domenica 17 maggio 2015

Alice nel Paese delle Meraviglie

Autore: Lewis Carroll
Titolo originale: Alice's adventures in Wonderland

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Alice nel Paese delle Meraviglie è il breve romanzo scritto dal reverendo Charles Lutwidge Dodgson sotto lo pseudonimo di Lewis Carroll, e pubblicato nel lontano 1865. 
Esso narra del sogno della piccola Alice, che, inseguendo un coniglio, si ritrova nel Paese delle Meraviglie, popolato da strani personaggi ed in cui accadono eventi bizzarri.

Lessi per la prima volta questo libro da ragazzina, e lo trovai molto noioso e per questo difficile da terminare, mentre adesso mi è sembrato abbastanza piacevole ed a tratti divertente.

La denominazione "Paese delle Meraviglie" è sempre stata molto affascinante per me, anche se mi riporta alla mente scene più fiabesche rispetto a quelle di cui ci narra Carroll (che, in realtà, aveva parlato di "sottomondo" o "sottosuolo").

Ciò che mi è piaciuto di più sono stati i personaggi, così diversi tra loro, dal coniglio alla lepre marzolina, dal famosissimo cappellaio al simpatico Guglielmo la lucertola, fino ai miei preferiti, il mazzo di carte con la Regina di Cuori dalla condanna facile.

Ad una lettura superficiale, la storia può apparire il trionfo del nonsense, ma una frase del testo mi ha colpito particolarmente, e mi ha spinto a riflettere meglio sulle avventure di Alice:" Guardate al senso; le sillabe si guarderanno da sé", dice infatti la Duchessa, che cerca una morale in tutto. Eppure, non potrebbe forse essere questo un messaggio dello stesso autore, che ci invita a non fermarci alle "sillabe", alla storia in sé, ma a guardare sotto la superficie?

Ci sono in particolare tre elementi su cui credo valga la pena soffermarsi: il primo è il personaggio stesso di Alice. Ammetto che la bambina non mi è stata simpatica, mi è sembrata un po' presuntuosa e pronta a cacciarsi nei guai, eppure proprio quest'ultimo aspetto è dovuto a nient'altro che alla curiosità, che spesso - e a torto - noi adulti tendiamo a condannare, ed inoltre occorre una gran bella dose di coraggio  - e di incoscienza - per affrontare qualcosa o qualcuno di cui non sappiamo nulla, come riesce a fare Alice. Il suo continuo crescere e rimpicciolirsi, inoltre, potrebbe essere collegato alla difficoltà di diventare grandi, ed alla confusione in cui spesso si ritrovano soprattutto i ragazzini, sospesi tra fanciullezza ed età adulta.

Il secondo elemento è il tempo: l'orologio del cappellaio è fermo ormai da un po', e l'ora del tè si dilata senza fine, portando i convitati a scambiarsi ininterrottamente posto a tavola, ma anche a non terminare mai la propria bevanda o i propri biscotti, perché il tempo è fermo, cristallizzato, e, se questo fa in modo che non abbia più il "potere" di "rubare" secondi, minuti ed ore, d'altro canto non permette neppure all'uomo (o lepre o tasso che siano) di compiere qualsivoglia azione ed andare avanti con la propria vita.

L'ultimo elemento che mi ha colpito è il fatto che alla sorella di Alice, dopo aver ascoltato il racconto del sogno della piccola, sembra quasi essere nel Paese delle Meraviglie, "benché sapesse" scrive l'autore, " che aprendo gli occhi tutto si sarebbe mutato nella triste realtà". Queste ultime parole, "triste realtà", mi hanno portato a domandarmi se Carroll non avesse voluto suggerirci che quella di Alice  fosse stata una fuga da una quotidianità difficile, o se si riferisse, genericamente, alla realtà di tutti noi.

Tra gli episodi per me più carini, l'iniziale caduta attraverso il tunnel (e tutto ciò che lì vi si trova); la casettina del coniglio, le chiacchierate con il gatto del Cheshire e il bruco e, naturalmente, il croquet della Regina.

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E' possibile leggere o downlodare gratuitamente Alice nel Paese delle Meraviglie ai seguenti link:
- Boorp.

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Trama: A oltre un secolo dalla sua pubblicazione, Alice, come romanzo e come personaggio, conserva ancora intatta tutta la sua freschezza, incantando non solo i più giovani ma anche gli adulti, che nel suo mondo meraviglioso scoprono un altro sé, pronto a sfidare ardui giochi linguistici, entusiasmanti trucchi psicologici, situazioni impossibili che mettono in discussione la realtà e svelano l’irresistibile fascino dell’assurdo. In un romanzo in cui la sospensione dell’incredulità è d’obbligo, il gusto del gioco non può essere dimenticato e va riscoperto con occhi che sappiano guardare al di là del consueto. Perché qui è l’essenza della vita, e forse tra i sogni segreti di tanti c’è proprio la tana di un coniglio bianco in cui perdersi...

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Giudizio personale: 3/5 

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Ad Alice nel Paese delle Meraviglie sono ispirati numerosi fumetti e manga. Tra questi, Alice in Heartland di Queen Rose e Soumei Hoshino.

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La trasposizione più famosa di Alice nel Paese delle Meraviglie è sicuramente la versione animata della Disney, risalente al 1951.


La storia racchiude in sé anche numerosi episodi del secondo libro delle avventure di Alice, Attraverso lo specchio. Sono infatti estratti da questo romanzo i personaggi di Pinco e Panco (Tuidoldam e Tuidoldì) e dei fiori canterini, le filastrocche del nonno e delle ostrichette (quest'ultima inquietante tanto quanto nel romanzo) ed il non-compleanno, un concetto appartenente però ad Humpty-Dumpty e non al Cappellaio Matto.


Il film presenta una grafica molto accattivante, con colori vivaci e personaggi diventati veri e propri cult, come il Cappellaio Matto o la stessa Alice (chi riesce ad immaginarla diversamente da una bambina con i capelli biondi ed il vestitino azzurro coperto dal grembiulino bianco?).
Riguardo al contenuto, invece, l'ho trovato piuttosto noioso, sono infatti riuscita a guardare il cartone animato per intero solo di recente, dopo aver letto il libro, e sforzandomi un po', mentre da piccola mi sono sempre fermata ben prima della fine.

I dialoghi sono resi molto bene in italiano, conservando i giochi di parole caratteristici della storia.

  
Simpaticissimi gli animaletti "ibridi" che Alice incontra nella foresta.




Una menzione particolare agli indimenticabili personaggi della Regina di Cuori ( qui "fusa" con quello della Regina Rossa), il Bianconiglio (neologismo efficacissimo e tutto italiano) e lo Stregatto, vere colonne portanti della pellicola.

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Alle avventure di Alice si rifà anche Once upon a Time in Wonderland, spin-off del più famoso Once upon a Time della ABC.


La serie tv conta una sola stagione di 13 episodi. Nel pilot ritroviamo la protagonista rinchiusa in un manicomio dell'Inghilterra vittoriana a causa delle sue presunte "farneticazioni" sul Paese delle Meraviglie. La ragazza ha perso ormai qualsiasi speranza e la voglia di lottare, in quanto crede - a torto - che l'uomo che amava, il Genio della lampada, sia morto, ucciso dalla Regina Rossa.


Una volta venuta a conoscenza della verità, però, Alice ritorna nel Paese delle Meraviglie, dove, aiutata anche dall'amico Will Scarlett (il Fante di Cuori), cerca di ricongiungersi con il Genio, Cyrus, e di sconfiggere il perfido Jafar, vero big bad dello show, alleatosi con la Regina Rossa.

La storia è risultata abbastanza carina (con episodi che però, secondo me, non superano la sufficienza, eccetto il secondo e pochi altri, tra cui l'undicesimo), e mi sono piaciute molte ambientazioni, come l'Inghilterra vittoriana o il "locale" del Brucaliffo, ma spesso ci si ritrova di fronte a dei pessimi effetti speciali (un esempio su tutti, il volo di Jafar sul tappeto, nel pilot). Reso benissimo, invece, il coniglio.


La più grossa pecca dello show è secondo me rappresentata dal cast.
La protagonista, Alice, interpretata da Sophie Lowe, è infatti piuttosto irritante e non mi ha suscitato nessuna simpatia,


mentre la Regina Rossa, a cui dà il volto Emma Rigby, pare più adatta ad uno show della HBO, piuttosto che a uno della ABC,


anche se nei panni di Anastasia è abbastanza carina, e la sua storia con Will ha finito con l'essere più appassionante di quella dei due protagonisti.


Azzeccato, invece, Neveen Andrews, che interpreta un Jafar malvagio e senza scrupoli. Senza infamia e senza lode Michael Socha, il Fante di Cuori (sempre che si riesca a scendere a patti con il suo continuo "Bloody Hell!") e Peter Gadiot nei panni di Cyrus.


Dalla serie madre, solo una breve apparizione per Robin Hood (Sean Maguire) e la Regina di Cuori, Cora (Barbara Hershey), ampiamente vista in Once upon a Time in quanto madre di Regina, la Evil Queen di Storybrook e della Foresta Incantata. Del tutto assente, purtroppo, il Cappellaio, comparso nella prima e seconda stagione di Once ed interpretato da Sebastian Stan.


In breve, una serie tv consigliata a chi ama le fiabe (e soprattutto le loro rivisitazioni) e ai fan di Once upon a Time, che potrebbero chiedersi chi bloody hell è quel tale Will Scarlett, che sembra uscito fuori dal nulla nel corso della quarta stagione.

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