mercoledì 12 novembre 2014

Una ritrovata felicità

Autrice: Emma Tennant
Titolo originale: Elinor and Marianne
Sottotitolo: Il seguito di Ragione e Sentimento

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[attenzione: SPOILER]

Una ritrovata felicità è un romanzo che, sia col suo titolo originale, Elinor e Marianne, sia con la forma con cui è raccontata la storia, quella epistolare, vuole richiamare il libro di cui è sequel, e cioè quel Ragione e Sentimento di Jane Austen, che, prima della stesura definitiva, si intitolava appunto Elinor e Marianne, ed era un insieme di lettere che formavano una storia.

Avevo letto e sentito aspre critiche nei confronti di questo romanzo della Tennant, così ho voluto leggerlo per farmene un'idea.
La prima metà mi è piaciuta molto. I protagonisti erano in character (forse solo Mrs Jennings ha avuto i suoi alti e bassi), e la forma epistolare rendeva veloce e gradevole la lettura.
In particolare, e questa, a dire il vero, è una caratteristica che si mantiene quasi per tutto il romanzo, ho davvero apprezzato il modo con cui l'autrice ha reso l'ipocrisia e l'opportunismo di alcuni personaggi (un esempio lampante è Lucy), che ben cercano di mascherare tali difetti sotto l'affettazione e le belle parole; o la grettezza di altri, l'avarizia, le facili maldicenze.

La seconda parte è invece davvero incredibile. Nell'accezione più negativa della parola.
Eventi e situazioni assurde si susseguono l'uno dopo l'altro: Robert Ferrars si reca in Africa e viene mangiato (mangiato!) dai selvaggi; Marianne, che aspetta un bambino dal Colonnello Brandon, fugge con Willoughby, va a convivere con lui (che nel frattempo sta tentando di sedurre la piccola Margaret ormai cresciuta), ed insieme decidono di partire per le Americhe in cui daranno vita a una comune fondata sull'amore libero; la signora Ferrars perde anche il senno -letteralmente- dopo aver perso ogni suo avere a causa del figlio minore, si stabilisce a Barton Cottage, vi organizza una festa a cui invita persino il Principe Reggente... e il Principe Reggente... vi si reca.
Ecco, a questo punto credo proprio che non ci sia più nulla da dire...

Da segnalare, nell'edizione Sonzogno, l'idea carina di assegnare ad ogni epistola un proprio "simbolo": una "M" per le lettere scritte da Marianne, un toro in un ovale per quelle provenienti dalla Locanda del gallo e del toro, un piccolo cottage molto carino per quelle scritte a Barton Cottage e così via.

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Quarta di copertina: "Emma Tennant ha una tale padronanza dello stile e della sensibilità di Jane Austen che ci fa respirare l'atmosfera dei romanzi originali." The New York Times

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Trama: "Mia cara sorella, ti scrivo per dirti che a Delaford sentiamo molto la tua mancanza..."
In questo seguito del capolavoro di Jane Austen Ragione e sentimento le due sorelle Dashwood sono ormai entrambe sposate e la loro vita scorre lenta e tranquilla sui binari della rispettabilità. Diversissime di carattere - saggia, riservata e ironica Elinor, quanto Marianne è idealista, passionale e impulsiva - sono molto legate e non vedono l'ora di poter di nuovo abitare vicine. Cosa che potrebbe accadere presto, poiché il Colonnello Brandon - marito di Marianne - ha offerto al cognato Edward Ferrars, pastore d'anime, una parrocchia quasi attigua alla loro dimora.
Elinor tuttavia deve rimandare il trasferimento perché il fratello di suo marito è fuggito all'estero dopo aver sperperato il patrimonio familiare, lasciando tutti i parenti sul lastrico. I Ferrars stanno quindi vendendo la tenuta di famiglia ed Elinor non può certo abbandonare il consorte in un simile frangente.
Marianne è desolata: ha scoperto di essere incinta e anziché esserne felice è caduta in uno stato di profonda prostrazione. Le pesa sempre di più la differenza d'età con il marito, un uomo che potrebbe essere suo padre e che le malelingue insinuano sia un libertino. Lui non è certo tipo da comprendere le malinconie della giovane sposa, specialmente ora che aspetta l'erede dei Brandon, e infatti si allontana "per affari" proprio nel momento in cui Marianne avrebbe più bisogno di lui.
E la tempesta si profila all'orizzonte: ricompare sulla scena l'affascinante Willoughby, l'antico amore di Marianne, l'unico che le abbia mai ispirato la vera passione e che lei ha inutilmente tentato di cancellare dalla propria vita, ma che nel distacco ha idealizzato...
Il lettore viene a conoscenza di tutti questi avvenimenti - e di molti altri, come molti altri sono i protagonisti che fanno da contorno alle vicende di Elinor e Marianne - attraverso le lettere che le due sorelle si scambiano ininterrottamente. E grazie a questo artificio si trova immerso in un mondo storicamente lontano ma reso vicino e quasi tangibile dalla confidenzialità delle lettere, dove fra le notizie su amici e parenti, i pettegolezzi, i consigli e i resoconti della vita quotidiana fa capolino una società classista e un po' bigotta, spesso addirittura gretta, come era quella dell'Inghilterra di fine Settecento.
All'autrice Emma Tennant va il merito di aver fatto di Una ritrovata feliicità un romanzo epistolare, compiendo così anche una felice operazione "filologica". Perché la stessa Jane Austen aveva scritto la prima stesura di Ragione e sentimento sotto forma di epistolario fra le sorelle Dashwood, intitolandolo appunto Elinor e Marianne.

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Giudizio personale: 2/5

2 commenti:

Ceri ha detto...

Oh my word! I was interested to see this review because I've read two books by this author and one of them was possibly the worst sequel to a classic book that I have ever read, it was poorly researched and entirely unbelievable and it sounds like this one was along those lines too!

Carmen ha detto...

@Ceri: And I have "Pemberley" among my to-read-ebooks... Thanks for your comment :)