sabato 23 aprile 2011

Il viaggio

Autrice: Josephine Cox
Titolo originale: The journey

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Il viaggio è scritto senza eleganza, con troppe ripetizioni che annoiano e rendono poco o per niente interessante andare avanti nella lettura.

La scrittrice non lascia che siano semplicemente le azioni e le parole dei suoi protagonisti a costruire la storia, ma è sempre lì pronta a sottolineare i motivi di quel gesto o di quell'affermazione, anche se sono del tutto palesi, o se lo stesso "chiarimento" c'è già stato più e più volte.

L'ambientazione è piacevole -la campagna inglese-; la storia non è brutta, ma è resa pesante dal modo in cui è raccontata -sembra che la scrittrice voglia mostrarci ogni singolo istante della vita dei personaggi, e si sa che non tutti gli istanti hanno importanza, ai fini di una storia-.

Si arriva stentatamente ad una fine che non soddisfa, e che dovrebbe fare da traino al sequel, La fine del viaggio.

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Quarta di copertina: Un pomeriggio d'inverno del 1952, sul sentiero innevato di un piccolo cimitero tra le colline del Bedfordshire, Ben Morris conosce Lucy Baker e sua figlia Mary: una madre piegata ma non spezzata da un'immane tragedia e una ragazza misteriosa, che riaccende in Ben la scintilla della passione. Un incontro, il loro, voluto dal destino, che cambierà profondamente la vita di tutti e tre. Invitato nell'antica dimora edoardiana in cui vivono le due donne, fin dal primo istante Ben avverte la sensazione di trovarsi in un santuario di ricordi e segreti sepolti nel passato. Questa prima impressione viene confermata mano a mano che si va svelando una vicenda di decenni addietro, una storia di immenso amore e di supremo sacrificio la cui eco ancora risuona. È la storia di Barney Davidson, della sua famiglia e della sua vita straordinaria; una storia in cui Lucy ha avuto una parte non piccola, e che ora deve riemergere. Prima che sia troppo tardi...

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Giudizio personale: 2-3/5

mercoledì 13 aprile 2011

Colazione da Tiffany

Autore: Truman Capote
Titolo originale: Breakfast at Tiffany's

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Non avevo mai visto il film, e non sapevo cosa aspettarmi, da questo libro.
Di certo non la storia di una ragazzina divenuta donna in una infanzia cristallizzata, forzatamente ingenua e romantica ( "una montatura", la definisce il personaggio di Berman, ma una montatura alla quale Holly ha finito per credere).
Probabilmente per difendersi dai ricordi di una infanzia che immaginiamo di abusi e da una giovinezza sostanzialmente poco diversa (l'amato fratello Fred è stato il solo uomo a permetterle "semplicemente di dormire"), Lulamae/Holiday/Holly crea e vive in un mondo tutto particolare, fatto di begli abiti, disordine, grandi alberi di Natale a giugno, dove un capo della mafia è un simpatico vecchietto ed ogni giorno è festa.
In realtà la ragazza è alla continua ricerca di un proprio posto, un luogo dove potrà finalmente possedere qualcosa di suo, sentirsi a casa, sentirsi amata.
Holly è brillante, solare, ma anche molto triste e sola, pare non voler appartenere a nessuno, eppure cerca un uomo che la faccia sentire al sicuro, e che forse, finalmente, potrà farla entrare in quel negozio di cui guarda solo le vetrine, facendo colazione, quelle mattine in cui la depressione non permette che la si ignori.
Intensa una delle scene finali, con Holly che corre per ritrovare il suo gatto, l'unico affetto -dopo quello del fratello- che le fosse mai davvero appartenuto...

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Giudizio personale: 3/5

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Qui alcune citazioni dal romanzo

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Colazione da Tiffany è il famosissimo film del 1961 tratto dall'omonimo romanzo di Truman Capote, con Audrey Hepburn nel ruolo di Holly.


Ammetto che la pellicola non mi ha fatto impazzire, anche se mi è piaciuta più del romanzo. La storia, infatti, presenta qualche variazione rispetto all'originale, soprattutto per quanto riguarda il finale, lieto nella trasposizione cinematografica.
Audrey Hepburn è perfetta nel vestire i panni di Holly, per aspetto e interpretazione - pare che invece Truman Capote le avrebbe preferito volentieri Marilyn Monroe - , mentre il protagonista maschile, George Peppard, a mio parere non lascia il segno.


La storia, figlia del suo tempo, non è di sicuro definibile attuale, ma, come nel romanzo, la ricerca della propria identità e di un posto nel mondo, impersonati da Holly, è un tema che non conosce tramonto.
Molto bella la colonna sonora e la canzone Moon River, entrambe composte da Henry Mancini (testo di Johnny Mercer), ed entrambe vincitrici di un premio Oscar.

La scena finale del film: 


La canzone Moon River e di seguito il testo:

Moon River, wider than a mile,
I'm crossing you in style some day.
Oh, dream maker, you heart breaker,
wherever you're going I'm going your way.
Two drifters off to see the world.
There's such a lot of world to see.
We're after the same rainbow's end
waiting 'round the bend,
my huckleberry friend,
Moon River and me.


domenica 10 aprile 2011

Adone - Citazioni

" La tempesta è passata, il giglio giace infranto ".

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" Di tutto ciò che conosciamo nulla muore ".

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" ...tutto quello che amammo di lui
sarebbe come se non fosse stato,
senza il nostro dolore,
e lo stesso dolore sarebbe mortale! ".

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" Un'onda che si frange -che forse,
mentre parliamo, si è già franta...
ride
sul fiore che muore... ".

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" Non è morto, nè dorme:
si è svegliato dal sogno della vita ".

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" L'Uno rimane, i molti
mutano e passano;
brilla per sempre la luce del Cielo,
si dileguano l'ombre della Terra;
la Vita, come cupola di vetro variopinto,
macchia il candido raggio dell'Eterno
finchè non la frantumi sotto i piedi
la Morte... ".

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" ...ciò che è ancora caro
ti attira per schiacciarti, ti respinge
per farti avvizzire.
[...] Oh, affrettati in quella direzione:
più non divida la Vita
ciò che la Morte può unire ".

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" S'aprono
le sfere dei cieli,
e s'apre la massa della terra!
Io sono portato lontano,
oscuramente, spaventosamente... ".



giovedì 7 aprile 2011

Marina


Autore: Carlos Ruiz Zafon
Titolo originale: Marina

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Cosa dire di questo libro...
mi ha lasciato perplessa e delusa.
Più delusa che perplessa, probabilmente.
Marina manca della magia che contraddistingue i primi capitoli de L'ombra del vento, ma questo non è necessariamente un demerito. Benchè si capisca quasi subito chi si nasconde dietro il velo della dama misteriosa, dal dodicesimo capitolo la storia comincia a diventare interessante -bisogna avere un pò di pazienza...-.
Ma quando si ha l'impressione che il romanzo abbia finalmente ingranato, ecco che si trasforma in una sequela di avvenimenti fantascientifici-vampiresco-assurdi, che deludono molto.
Si salva il finale, triste ma probabilmente necessario per rialzare i toni.

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Retrocopertina: Barcellona, fine degli anni Settanta. Oscar Drai è un giovane studente che trascorre i faticosi anni della sua adolescenza in un cupo collegio. Di tanto in tanto ama allontanarsi dalle soffocanti mura del convitto per perdersi nel dedalo di vie, ville e palazzi di quartieri che trasudano a ogni angolo storia e mistero. In una di queste fughe il giovane si lascia rapire da una musica che lo porta fino alle finestre di una casa. All'interno, su un tavolo, un antico grammofono suona un'ammaliante canzone; accanto, un vecchio orologio da taschino dal quadrante scheggiato. Oscar, senza sapersi spiegare il perchè, sottrae l'oggetto e scappa. Qualche giorno dopo torna per restituire il maltolto e incontra la giovane Marina e il suo enigmatico padre, il pittore German. Il suo innato amore per il mistero si intreccerà da quel momento ai segreti inconfessabili del passato di una famiglia e di una Barcellona sempre più gotica e sempre più amata, che lo spingeranno verso l'irrevocabile fine della sua adolescenza.

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Giudizio personale: 3/5

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Qui le citazioni dal romanzo.



Il romanzo della mummia

Autore: Théophile Gautier
Titoli originali: Le Roman de la Momie; Une nuit de Cléopatre; Arria Marcella

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Con le tre storie riportate in questo volume, "Il romanzo della mummia", "Una notte di Cleopatra" e "Arria Marcella", Gautier ci trasporta magicamente nell'antico Egitto e nella Pompei poi distrutta dall'eruzione del Vesuvio.
Le descrizioni abbondano di particolari, ma spesso risultano troppo prolisse, rallentando la trama e annoiando il lettore, che deve sforzarsi per continuare a leggere.
Non si può dire, infatti, che le storie siano molto coinvolgenti -e forse la preoccupazione e il piacere di Gautier risiedevano proprio nelle descrizioni-.
"Il romanzo della mummia" diventa interessante allorchè Tahoser scappa dal suo palazzo, poi d'improvviso ci ritroviamo di fronte Mosè e Aronne, e viene da chiedersi perchè siamo sfociati nella Bibbia.
"Una notte di Cleopatra" ci presenta una regina molto moderna, nel senso di lontana da quello che probabilmente doveva essere, le cui parole, all'inizio della storia, risultano anacronistiche.
"Arria Marcella" è forse la mia preferita. Pompei rinasce mirabilmente sotto i nostri occhi, e la dimensione di sogno, il tocco di fantastico risultano piacevoli.

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" Era una di quelle felici giornate così comuni a Napoli, in cui per la luminosità del sole e la trasparenza dell'aria le cose assumono colori che nel Nord sembrano favolosi e paiono appartenere più al mondo del sogno che a quello della realtà. Chiunque abbia visto una volta quella luce tutta azzurro e oro ne riporta in fondo alla sua bruma una nostalgia incurabile. "

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Retrocopertina: Questa è la straordinaria avventura del ritrovamento di una tomba egizia. Un papiro rinvenuto sotto il braccio della mummia narra la storia d'amore di cui è protagonista la bellissima Tahoser e rievoca per noi la vita di una civiltà lontana e misteriosa. Così la "poetica archeologica" di Gautier si intreccia con momenti di vera avventura romanzesca che fecero dell'autore un maestro riconosciuto. Con quest'opera Gautier si inserisce nella riscoperta dell'antica civiltà degli Egizi iniziata da Champollion e anticipa di mezzo secolo i risultati dei celebri scavi che portarono alla luce la tomba di Tutankhamen. Al Romanzo della mummia seguono in questo volume altre storie di eccezione: Una notte di Cleopatra, ancora di ambientazione egizia, e Arria Marcella, che si svolge in una "ridestata" Pompei, dove emerge d'incanto, pagina dopo pagina, la vita pulsante del grande affresco di Gautier.

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Giudizio personale: 3/5