Titolo originale: Beichte eines Morders
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Quando lessi questo libro per la prima volta, molti anni fa, non mi sembrò gran che, anzi, all'inizio lo trovai anche noioso e difficile.
Ma forse ero troppo piccola per comprenderlo.
Perchè questa volta mi è sembrato molto coinvolgente, interessante, e scritto benissimo.
Si tratta della storia di un uomo, Golubcik, narrata nello spazio di una notte in un ristorante, ad "amici" conosciuti da tempo, ma solo di vista.
E' la discesa agli inferi di una persona "per bene", mal consigliata dai propri sentimenti, dalla mancanza di un punto di riferimento, dal desiderio di giustizia a tutti i costi, e, soprattutto, da un "inviato del demonio". Questi, tale Lakatos, può essere interpretato in modi vari: come un semplice uomo con un'anima demoniaca; come un messo del diavolo, o come il demonio stesso. La sua onnipresenza in tutto il libro ne fa qualcosa di temibile, misterioso, angoscioso, presago di sventure.
Interessante, oltre a ciò, la crisi di identità di Golubcik, prima figlio di un tagliaboschi, poi bastardo di un principe, poi spia, canaglia, ma ancora "brav'uomo", poi principe fasullo con un nome - quello che gli spetterebbe per diritto di nascita - ma rubato, infine nessuno, in una confusione di ruoli e doveri e diritti il cui acme porta alla svolta nella vita dell'uomo.
Ma è poi possibile una vera svolta, quando, in ogni momento cruciale dell'esistenza, il messo del demonio è pronto a "consigliarti"?.
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Quarta di copertina: Una vicenda nera e tormentosa, ossessiva, trascinante. Il "romanzo russo" di Joseph Roth.
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Giudizio personale: 4/5
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