubblico più giovane, da adulta l'ho trovato bellissimo. E posso dire di adorare quella Anne che da bambina non riuscivo a capire e talvolta trovavo petulante.

La storia è nota ai più: la piccola orfana Anne arriva, per errore, alla casa dal tetto verde - da cui il titolo originale -, i cui proprietari, i fratelli Matthew e Marilla, aspettavano un ragazzino che li aiutasse con il lavoro nei campi (e pensare che in passato si potessero effettivamente "ordinare" ragazzini negli orfanotrofi allo scopo di farli lavorare, è di per sé agghiacciante).
Pur essendo inizialmente contraria, la donna accetta, su insistenza di Matthew, di tenere la piccola. "What good could she do us?" chiede. "Well, now..." risponde lui " We could do some good for her". Potremmo fare noi qualcosa per lei.
Comincia così la nuova vita di Anne, una vita in cui le è assicurato un tetto sulla testa, un'istruzione, degli amici, e finalmente qualcuno che la ami...

Anne è una ragazzina profondamente ferita, e fa male percepirlo dalle risposte che gli adulti magari giudicano bizzarre, o dal suo legarsi al dito per anni una presa in giro di un compagno di classe. E' inoltre insofferente alle ingiustizie, dice tutto ciò che pensa, ed ha un rapporto molto particolare con la natura che la circonda: un fiore, un albero, acquistano nomi propri e diventano personaggi delle sue fantasie. Ma è pur sempre una ragazzina, distratta, avventata, desiderosa di non essere più sola. A tal proposito, è molto bello il modo in cui, con una sola tavola, l'illustratrice ci mostra la profonda gioia di Anne nell'aver trovato finalmente un'amica in Diana.

Il mio personaggio preferito è però Matthew, che da subito ama quella bimba chiacchierona e sarà sempre dalla sua parte, efficace intercessore presso la più dura Marilla.
Le ultime scene che lo vedono protagonista mi hanno commosso come nulla era riuscito a fare da molto tempo.
Ottimo anche il personaggio di Marilla, che ho apprezzato soprattutto alla fine, quando apre il suo cuore ad Anne e le dà dei consigli affinché la sua vita possa essere diversa dalla propria e più felice.

I disegni sono piuttosto particolari. Mi piacciono molto i colori, per lo più ispirati alla natura protagonista di molte tavole: il verde, il marrone, l'azzurro.


I personaggi sono longilinei, e richiamano quelli dell'anime che probabilmente ha influenzato l'immaginario di chiunque negli ultimi decenni. Anne, in particolare, non si può dire bella, con il suo strano nasino, ma tutte le tavole sono di una delicatezza unica e veramente piacevoli.

Ho amato davvero molto questo fumetto, e il mio interesse per la piccola Anne e le sue vicende, se possibile, si è acuito ancor di più.

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La copertina: bella ed essenziale. L'erba, il cielo, Anne con i suoi capelli rossi legati in due trecce. Nella sua semplicità attira l'attenzione e risulta evocativa.

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Quarta di copertina: Schoolyard rivalries. Baking disasters. Puffed sleeves. 

When Matthew and Marilla Cuthbert decide to adopt an orphan to help manage their family farm, they have no idea what delightful trouble awaits them. With flame-red hair and an unstoppable imagination, 11-years-old Anne Shirley takes Green Gables by storm.
L.M. Montgomery's classic story finds whimsical new expression in this graphic novel - perfect for newcomers and kindred spirits alike.



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Giudizio personale: 5/5

domenica 10 settembre 2017

La spada di Paros 2

Autrice: Kaoru Kurimoto
Disegnatrice: Yumiko Igarashi
Titolo originale: The sword of Paros
Lingua: italiano
Genere: manga
Volume: 2 di 2

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Dopo aver apprezzato, ad una rilettura, il primo volume de La spada di Paros, mi sono avvicinata con una certa curiosità ed elevate aspettative a questo secondo, conclusivo atto della storia di Erminia e del suo regno.

Purtroppo, però, la trama lascia molto a desiderare. Gran parte di essa è dedicata al torneo, espediente quanto meno discutibile, se non del tutto stupido, escogitato dalla principessa al fine di evitare quello che sembra invece inevitabile, ovvero il suo matrimonio. Ho apprezzato, però il colpo di scena,


benché prevedibile, come molte delle vicende narrate. E' questo, però, probabilmente, voluto, per fare della storia un classico in cui si incastona un tema principale piuttosto importante - l'impossibilità di Erminia di sentirsi una donna -, nonché un omaggio ad altre opere più famose: il Milione per lo stesso espediente del torneo, Lady Oscar soprattutto per il personaggio di Julius, che ricalca molto André, la principessa Zaffiro per i due cuori, maschile e femminile di Erminia, e chissà quante altre di cui non sono a conoscenza o che non ho notato.


All'inizio del volume è presente la scena di una brutta violenza che non mi aspettavo e che francamente avrei preferito non ci fosse; inoltre i ricordi dell'evento si ripetono nel corso del racconto, con tavole ogni volta diverse. Di violenza è anche oggetto la stessa Erminia, che però risulta essere più fortunata.

La storia, purtroppo, alla fine non mi ha soddisfatto: la spada di Paros del titolo non dà alcuna risposta all'interrogativo sul destino del regno, e lo stesso futuro di Erminia e Fiona viene lasciato all'immaginazione.
Parte del mio disappunto è stato però sedato dalla scoperta che La spada di Paros rappresenta una sorta di spin-off, una leggenda antica facente parte dell'universo di Guin saga. Curiosando tra gli eventi della storia principale, si potrebbe pensare che le cose a Paros si siano in qualche modo aggiustate, o semplicemente prendere La spada di Paros per quello che è, una leggenda dai contorni sfumati, ed apprezzarla per il viaggio, piuttosto che per la destinazione finale.


Riguardo ai personaggi, benché la protagonista non cresca durante la vicenda, restando in qualche modo una ragazzina viziata e testarda, e qualche volta anche egoista, non ho potuto fare a meno di stare dalla sua parte per tutto il tempo, per il suo tormento riguardo alla propria identità e per il suo desiderio a prima vista impossibile di viaggiare, vedere il mondo e cercare di essere felice, piuttosto che sacrificare se stessa per un regno che non ha chiesto.
Fiona, l'interesse amoroso di Erminia, che mi sembrava piuttosto insignificante nel primo volume, cresce molto in quest'ultima parte, soprattutto a causa delle proprie disavventure, e riesce perfino a diventare una vera e propria eroina, offuscando la stessa principessa. Riguardo al suo amore sono perplessa: ama davvero Erminia, o la sua è soltanto gratitudine? O ancora, i suoi sentimenti sono dettati dal fatto che la principessa è in realtà qual principino incontrato da bambina, che ha popolato da allora i suoi sogni?


Phaon, il principe di Kauros, è il tipico cattivo dal sorriso sbilenco e un occhio quasi perennemente coperto da un ciuffo di capelli (tratto distintivo dei personaggi negativi nei fumetti degli anni '80), che si rende veramente odioso soprattutto quando interagisce con Erminia.
Julius, il personaggio che ho preferito, come ho già scritto, condivide molto con il personaggio di Andrè, perfino la ferita di cui è vittima, anche se risulta, alla fine, ancora più sfortunato.

Le tavole sono bellissime, ricche di particolari e naturalmente in tipico stile anni '80 (la prima edizione del manga è del 1986), con i personaggi dai grandi occhioni e le capigliature per lo più lunghe e folte. La mangaka è la stessa che ci ha regalato Georgie e Candy Candy, e le due compaiono, insieme ad altri personaggi secondari, in brevi camei.

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La copertina: non mi piace molto. All'interno del manga vi sono innumerevoli tavole in cui Erminia ha un viso molto più bello e fiero. E' anche un peccato che non sia ben visibile la spada di Paros, magistralmente resa sia nelle prime che nelle ultime pagine del volume.

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Terza di copertina: La principessa Erminia della dinastia Paros è una valorosa combattente, e si considera alla pari di qualsiasi altro uomo d'arme del suo regno. Non solo: pur essendo nata femmina, si considera a tutti gli effetti un maschio, per cui non accetta nessun pretendente alla sua mano, cosa che potrebbe portare alla mancanza di un erede al trono per il futuro.
La povera e bellissima Fiona per qualche ragione è convinta che un giorno sposerà un principe: per la precisione, il principe che incontrò da bambina in una stalla, e che la consolò per la perdita dei genitori.
I cammini di Erminia e Fiona sono destinati a incrociarsi, e a diventare il punto cardine attorno a cui l'intero regno di Paros inizierà a ruotare, fra intrighi, tradimenti e una durissima lotta per la sopravvivenza. Sta forse per avverarsi la leggenda secondo la quale chiunque impugni la spada di Paros senza essere destinato a succedere al trono, causerà la rovina del regno stesso?

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Giudizio personale: 3/5

domenica 3 settembre 2017

I give you my heart

Autore: Pimm Hest
Illustratore: Sassafras Bruyn
Lingua: inglese
Genere: libri per bambini
Prima pubblicazione: settembre 2017

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I give you my heart è una brevissima storia sulla ciclicità della vita e il rapporto con la natura.
Il piccolo protagonista, Yuto, un giorno entra a curiosare in un negozio che non aveva mai notato prima, e riceve in regalo dal proprietario una misteriosa scatola che non riesce ad aprire.
Solo quando i tempi saranno maturi, il dono si rivelerà al piccolo, e lo accompagnerà durante le tappe più importanti della sua vita, finché anche egli sarà pronto a fare il medesimo regalo ad un altro bambino...


La storia è raccontata in modo molto delicato, in una prosa che a tratti si fa poesia o si confonde con essa.
Lo scorrere della vita di Yuto e il suo passare il testimone alla generazione successiva mi ha suscitato sentimenti contrastanti: tristezza per la fugacità dell'esistenza e il termine di ogni cosa; sollievo e gioia per il fatto che la vita in sé non ha mai fine, ed è sempre pronta a ricominciare a donare giorni ed esperienze a coloro che ci seguono.

Il dono che passa di mano in mano, rigenerandosi come la vita stessa, sottolinea l'importanza e la bellezza della condivisione, e l'attesa della sua rivelazione mostra quanto sia fondamentale la pazienza, e che gli eventi più piacevoli e significativi capitano sempre a tempo debito.
Le illustrazioni sono molto belle e poetiche, caratterizzate da una gamma di colori piuttosto ristretta.

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La copertina: del tutto adatta. Richiama appieno lo spirito del libro, i suoi colori e il contenuto.

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Descrizione: Yuto receives a special gift. A gift that will change his life. A gift that moves him and brings him comfort, warmth and shelter. A gift for life. A gift to pass on. A poetic fairy tale with valuable life lessons, 56 pages of stunning artwork and magnificent laser cutouts that will enchant you. The story is about a special life-changing gift; I give you my heart is an ideal gift itself, one that will change the life of all who read it.

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Giudizio personale: 3/5

sabato 26 agosto 2017

The little red wolf

Autrice: Amélie Fléchais
Lingua: inglese
Genere: favola / retelling
Prima pubblicazione: 2014

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In questa breve favola un piccolo lupo dal cappuccetto rosso prende il posto della fanciulla dei Grimm, e una ragazzina sostituisce la belva acquattata nel bosco in attesa della vittima.
Ma non si tratta semplicemente di uno scambio di ruoli: The little red wolf presenta degli elementi di novità rispetto alla favola originale che fanno molto riflettere.
Il piccolo lupetto si comporta proprio come un bambino durante il suo viaggio verso la casa della nonna, e ciò rende ancora più palese il fatto che sia una vittima dell'odio del tutto innocente.


Il padre della fanciulla, che ha fatto della caccia ai lupi la ragione della propria vita, sa infatti benissimo come sono andate le cose la notte che ha cambiato irrimediabilmente la sua esistenza. Tuttavia, non accettando la realtà e le proprie responsabilità, rivolge l'odio che prova nei confronti di se stesso, verso degli animali che non hanno colpa. Escludendo, tra l'altro, la possibilità di una convivenza pacifica e serena che sa essere possibile.
Ed è qui che l'essere umano diventa bestia. Non a causa del suo aspetto o dei suoi istinti, ma delle proprie azioni.
Ciò che è peggio, e credo sia uno dei messaggi più potenti della storia, è che l'uomo educa la sua stessa bambina all'odio, un odio ancora più profondo e radicato, visto che la piccola si fida ciecamente del genitore, e sposa in pieno la sua causa.
Ne viene fuori un ritratto dell'essere umano piuttosto amaro, ma che ci fa anche comprendere quanto sia fragile, e come la verità possa avere tante versioni quante sono le bocche che la raccontano.


Per quanto riguarda il disegno, ho adorato tutte le tavole della favola. L'autrice fa un uso molto sapiente dei colori, e con pochi tratti sa rendere il lupetto tenerissimo e qualche volta divertente.
Mi è piaciuta soprattutto la resa dell'acqua e dei boschi.

The little red wolf è una favola bellissima che può aiutare i "grandi" ad affrontare con delicatezza temi molto importanti con i più piccoli, in primis far comprendere loro quanto male possa fare l'odio, sempre.

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La copertina: mi piace. Benché all'interno del volume abbia preferito le tavole con colori più chiari e luminosi, l'uso del verde scuro interrotto dal rosso del cappuccetto e del titolo è più adatto al mood della storia. Per quanto mi riguarda, è stata uno dei motivi che mi ha spinto ad interessarmi al libro.

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Presentazione: Lose yourself in in the dark forests of Amelie Flechais' spectacular artwork. A young wolf, on a journey to bring his grandmother a rabbit, is charmed by the nice little girl who offers to help him... but nice is not the same as good. A haunting fairy tale for children and adults alike.

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Giudizio personale: 5/5

venerdì 18 agosto 2017

Her Majesty

Autrice: Lisa Graves
Sottotitolo: An Illustrated Guide to the Women who Ruled the World (Women in History)
Lingua: inglese
Genere: storia
Prima pubblicazione: febbraio 2015

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Essere un sovrano non è mai stato facile, soprattutto per le donne, spesso disprezzate, sottovalutate, o rifiutate semplicemente perché femmine.
Eppure, ogni volta che una di loro ha potuto esprimere il proprio potenziale, è riuscita a scolpire il suo nome nella storia, nel bene o nel male.

Her Majesty è un piccolo volumetto di sole 32 pagine, che racconta di 13 sovrane, alcune oramai famosissime, come Elisabetta I o Isabella di Castiglia, altre più sconosciute, come l'imperatrice Irene o Lakshmibai.
Ad ognuna di queste donne sono dedicate due pagine, decorate con splendide illustrazioni delle sovrane, cartine geografiche, stemmi e corone.
Per ognuna di esse sono indicati i dati essenziali (date di nascita e morte, consorti, figli, paese d'appartenenza), e le imprese e conquiste più importanti, non nascondendo crudeltà e scelte poco sagge.


Il tutto, con un linguaggio ed uno stile semplice adatto ai lettori più piccoli, ma dal contenuto tale da interessare anche gli adulti.
Ho apprezzato il fatto che sul retro l'autrice inviti i lettori a fare ulteriori ricerche sulle sovrane che hanno maggiormente destato la curiosità, inviti a scoprirne altre - come Maria Antonietta, "regina" della cover ma non presente all'interno - e lasci dei link da consultare.

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Sovrane descritte nel testo:
- Hapshepsut
- Boudica
- Zenobia
- Wu Zeitan
- Irene
- Matilda
- Isabella di Castiglia
- Elisabetta I
- Caterina II di Russia
- Luisa del Mecklenburg
- Lakshmibai
- Vittoria
- Alexandra di Russia

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La copertina: bella. E' costituita da un'illustrazione ad acquerello di una Maria Antonietta molto semplice, riconoscibile dalla caratteristica pettinatura e l'abito vaporoso. Il tutto su uno sfondo dai delicati colori pastello.

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Descrizione: This illustrated guide to famous (and infamous) queens tells us that power isn't everything. Each of the extraordinary women featured in this book have impacted world history. Featuring the bold and beautiful style of Lisa Graves' Women in History series, this book is sure to become a classroom, library and household favorite for parents and educators who want to show that being a princess or a queen means much more than fancy dresses and fairy tale endings.

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Giudizio personale: 5/5

domenica 13 agosto 2017

Forgotten

Autrice: Nicole trope
Lingua: inglese
Genere: mystery / fiction
Prima pubblicazione: luglio 2017

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La chiamano "la Jodie Picoult australiana", Nicole Trope, e a ragione; anzi, benché siano passati molti anni dalla mia ultima lettura di un romanzo dell'autrice americana, posso affermare di apprezzare maggiormente la Trope per il realismo più spiccato e la capacità di dar vita a personaggi che sono piccoli universi, tanto minuziosa è la loro caratterizzazione.
Universi femminili, a dire il vero, perché in Forgotten, così come in Blame, sono le donne a farla da padrone, mentre gli uomini restano per lo più sullo sfondo, importanti a volte ai fini della storia, ma mai protagonisti.

Nucleo di questo romanzo è il rapimento di un bambino, Zach, che la madre, Malia, ha lasciato per qualche minuto in auto mentre si affrettava a comprare il latte per i due figli maggiori. Una donna immeritevole, ingrata, incauta... molti sono i commenti che potrebbero fioccare a causa del suo gesto - che è, sì, senza dubbio quanto meno poco saggio - eppure sin dalle prime righe della storia la Trope ci descrive una donna stressata, oberata dal lavoro, lasciata sola da un marito di cui non abbiamo ancora letto la parte peggiore, una donna, insomma, in cui qualunque altra potrebbe immedesimarsi, o  che almeno potrebbe essere profondamente compresa.


La scomparsa del bambino apre il sipario ancora su altre donne, Jackie che l'ha preso, Ali che lo cerca, Edna che lo guarda alla tv, Garnet che pensa di averlo con sé.
Ognuna di queste donne, insieme a Malia, ha perso qualcosa, ma, a differenza della madre del piccolo Zach, per nessuna di loro c'è più alcuna speranza.
Ognuna ha una storia diversa, e un diverso modo di affrontare la perdita.
Ho trovato commovente il personaggio di Edna, un'anziana donna che vive in una camera in affitto, senza più marito e senza mai aver avuto figli, che ancora ricorda gli insegnamenti del padre, ma ha alla fine il coraggio di andarvi contro e fare la cosa giusta.
Controverso invece il personaggio di Jackie. E coraggiosa, direi, l'autrice, nel descrivere una madre che odia così tanto la sua bambina da mettere in piedi un piano che chiamare mostruoso è poco. Certo, c'è la sua infanzia orribile, la presenza certa di una psicosi, ma è impossibile empatizzare con la donna o provare pena per lei. Le pagine in cui Jackie fa da narratrice sono molto difficili da mandar giù, ed ho apprezzato molto il lavoro dell'autrice che è stata capace di farmi provare dei sentimenti tanto forti.
E poi c'è Ian, il padre di Zach, l'incubo di ogni moglie, e non perché sia un assassino o un adultero, ma semplicemente per la sua indifferenza verso la propria famiglia e per il suo egoismo che raggiunge vette davvero elevatissime. Un uomo normale, che non si farebbe fatica a rintracciare tra qualcuno dei nostri conoscenti.


Forgotten è un romanzo sulla fragilità umana, sulla maternità, sulle scelte, su ciò che è realmente o volutamente dimenticato - forgotten, temine che viene usato più volte all'interno del romanzo, e di cui ho apprezzato soprattutto l'utilizzo nel finale -. E' una storia che impegna emozionalmente e tiene col fiato sospeso fino alla fine. L'ho amato ancora più di Blame, e mi auguro che venga presto tradotto in italiano, così da poter essere conosciuto anche da chi non mastica l'inglese.

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La copertina: non mi piace e non la trovo adatta alla storia. La figura ripresa di spalle sembra quella di una bambina grandicella, mentre tutti i bambini menzionati nella storia sono piccoli, e quelli su cui ci si focalizza sono lattanti; nemmeno le scale hanno senso, danno l'impressione che ci si trovi in un palazzo piuttosto mal ridotto, qualcosa di molto lontano dalle abitazioni descritte nel romanzo.

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Trama: In a single day, a simple mistake will have life-altering consequences for everyone involved. 

A moment of distraction, an unlocked car and a missing baby. How on earth could this happen? 
All Malia needed was a single litre of milk and now she’s surrounded by police and Zach has disappeared. 
Detective Ali Greenberg knows that this is not the best case for her, not with her history - but she of all people knows what Malia is going through and what is at stake. 

Edna is worried about the new residents at the boarding house. She knows Mary would turn in her grave if she knew the kinds of people her son was letting in. 
And then there is someone else. Someone whose heart is broken. Someone who feels she has been unfairly punished for her mistakes. Someone who wants what she can’t have. 

What follows is a heart-stopping game of cat-and-mouse and a race against the clock. As the hours pass and the day heats up, all hope begins to fade. 
A gripping, haunting family drama shot through with emotion and suspense.

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Giudizio personale: 5/5

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Della stessa autrice:
- Blame
- My daughter's secret

martedì 8 agosto 2017

Miss Marple: Nemesi

Autrice: Agatha Christie
Lingua: italiano
Genere: giallo
Prima pubblicazione: 1971

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L'estate è tradizionalmente stagione di gialli, ed io ho dedicato alcune torride giornate di luglio a Nemesi, l'ultimo romanzo scritto da Agatha Christie avente per protagonista Miss Marple.

Nella sua avventura finale, la perspicace vecchina è ingaggiata come detective, o, per meglio dire, Nemesi - ossia vendetta - da un uomo non più in vita, il signor Rafiel, che l'ha conosciuta in passato e che si è premurato di organizzare un ingegnoso piano prima della propria dipartita.

Ciò che rende interessante e divertente la storia, è la mancanza quasi assoluta di indizi con cui è lasciata Miss Marple, che avrà il compito di scoprire finanche lo scopo della sua missione.

Lo stile è limpido e asciutto e la protagonista è molto ben caratterizzata: l'autrice è bravissima nel rendere la figura di una donna anziana, curiosa, con i pregiudizi della sua età e del suo tempo, ma anche assetata di giustizia.

Mi è molto piaciuto che alla gita a cui partecipa Miss Marple aderiscano molte persone, per ognuna delle quali la Christie ha pronta un'esauriente descrizione che la definisce e la rende unica.

La trama è ben congegnata e, anche se avevo intuito qualcosa, ammetto di non aver pensato alla soluzione della faccenda.
Non si può dire che la storia riservi dei colpi di scena o tenga col fiato sospeso, ma ciò che mi è piaciuto è proprio la pacatezza e il garbo che permea il tutto.
Alla fine qualche elemento mi è parso un po' tirato per i capelli - il nascondiglio degli "angeli custodi", ad esempio - e mi è spiaciuto leggere alcuni commenti sessisti sulle ragazze pronunciati da due personaggi diversi.

Malgrado il signor Rafiel e diversi personaggi citati appaiano in un romanzo precedente, Nemesi può essere tranquillamente letto senza conoscere le altre avventure di Miss Marple.

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La copertina: mi piace molto il font utilizzato per il nome dell'autrice, nonché il colore giallo che contraddistingue il genere. L'albero richiama, pur se non chiaramente, la vicenda e, benché non possa dire che si tratti di una copertina accattivante, credo che il risultato finale sia abbastanza piacevole.

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Trama: Il vecchio miliardario Jason Rafiel ha lasciato una lettera ai suoi esecutori testamentari da consegnare a Miss Marple dopo la sua morte. Nella lettera si invita l'arzilla zitella di St. Mary Mead ad investigare su un omicidio senza specificare quale. Miss Marple riuscirà nell'intento ma dovrà passare attraverso una gita turistica per l'Inghilterra, la conoscenza di tre vecchie sorelle, un incidente di montagna con morto e la storia di una fanciulla deceduta dieci anni prima.

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Giudizio personale: 3/5

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Della stessa autrice:
- Dieci piccoli indiani
- Un cavallo per la strega
- C'è un cadavere in biblioteca

domenica 30 luglio 2017

La 19a moglie

Autore: David Ebershoff
Lingua: italiano
Genere: romanzo / storico / giallo
Prima pubblicazione: agosto 2008

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Era dai tempi di Big love, la serie tv della HBO incentrata su una famiglia poligama americana, che volevo leggere questo romanzo.
Si tratta di una narrazione corposa e molto particolare, che, almeno inizialmente, viaggia su due binari paralleli.

Il primo segue la storia di Ann Eliza Young, una donna realmente esistita che, nel 1873, chiese il divorzio da Brigham Young, secondo profeta dei Santi degli Ultimi Giorni, di cui era una delle innumerevoli mogli (a seconda del criterio di conteggio utilizzato, la 19a, o la 27a, o la 52a). Il suo gesto provocò un grande scossone all'interno della comunità mormone dell'epoca, e fece conoscere a tutti gli Stati Uniti l'esistenza del matrimonio plurimo e la condizione delle donne all'interno di esso.
Per raccontarci di lei, l'autore utilizza stralci della vera biografia della donna, documenti di archivio, pagine di Wikipedia, articoli di giornale e così via.
Ann Eliza Young
La storia è naturalmente romanzata, e non saprei dire quanti e quali di quei documenti siano effettivamente veri, ma, pur non trattandosi di un saggio, è piuttosto interessante e informativa, e l'autore è molto bravo nel narrare come la Chiesa dei Santi sia passata dall'essere una religione basata sull'amore, ad uno stile di vita fondato sulla sottomissione e schiavitù femminili.

Il secondo "binario" del romanzo segue invece una vicenda mystery ambientata ai giorni nostri. A narrare è la voce di Jordan, un ragazzo scacciato anni prima dalla comunità mormone poligama in cui era cresciuto, che cerca di far luce sull'omicidio del padre, di cui è accusata proprio la sua stessa madre, una tra le decine di mogli dell'uomo.
In questa parte del romanzo ci viene descritta la vita in un compound di poligami, l'orrore subito dalle donne e dalle ragazzine, molte delle quali, rese cieche dalla fede, dall'ignoranza e dall'indottrinamento, o anche solo dalla paura di una vita diversa, non accettano aiuti esterni né tentano di sottrarsi al giogo dei loro uomini.

Nella prima metà del romanzo, la storia di Eliza è quella che mi ha preso di più, tanto che non vedevo l'ora che il racconto di Jordan terminasse per tornare nel XIX secolo. Nella seconda metà, invece, è successo il contrario, anche se alcuni eventi ambientati nel nostro tempo mi sono sembrati un po' tirati per i capelli.


La 19a moglie è un romanzo che, nonostante la sua mole - più di 700 pagine - si divora in fretta e riesce a raggiungere diversi scopi: non solo intrattiene, ma insegna molto su una religione spesso sconosciuta, sulla sua nascita, le sofferenze dei suoi fedeli, l'aberrazione del matrimonio plurimo; fa riflettere sulla condizione femminile, sul potere dell'indottrinamento, sul coraggio di voler cambiare e sulla paura di essere liberi.

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Quarta di copertina: Questo straordinario romanzo racconta due storie parallele di poligamia. 
La prima si svolge in una setta religiosa nelle aride distese dello Utah, dove torbidi misteri si nascondono dietro l'apparente armonia di una famiglia in cui convivono più di venti mogli. Quandoil giovane Jordan, cacciato anni prima dalla comunità, scopre che la madre è accusata dell'omicidio del padre, decide di tornare nei luoghi della sua infanzia, determinato a conoscere la verità.
La seconda storia, che cresce come un fiume in piena per intrecciarsi alla prima, è quella di Ann Eliza, una donna che a fine Ottocento vide la madre accogliere una seconda moglie nel letto di suo marito, seguita da una terza e una quarta, sempre più giovani e pretenziose. Un destino a cui Ann Eliza si ribella, punita per questo suo gesto dal marito, leader e profeta della Chiesa mormone.
Tra crime story e romanzo storico, questo bestseller internazionale indaga con grande originalità il misterioso potere della fede.

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Giudizio personale: 5/5

domenica 23 luglio 2017

Il buco

Autrice: Anna Llenas
Lingua: italiano
Genere: libri per bambini
Prima pubblicazione: 2015

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Il buco è uno di quei libri dalle dimensioni non proprio contenute e dalle pagine patinate e illustrate che si trovano nel reparto bambini, ma che parla anche agli adulti.


E' la storia, molto breve, di Giulia, una bambina che si ritrova con un buco nell'anima, e cerca di riempirlo in tanti modi diversi: con cibo, farmaci, relazioni sbagliate...
Naturalmente, nessuno di questi espedienti sortisce alcun effetto positivo, e la piccola protagonista seguita a soffrire, finché non riesce a guardare al di là della sua situazione e ad accorgersi che tantissime persone convivono con un buco molto simile al suo. Giulia riesce così ad aprirsi al mondo e agli altri in modo sano, e ad apprezzare il suo buco come fonte di ricchezza.


Le illustrazioni del volume sono molto semplici, ritagliate dal cartone ondulato, colorate e simboliche (un pasticcino per le abbuffate).
Il significato profondo della storia non mancherà di arrivare anche ai più piccoli, come le vecchie fiabe dei Grimm -quelle non edulcorate dalle preoccupazioni degli adulti-, né di confortare i più grandi e farli sentire meno soli al mondo.

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La copertina: essenziale. Lo sfondo in cartone ondulato richiama la realizzazione delle illustrazioni all'interno del volume, anche se non so quanto il marrone e la quasi totale assenza di altri colori possano essere d'attrattiva per i bambini. Tranquillizzante l'immagine di Giulia che, pur avendo il buco, metafora delle sue perdite, sorride, come ad assicurare ai piccoli lettori che tutto andrà per il meglio.

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Quarta di copertina: Giulia sente un buco nella pancia che non le piace per niente. Allora prova in tutti i modi a riempire quel vuoto, per farlo scomparire. Ce la farà?

La vita è piena di incontri. E anche di perdite.
Alcune insignificanti, come quando si perde una matita o un foglietto. Ma alcune sono importanti, come la perdita di qualcosa a cui si tiene, della salute o di qualcuno che si ama.

Questa storia ci parla della nostra capacità di resistere e di superare le avversità, di trovare il senso della vita.

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Giudizio personale: 4/5

sabato 22 luglio 2017

Descendants - The rotten to the core Trilogy - Book 1

Tavole: Natsuki Minami
Adattamento: Jason Muell
Lingua: inglese
Genere: manga / fantasy
Volume: 1 di 3
Prima pubblicazione: giugno 2017

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Tempo fa guardai il film della Disney Descendants, lo trovai carino e divertente, volutamente kitsch nei costumi e nelle ambientazioni, probabilmente realizzato con un basso budget. Ciò che me lo rese simpatico fu proprio il fatto che non si prendesse sul serio e che tutto fosse intenzionalmente sopra le righe: dalla Regina malvagia in sovrappeso e, come gli altri cattivi, caricaturale; a Belle non proprio bellissima; alla presa in giro generale, ma con affetto, di tutti i classici Disney. 
Naturalmente non mancavano i buoni sentimenti, le canzoni orecchiabili e gli insegnamenti  morali (molto significativa la scoperta di Carlos e Jay del gioco di squadra e della condivisione, e la scelta finale di Mal), che ne fanno un prodotto adattissimo ai più giovani, target principale.


La TokyoPop, già editrice dei due bei manga de La Bella e la Bestia, si è proposta di realizzare una trilogia narrante la storia del film, di cui il primo capitolo è già stato pubblicato.
Si tratta di un volume di poco più di 80 pagine, veloce da leggere, e anche abbastanza piacevole. Le tavole sono molto belle, e il fatto che in realtà strizzino poco l'occhio al genere manga non è un difetto.
I colori sono brillanti, il personaggio di Carlos è somigliantissimo alla sua controparte in carne ed ossa, e spesso Evie risulta esteticamente molto più graziosa di Mal.


Il concept è carino: i figli dei "cattivi" delle storie Disney (Mal, figlia dei Malefica; Carlos, di Crudelia De Mon; Evie, della Evil Queen, e Jay, di Jafar), nati su un'isola priva di magia - e di wifi - in cui erano stati esiliati i propri genitori, vengono riammessi nel mondo dei "buoni" su iniziativa di Ben, il figlio della Bella e della Bestia. I nuovi ragazzi, cresciuti nel degrado, non sono abituati ai giochi, alla cioccolata o agli studi, ed arrivano ad Auradon con l'intento di rubare la bacchetta magica della fata Smemorina, e liberare così i propri genitori affinché il male possa regnare sovrano...

La storia segue fedelmente il film anche se, trattandosi solo del primo capitolo, questo volume potrebbe sembrare più che altro una presentazione dei personaggi e dell'ambientazione, e, come tale, risultare poco soddisfacente.
Credo inoltre che in alcuni punti la vicenda potrebbe rivelarsi confusa a chi non avesse guardato il film,a causa di repentini cambi di scena.

La trasposizione di storie dal grande schermo al fumetto è comunque un'idea che mi piace molto, e sono propensa a continuare a seguire la trilogia, e con essa a rivivere le avventure di Mal e compagni.

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La copertina: molto molto carina. Apprezzo soprattutto i colori, e il logo dei Descendants mi è sempre piaciuto. Da notare il gran numero di particolari, dagli abiti dei protagonisti, al volantino alterato sullo sfondo. Resi davvero bene i volti dei ragazzi.

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Trama: The VKs -- Mal, Evie, Jay and Carlos -- have been invited to attend Auradon Prep! But they have a sneaky plan to steal the fairy godmother's wand to rescue their parents from exile and let chaos reign over the people of the United States of Auradon. As the VKs tour the campus, they are introduced to the children of Disney's most famous heroes -- Ben, Audrey, Jane and Chad. After a spirited but ultimately fruitless attempt at stealing the wand, they are forced to continue their new double lives in the academy while they work together to concoct a new evil scheme.

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Giudizio personale: 3,5/5

domenica 16 luglio 2017

The rise of the Dawnstar

Autrice: Farah Oomerbhoy
Sottotitolo: The Avalonia Chronicles #2
Lingua: inglese
Genere: fantasy
Volume: 2 di 3
Prima pubblicazione: aprile 2017

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The rise of the Dawnstar è il secondo capitolo della trilogia delle Cronache di Avalonia di Farah Oomerbhoy.
Nel volume precedente avevamo lasciato la protagonista Aurora in fuga, insieme all'interesse amoroso Rafe, allo scopo di trovare un modo di salvare la madre prima di rifugiarsi dalla nonna nel regno di Elfi.
All'inizio di questa nuova avventura i due chiedono aiuto al nuovo personaggio di Santino, principe-pirata di Brandor, un regno ispirato al nostro Oriente.


Purtroppo la magia delle descrizioni che mi aveva catturato in The last of the Firedrakes è in questo romanzo del tutto scomparsa, e mi duole ammettere che tutta la prima parte della storia, prima dell'introduzione del regno di Elfi, è piuttosto noiosa.
Ho avuto l'impressione che ci sia qualcosa che non va nel personaggio di Rafe; le scene in cui è presente non funzionano, e la stessa protagonista, con lui, è molto meno interessante e propositiva. Nella loro storia d'amore, inoltre, tutto è troppo semplice e noioso.

Rispetto al primo capitolo, è però un fatto che Aurora sia finalmente cresciuta.
Se nel romanzo precedente, infatti, non faceva altro che cacciarsi nei guai, essere avventata, fidarsi di chiunque e non avere la più vaga idea di cosa significasse riflettere, questa volta ci troviamo di fronte a una ragazza più matura, che ha compreso, finalmente, che le proprie azioni hanno delle conseguenze e che non si aspetta più di essere salvata.

Dall'arrivo della protagonista ad Elfi, il romanzo si fa finalmente interessante.
Ho amato il nuovo regno.
Mi aspettavo una nonna paffuta, zuccherosa e protettiva, e un luogo da sogno dai colori pastello, mentre la Regina è esteticamente ancora attraente, ma fredda e manipolatrice, e la corte è teatro di lotte intestine e trame sotterranee. E' proprio qui che Aurora sperimenterà infatti, come non mai, l'inganno e il tradimento, ed imparerà che solo la dedizione e la fatica  possono portare a dei risultati tangibili.

"But she was as cold as the winter snow, an ice queen without emotion."

Ho apprezzato molto la "sorpresa" riguardante Penelope e mi è piaciuto che si parlasse della storia degli elfi, e che si sottolineasse il fatto che, per alcuni eventi, la versione dei maghi fosse diversa, a sottolineare che ogni popolo guarda ad un episodio in base alle conseguenze che ha avuto per la propria terra, e spesso ne enfatizza alcuni aspetti piuttosto che altri.
Purtroppo anche questa parte ha i suoi difetti, come le innumerevoli volte in cui Aurora sente "a shiver down my spine", e le reiterate descrizioni delle esercitazioni a cui si sottopone la protagonista, che a lungo andare finiscono per diventare noiose.
Tuttavia il tasto dolente è soprattutto la prevedibilità.
Credo che sia infatti chiaro cosa sia la Dawnstar, la stella dell'alba, e chi sia in realtà Illaria.
Tuttavia avrei di buon grado "perdonato" tutto ciò, anche la questione trita e ritrita dell'equivoco del matrimonio di Brandor, se non fosse stato per gli ultimissimi eventi del romanzo, e soprattutto per l'ultima scena, che mi ha fatto davvero sbuffare.

Un altro punto che non si può fare a meno di notare, è l'effetto che Aurora ha sugli uomini. Su qualunque uomo. Ora, sono consapevole del fatto che un autore voglia bene alle sue creature, e che per la scrittrice la sua protagonista sia la fanciulla più bella di tutto il mondo letterario, ma diventa noioso, ripetitivo e poco plausibile che qualunque essere di sesso maschile posi gli occhi sulla sedicenne, ne resti attratto all'istante o se ne innamori. Così come sembra piuttosto esagerato che tutti i ragazzi siano muscolosi e attraenti, tanto da far distrarre anche Aurora, innamoratissima del suo Rafe.

Mi sono inoltre accorta che, se la ragazza fa della missione di liberare la madre biologica lo scopo della sua vita, non spende mai un solo pensiero per i genitori adottivi, che pure l'hanno cresciuta fino al tragico incidente.
Mi piacerebbe molto se nel prossimo capitolo si desse un po' di spazio anche a loro, così come mi auguro che ci sia più originalità, in modo da chiudere in bellezza questo piacevole viaggio.

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La copertina: bellissima. Ancora migliore di quella del primo volume, che avevo apprezzato molto. Mi fa piacere che anche qui Aurora sia ritratta di spalle: non mi vanno a genio le copertine con questo o quel viso (magari utilizzato più volte per romanzi diversi), che limitano la fantasia del lettore.
Molto belli i colori, da quelli del paesaggio, che cozzano con l'azzurro del palazzo, freddo anche metaforicamente, a quelli dell'abito, che, insieme allo stesso abbigliamento, dichiarano come Aurora non sia più la principessa delle fiabe del primo volume, ma una guerriera.
Bella la decorazione dorata in basso, a mo' di cancello che divide il mondo della realtà da quello fantastico di Avalonia.

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Trama: Aurora Firedrake returns in the spellbinding sequel to The Last of the Firedrakes.

The seven kingdoms of Avalonia are crumbling and evil is spreading across the land like a plague. Queen Morgana is close to finding a way to open The Book of Abraxas and it’s only a matter of time until she uses the power trapped inside its pages to enslave the entire world.

With Avalonia growing more dangerous by the day, Aurora must travel through war-torn lands and deep into the heart of the fae kingdom of Elfi. Her goal is to find a legendary weapon infused with the last of the realm’s ancient magic—the only weapon in the world powerful enough to stop the queen.

Aurora might have survived her first battle against Morgana, but the true fight to save her kingdom and restore her throne has only just begun…

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Giudizio personale: 3/5

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Volume precedente:
- The last of the Firedrakes