Koume è una ragazzina dal viso ingenuo ed infantile che comincia una relazione sessuale con un amico innamorato di lei, dopo aver subito il trauma di un abuso da parte di un altro ragazzo un po' più grande.
La storia è forte, cruda, soprattutto perché i due protagonisti che usano il sesso per evadere dalla realtà o da un'interiorità troppo dolorosa e difficile da fronteggiare, sono solo poco più che bambini - frequentano ancora la scuola media! - .
Le tavole ci restituiscono una città squallida e claustrofobica ed interni ancora più ristretti e ingombri, che ben si accordano con la storia dei due ragazzini che non fanno che sfruttarsi a vicenda e provocarsi dolore.
Pare che Inio Isano sia famoso proprio per il fatto che affronti temi difficili come quelli narrati in questo volume, che pertanto sconsiglio a chi ha voglia di romanticismo o non apprezza immagini del tutto esplicite.
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Quarta di copertina: Koume è una studentessa delle medie. Isobe è un ragazzo introverso. Passeggiano sulla riva, davanti ad acque che nascondono segreti. Troppo tenaci per lasciarsi andare, troppo inesperti per calcolare tutto.
Autore: Melanie Kerr Sottotitolo: A prequel to Pride & Prejudice
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Come recita il sottotitolo, Follies past è un prequel di Orgoglio e Pregiudizio, incentrato sulla vicenda di Georgiana e Wickham.
E' scritto davvero benissimo; riguardo allo stile, è stato proprio un piacere leggerlo!
I primi capitoli ci regalano una versione inedita di Caroline Bingley e George Wickham. I due, infatti, dopo essersi brevemente frequentati, si innamorano sinceramente l'uno dell'altra, e mi è piaciuta molto questa Caroline finalmente addolcita dall'amore (che, però, non tradisce se stessa mandando tutto a monte quando scopre che l'uomo che ama non ha il becco di un quattrino, e che è quindi più conveniente riprendere la caccia a Darcy).
La storia, però, ha il suo fulcro nell'inganno che George Wickham e Mrs Younge perpetrano ai danni della piccola Georgiana, ed, indirettamente, di Darcy stesso. E' tutto molto ben costruito, ma sono contenta che Jane Austen non abbia raccontato la vicenda se non a cose fatte, perché è veramente noiosa. Ho impiegato molto a terminare il libro proprio perché, quando l'azione si focalizza sui personaggi principali, diventa un po' arduo andare avanti.
Per fortuna l'autrice inserisce nella storia anche la migliore amica di Georgiana, Claire - che per un attimo ho creduto fosse figlia di Anne Elliot e del Capitano Wentworth -, ed è carino seguire l'evolversi della sua relazione con lord Ashwell, fratello del Colonnello Fitzwilliam, anche se sappiamo tutti come andrà a finire, e se, nelle ultime pagine, il loro rapporto sembra progredire troppo velocemente.
Claire mi è sembrata un po' Lizzy, quando si presenta alla porta di Lord Ashwell scarmigliata e in disordine dopo una lunga corsa, e un po' Anne, quando dà prontamente istruzioni in relazione al malore dell'uomo.
I "vecchi" personaggi austeniani sono fedeli a se stessi, mentre i quelli nati dalla penna della Kerr sono molto ben costruiti, a partire dallo stesso, dolce Lord Ashwell, alla sognante Lady Sofia, fino al cugino - nonché pretendente - di Claire, che mi ha ricordato molto da vicino il signor Collins.
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Trama: Taking its facts from Austen’s own words, Follies Past opens almost a year before the opening of Pride and Prejudice itself, at Pemberley, at Christmas. Fourteen-year-old Georgiana has just been taken from school and is preparing to transfer to London in the spring. It follows Georgiana to London, to Ramsgate and into the arms of the charming and infamous Mr. Wickham. To read this book is to step back into the charming world of Jane Austen’s England, to pass a few more hours with some of her beloved characters, sympathetically portrayed as they might have been before ever they came to Netherfield, and to discover a host of new characters each with engaging histories of their own. Prendendo i propri eventi dalle stesse parole di Jane Austen, Follies past comincia quasi un anno prima dell'inizio di Orgoglio e pregiudizio, a Pemberley, a Natale. La quattordicenne Georgiana è stata appena ritirata da scuola e si prepara a trasferirsi a Londra in primavera. La storia segue Georgiana a Londra, a Ramsgate e tra le braccia dell'affascinante e ignobile Mr Wickham. Leggere questo libro significa fare un passo indietro nell'affascinante mondo dell'Inghilterra di Jane Austen, per passare alcune ore con i suoi amati personaggi, simpateticamente ritratti come dovevano essere stati prima che arrivassero a Netherfield, e scoprire un mucchio di nuovi personaggi ognuno con le proprie coinvolgenti storie.
Autore: George R.R. Martin Titolo originale: A feast for crows - Book four of a Song of Ice and Fire Volume: 9 di 12 de "Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco"
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[attenzione: SPOILER]
L'ombra della profezia chiude A feast for crows, il Libro quarto de Le cronache del ghiaccio e del fuoco, ed è davvero un bel romanzo, anche se già nelle prime pagine riceviamo la notizia della morte di un personaggio che mi piaceva alquanto, Davos Seaworth, avvenuta off paper (sarà questo il corrispettivo di off screen?). Una speranza mi viene però da una postfazione dell'autore, che dichiara che "Tyrion, Jon, Dany, Stannis e Melisandre,Davos Seaworth e tutti gli altri [...]arriveranno [...] in A dance of dragons ", visto che il presente volume è incentrato su Approdo del Re, di sicuro la mia location preferita.
E se si parla di Approdo del Re, si parla allora anche di Cersei. Cersei che era uno dei miei personaggi preferiti e uno, a mio parere, dei più interessanti, ma che si rivela sempre più ottusa nei riguardi della politica - quanto meno discutibile il modo in cui sottovaluta le conquiste degli uomini di ferro, e deprecabile il modo in cui le sfrutta per liberarsi di Loras Tyrell - e sempre più spietata e malvagia - orribile il fatto che "fornisca" Qyburn di donne senza batter ciglio -. La sete di potere, l'incertezza del suo ruolo, il cronico "problema" dell'essere donna che la spinge sempre più a voler dimostrare di poter invece essere un uomo, il timore che si avveri una vecchia profezia (questa volta il titolo dell'edizione italiana è calzante), la portano ad architettare un diabolico piano affinché Margaery perda la testa - letteralmente -. La vicenda non mi è piaciuta, mi ha ricordato per sommi capi la storia di Anna Bolena (che, ironia della sorte, nella serie tv della Showtime era interpretata dalla stessa attrice che interpreta Margaery in Game of Thrones, Natalie Dormer), ma sono stata veramente soddisfatta quando anche la perfida regina si è ritrovata a condividere la stessa sorte della giovane nuora (che temo avrà vita breve) e quando Jaime si è liberato della lettera della sorella, intenzionato, a quanto pare, a non voler accorrere in suo aiuto.
Lo Sterminatore di Re pare infatti sempre più lontano dall'amata gemella, e sempre più vicino, invece, a Brienne. Così come la Vergine di Tarth pensava a lui ne Il dominio della regina, raccontandosi però di volere solo Renly, così in questo volume, come in un gioco di specchi, Jaime pensa che il volto di Brienne potrebbe far cagliare il latte, ma non esita a colpire un uomo della sua stessa compagnia quando lo sente insultare la fanciulla.
Brienne, dal canto suo, continua la ricerca di Sansa, ed è stato veramente brutto vederla diventare uno "spuntino" per l'odioso Rorge. L'incontro con la rediviva Catelyn è stato poi molto diverso da come l'avrei immaginato: non mi aspettavo certo abbracci e baci, ma nemmeno una lady di Stark irragionevole e animata solo dalla sete di vendetta. Ho saltato interi capitoli e cercato perfino notizie su internet per saperne di più sul destino di Brienne.
Cambio della guardia, intanto, a Delta delle Acque, passata ad Emmon Frey ed alla più brillante e capace moglie, Genna Lannister, senza spargimento di sangue, in modo che Jaime potesse tener fede alla promessa fatta a Catelyn - che lo vuole comunque morto - di non prendere le armi contro la casa Tully. Ma nuovi interessanti rivolgimenti promettono la fuga del Pesce nero e la presenza di Lem mantello di limone a Delta delle Acque.
La tragedia sembra intanto consumarsi a Dorne, con la morte di ser Arys Oakheart, il ferimento della piccola Mircella e l'imprigionamento di Arianne Martell, ma il principe Doran si rivela molto meno ingenuo ed arrendevole del previsto, e ci regala, a sorpresa, l'eventualità di un'alleanza Martell/Targaryen. Danaerys, infatti, pur non essendo presente in questo volume, è oggetto comune di interesse di molti dei personaggi, ed immagino che presto riceverà numerose "visite": oltre al Principe Quentyn di Dorne, partono infatti alla sua volta Victarion Greyjoy, che vuole farne la sua sposa "strappandola" al fratello Euron, e l'arcimaestro Marwin, a cui Samwell - che ancora una volta intercetta sul proprio cammino uno dei fratelli Stark, Arya - ha raccontato di Maestro Aemon.
Di sicuro un buon motivo per intraprendere la lettura del prossimo libro, anche se a quanto pare ritroveremo anche un bel po' di Barriera, per me sempre tasto dolente...
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Quarta di copertina: In spettrali campi di battaglia e tetre fortezze in rovina, fra città tramutate in cimiteri e terre ridotte a ossari, la spaventosa guerra dei cinque re volge ormai al termine. Eppure, in questa apparentemente consolidata "pace del re", nuove, inattese forze sono pronte a sferrare attacchi cruenti. Guidati dal famigerato re Occhio-di-corvo, gli uomini di ferro, eredi di un culto guerriero dimenticato da secoli, si sono lanciati all'invasione del sudovest del reame, costringendo la regina Cersei e il Trono di spade ad affrontare una nuova, inattesa prova di forza. E dalle brume di una memoria lasciata troppo a lungo sepolta, un'antica, sinistra profezia potrebbe minacciare la stessa regina. Non sembra esistere una fine al banchetto dei corvi. E, forse, l'ora del destino sta per scoccare perfino per le prede più inattaccabili.
Autore: Stieg Larsson Titolo originale: Man som hatar kvinnor
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Uomini che odiano le donne è il primo volume della trilogia scritta da Stieg Larsson (che, leggo con tristezza, è morto molto prematuramente a causa di un attacco cardiaco, ed aveva in mente una serie di ben 10 romanzi).
Mi piacciono molto i libri corposi, ambientati in paesi di cui di solito leggo poco - in questo caso la Svezia -, nonché le saghe familiari, e Uomini che odiano le donne è tutto questo.
I personaggi sono molto ben delineati, in particolare mi sono piaciuti moltissimo Lisbeth Salander, protagonista molto particolare, e il tenace e manipolativo Henrik Vanger - che però riesce a fare anche tenerezza -, capostipite della grande famiglia Vanger, alla ricerca di una risposta alla scomparsa della sua nipote preferita, Harriet.
Inoltre, ho apprezzato molto la questione finanziaria ruotante intorno a Wennerstrom, nonché le descrizioni della cittadina immaginaria di Hedestad.
Mi ha lasciato invece un po' perplessa la parte in cui l'autore narra del nuovo avvocato tutore di Lisbeth, e le sue violenze nei confronti della ragazza: probabilmente si voleva delineare ancora meglio la protagonista, o, quasi certamente, sottolineare l'odio di alcuni uomini verso le donne, così come recita il titolo, ma ho trovato il tutto un po' forzato ed evitabile.
Le indagini sulla scomparsa di Harriet e la storia della famiglia Vanger mi hanno avvinto molto, tuttavia, una volta scoperta la verità e i motivi della sparizione della ragazza, mi sono sentita profondamente delusa: la storia aveva il sapore del già letto... davvero mi aspettavo di più.
Una svolta diversa, un colpevole insospettabile, avrebbero fatto di questo libro un romanzo da consigliare a chiunque .
Molto delicata la descrizione del sentimento che sboccia pian piano in Lisbeth, e che le permette, per una volta, di aprirsi al mondo. Temo però che, a causa della prematura scomparsa dell'autore, la storia orizzontale che si è andata a poco a poco delineando, non giungerà, nei due volumi successivi, a una vera e propria conclusione.
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Quarta di copertina: " Ti racconterò la storia della famiglia Vanger. E' una storia lunga e cupa, di odio, liti familiari e smodata avarizia. Il motivo che mi spinge è il più semplice: la vendetta. E ciò che desidero è che ascolti la mia storia fino in fondo. "
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Trama: Sono passati molti anni da quando Harriet, nipote prediletta del potente industriale Henrik Vanger, è scomparsa senza lasciare traccia. Da allora, ogni anno l'invio di un dono anonimo riapre la vicenda, un rito che si ripete puntuale e risveglia l'inquietudine di un enigma mai risolto. Ormai molto vecchio, Henrik Vanger decide di tentare per l'ultima volta di fare luce sul mistero che ha segnato tutta la sua vita. L'incarico di cercare la verità è affidato a Mikael Blomkvist: quarantenne di gran fascino, Blomkvist è il giornalista di successo che guida la rivista Millennium, specializzata in reportage di denuncia sulla corruzione e gli affari loschi del mondo imprenditoriale. Sulle coste del Mar Baltico, con l'aiuto di Lisbeth Salander, giovane e abilissima hacker, indimenticabile protagonista femminile al suo fianco ribelle e inquieta, Blomkvist indaga a fondo la storia della famiglia Vanger. E più scava, più le scoperte sono spaventose.
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Giudizio personale: 4/5
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(Aggiornamento 4 settembre 2015) Uomini che odiano le donne è diventato un film in Svezia nel 2009 con il titolo Män som hatar kvinnor. In Italia è stato proposto per la prima volta in chiaro da laEffe nel settembre 2015, come una serie tv divisa in due episodi da circa 90 minuti ciascuno.
Gli attori principali sono Michael Nyqvist nel ruolo di Mikael Blomkvist, e Noomi Rapace in quello di Lisbeth. In generale, tutto il cast sembra più adatto rispetto a quello del film del 2011, anche se a tratti Noomi Rapace è più aggraziata sia della collega Roonie Mara che del suo corrispettivo cartaceo.
La sigla mi è sembrata un po' strana, quasi un cartone animato - pur se con una musica almeno all'inizio inquietante - che ha fatto da "riassunto" a chi avesse già letto i romanzi.
Confesso che sono rimasta davvero sorpresa dalla qualità di questa produzione: non avevo mai visto nulla che provenisse dalla Svezia, e non mi aspettavo la bella fotografia o la bravura degli attori.
Inoltre (complice anche il lungo minutaggio), pur con qualche leggera variazione ed omissione, guardare lo show è stato come vedere il romanzo prendere vita davanti ai miei occhi: è data molta attenzione ai particolari, e quasi nulla è tralasciato.
Almeno per quanto mi riguarda, la visione del film/serie tv svedese è stata più soddisfacente di quella della pellicola di Fincher, e lo consiglio a chiunque sia curioso di vedere Lisbeth e Mikael uscire dal libro e prendere vita sullo schermo televisivo.
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Successivo alla pellicola svedese, è il film Millennium - Uomini che odiano le donne, prodotto da Stati Uniti, Svezia, Regno Unito, Canada e Germania nel 2011, per la regia di David Fincher.
A interpretare Mikael Blomkvist è Daniel Craig, mentre Roonie Mara è Lisbeth Salander, Robin Wright veste i panni di Erika Berger e Joely Richardson quelli di uno dei componenti della famiglia Vanger.
Nessuno degli interpreti delude le aspettative, Roonie Mara su tutti, ma nessuno di loro, tranne, forse, il personaggio a cui presta il volto Joely Richardson, sono fisicamente come li avevo immaginati leggendo il romanzo.
Il film è molto ben fatto, e i suoi 160 minuti passano veloci senza annoiare mai. La location mi è piaciuta, anche se sembra abbastanza strano che in una storia ambientata in Svezia, compaia spesso la lingua inglese, ad esempio nei titoli del telegiornale.
La pellicola è piuttosto aderente al libro, anche se manca - per fortuna - la storia tra Cecilia e Mikael, già impegnato con Erika e Lisbeth, e se tutta la parte finale ambientata in Australia è cassata, immagino, per questioni di minutaggio. Il risultato è comunque molto buono, la storia non risente di questo piccolo cambiamento, e la risoluzione del caso di Harriet, che nel libro mi era sembrata banale, sullo schermo invece non delude.
Di seguito, la bella sigla iniziale, della durata di ben due minuti e mezzo:
Autore: Christopher Ransom Titolo originale: The birthing house
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La trama de La casa dei mai nati non era delle più originali, ma poteva comunque essere interessante: un uomo, trasferitosi da poco in una vecchia villa in cui soggiornavano ragazze in procinto di partorire, riconosce, in un'antica foto tra levatrici e donne incinte, la moglie Joanna, che sembra guardarlo con odio.
Purtroppo, però, dopo un inizio abbastanza intrigante, il romanzo scivola nella noia e nel nonsenso.
I personaggi non hanno spessore, non si riesce ad empatizzare con il protagonista, Conrad, che nelle situazioni più importanti e delicate, sviene, o si addormenta, quasi fosse un novello Dante di serie Z ( non me ne voglia Dante).
La spiegazione finale fa acqua da tutte le parti (e qualcuno dica all'autore che se ci si spezza il collo, non ci si può trascinare a forza di braccia!), non c'è nulla di emozionante, solo un'accozzaglia di stereotipi del genere -il romanzo vorrebbe essere un thriller/horror-, che raggiunge il culmine del trash con la bambolina di legno animata.
Ho passato un'intera mattina per arrivare in fondo alla storia, e non perché mi avesse avvinto, ma perché non vedevo l'ora di farla finita (e perché coltivavo la speranza - vana - che le cose si aggiustassero, anche solo un po'). Ore sprecate.
Sconsigliatissimo.
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Quarta di copertina: “Questa è la mia casa. Questi sono i miei piedi . Li vedo salire le scale. Li vedo condurmi dove alla fine il mio amore sarà rivelato. Perché qualunque cosa lei sia diventata, è il prodotto del mio amore. In cima alle scale ci sono le pareti e le tavole del pavimento macchiate delle lacrime del parto. La vita è riaffiorata in questa casa e se ne è andata. C’è una crepa nel pavimento ed è la crepa del mondo, il nucleo pulsante della casa, che per sempre darà vita. Dalla casa noi nasciamo e alla casa noi torniamo. Tutto ciò che sta nel mezzo è il focolare e le braci morenti del fuoco che un tempo bruciava dentro. Stanotte ci sentiremo di nuovo al caldo, insieme. Per l’ultima volta.”
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Trama: Il matrimonio di Conrad e Joanna è in crisi. Lui è convinto che la colpa sia della vita frenetica che fanno a Los Angeles, e della pressione a cui li sottopone il lavoro di lei, manager di una multinazionale. Conrad sogna di andare a vivere in campagna, e appena gli si presenta l’occasione acquista, nel Wisconsin, un’antica casa che nell’Ottocento ospitava ragazze madri in procinto di partorire. Convince la moglie a seguirlo, ma ben presto Joanna accetta un incarico che la terrà lontana per due mesi. Solo nella grande villa ricca di memorie e di segreti, Conrad riceve dall’inquilino precedente un oggetto che appartiene alla casa: un album di fotografie color seppia dove, tra levatrici e ragazze incinte, Conrad riconosce senza ombra di dubbio Joanna, che lo fissa con uno sguardo pieno d’odio. È l’inizio di un lungo incubo che – tra apparizioni, fantasmi, creature in carne e ossa e ossessioni – dà vita a uno dei thriller più inquietanti degli ultimi anni.