Autrice: Charlaine Harris
Titolo originale: Living dead in Dallas
Volume: 2 di 13
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[attenzione: SPOILER]
Benché il primo volume della saga di Sookie Stackhouse (The Southern Vampire Mysteries) non mi sia piaciuto molto, ho voluto procedere con la lettura perché ero curiosa di sapere quanto la serie tv True Blood, tratta dai romanzi della Harris, che sa divertire ed intrattenere, ma può anche raggiungere picchi elevati di noia e assurdità, si discosti dalla storia originale.
Morti viventi a Dallas è sicuramente scritto meglio di Finché non cala il buio, e non so se alcune brutture, che pure ci sono, siano da imputare alla traduzione o alla scrittura originale.
Riguardo alla storia, mi ha molto colpito la morte, nelle primissime pagine, del personaggio di Lafayette, abbastanza importante nel telefilm, ed ancora vivo e vegeto. Ho tremato, invece, a leggere il nome di Tara, ma il personaggio compare pochissimo e non è per niente irritante come nella trasposizione televisiva.
Mi sorprende che la menade sia stata identificata praticamente da subito, e che la sua storyline sia risultata piuttosto fiacca. L'ultima parte del romanzo, infatti, che prende le mosse dalla festa/orgia, è più lenta rispetto alle vicende ambientate a Dallas, e la menade non ha alcun carisma.
Interessante invece la descrizione dell'hotel adibito ad ospitare i vampiri, e soprattutto le dinamiche tra questi nel "nido" di Stan. Carino anche il personaggio della licantropa Luna, che spero compaia ancora, e riuscita anche la Compagnia del Sole, con i terrificanti coniugi Newlin. Molto gradevole la scena della partita a cui partecipano come spettatori gli abitanti di Bon Temps; come ho già detto nel post precedente, la Harris è molto brava a creare un microcosmo qual è la piccola cittadina con tutti i suoi abitanti, ognuno con le proprie caratteristiche.
Mi sarei aspettata qualcosa di più -o, meglio, qualcosa- riguardo al "suicidio" di Godric, che non viene per niente descritto.
Pur non lasciando col fiato sospeso o la voglia di continuare a leggere -almeno per quanto mi riguarda- Morti viventi a Dallas risulta comunque simpatico e ironico, e le considerazioni di Sookie fanno sempre sorridere.
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Trama: Sookie Stackhouse sta attraversando un periodo difficile. Il suo collega e amico Lafayette è stato assassinato: sembra che a ucciderlo sia stato il rampollo della famiglia più aristocratica di Bon Temps, la cittadina in cui la protagonista vive. Come se non bastasse, Sookie si trova improvvisamente di fronte a una creatura sanguinaria che le assesta un colpo quasi mortale. I vampiri non aspettavano altro: le succhieranno via il sangue avvelenato dalle vene salvandole così la vita. Quando uno di loro le chiederà di utilizzare le sue doti telepatiche per aiutarlo a rintracciare un compagno misteriosamente scomparso, Sookie sarà costretta ad accettare. Ben presto si ritroverà a Dallas, tra le strade e i locali trendy frequentati dagli amici e dagli ammiratori dei vampiri.
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Giudizio personale: 3/5
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[attenzione: SPOILER per chi non abbia visto la seconda stagione di True Blood]
Morti viventi a Dallas è il romanzo a cui si ispira la seconda stagione di True Blood.
Michelle Forbes interpreta la menade Maryann, ma la sua natura non è svelata per buona parte della stagione, e per questo il personaggio mi incuriosì molto, spingendomi a cercare spoiler probabilmente per la prima -e unica- volta da quando guardo serie tv.
Possiede, inoltre, degli artigli alle mani, con i quali attacca Sookie, che rilasciano una potente neurotossina letale per gli umani, mentre il suo sangue lo è per i vampiri.
Nelle vicende della Compagnia del Sole rientra anche Jason, che diventa un fervente seguace del gruppo, mentre Godric risulta essere il creatore di Eric, e la sua fine è raccontata in una scena molto intensa.
Non compare la mutaforma Luna, presente invece a partire dalla quarta stagione, ma con fattezze molto diverse da quelle descritte nel romanzo, e come interesse amoroso di Sam; nel libro appare fugacemente anche la licantropa Deb, che farà invece il suo ingresso nell'universo di True Blood nella terza stagione.
Altra piccola differenza con la storia della Harris, è il rapporto di parentela tra Maxine Fortenberry e Hoyt, nipote della donna nel libro, e figlio nella serie tv. E, naturalmente, Lafayette è vivo (e viene tenuto prigioniero alquanto crudelmente da Eric) e Tara ha -purtroppo- molto spazio.
Di seguito, due trailer della stagione:
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Approfondimenti - Le menadi
Le menadi sono le donne che insieme con i Satiri e i Sileni costituiscono il seguito di Dioniso, prima dio arcaico della vegetazione, e poi del vino, dell'estasi e della liberazione dei sensi.
Secondo un'antica credenza, la sede primitiva delle menadi era la Tracia, paese confinante con la Macedonia.
(In molti luoghi della Grecia, come Atene, Delfi, Olimpia, Sparta, in Beozia e nella Jonia, erano associazioni femminili incaricate dallo Stato di occuparsi del culto di Dioniso. Per la durata delle feste dionisiache diventavano menadi).
Elle partecipano del furore sacro indotto dal culto orgiastico proprio di questo dio. Sono chiamate anche "baccanti" in quanto assimilate a Bacco; "invasate", dal torchio vinario, o ancora Naiadi o Ninfe (che mancano, però, del tirso e della pelle di pantera).
La loro frenesia è piuttosto un "invasamento" divino provocato dal dio, e che si manifesta nella danza estatica.
Le danze delle menadi si svolgono in luoghi liberi e selvaggi; l'entusiasmo aumenta nelle funzioni sacre svolte in comune e soprattutto nella danza collettiva. Eppure ogni menade appartenente ad un coro danzante si dà all'estasi individualmente, al contrario delle Ninfe. Queste si prendono per le mani o per i lembi delle vesti, le menadi danzano ciascuna per proprio conto.
Ricoperte da una pelle di cerbiatto o di volpe, coronate di edera, la pianta sacra a Dioniso che masticata dà l'ebbrezza, impugnando il tirso, bastone ornato di edera, corrono sulle montagne durante le feste dionisiache, al suono assordante di cembali, timpani e flauti, trascinando o tenendo al seno un cerbiatto, animale che è l'incorporazione più frequente del dio.
Quando la corsa e il frastuono hanno scaldato l'eccitazione fino al parossismo, le menadi addentano l'animale che portano con sé, lo squartano e ne mangiano le carni crude, al fine di fare propria la vita del dio. In questo stato di possessione divina, elle possono fare prodigi e profetare.
Probabilmente le menadi rappresentano e provocano, mediante l'eccitazione orgiastica, le potenze attive della natura vegetale.
Come Dioniso, sono anche cacciatrici. Le prede della loro caccia sono gli animali dei boschi e delle greggi: caprioli, cervi, lepri, capre e montoni. Le menadi li cacciano, li sbranano -con le mani o con un coltello- e li divorano. Per questo al loro seguito si trovano spesso gli animali feroci, soprattutto pantere, linci, raramente leoni. Persino l'animale più pericoloso, il serpente, anch'esso un divoratore di carne viva, si avvinghia alle braccia, al corpo, alla testa delle menadi.
Durante la danza, hanno in mano tutta una serie di strumenti musicali e a percussione, come flauti, cembali, sonagli e, nelle rappresentazioni artistiche dalla metà del V sec., i timpani che provengono dal culto di Cibele. Si aggiungono fiaccole per le celebrazioni notturne; più rari sono boccali e coppe.
Sulla pittura vascolare del sec. VI, le Menadi sono frequentemente associate ai Satiri in tutte le gradazioni dell'attrazione erotica.
In quella del sec. V invece, soprattutto dopo il 480, appare con evidenza sempre più grande il carattere orgiastico delle menadi.
fonte: Treccani
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