domenica 29 settembre 2013

Anna Karénina

Autore: Lev Tolstòj
Titolo originale: Anna Karénina

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[attenzione: SPOILER]

Anna Karénina è un lungo romanzo suddiviso in ben otto parti, eppure non ero ancora alla fine della seconda, che già ero innamorata del personaggio di Anna, una donna brillante, vivace, di buon cuore, a suo modo ingenua, ed incapace di mentire. L'incontro con Vronskij e la passione, ricambiata, che questo le suscita, le apre le porte di un nuovo mondo, un mondo in cui è possibile innamorarsi, ma, soprattutto, le apre gli occhi su quella che è la sua vita: non è un caso se solo a questo punto, la donna si rende conto per la prima volta di alcuni aspetti fisici e soprattutto morali e caratteriali del marito da cui si scopre disgustata.

Per una gran parte del libro - che mi è sembrata infinita - il personaggio di Anna viene eclissato, come inghiottito dalla stessa passione che l'ha risvegliato, e ci ritroviamo spettatori di eventi che riguardano altri personaggi, soprattutto Kitty e Lévin (che, pare, sia il personaggio più simile allo scrittore, e, nello stesso tempo, solo una faccia di quella medaglia che reca dall'altro lato l'effigie di Anna). La loro storia riesce ad interessare ed essere a tratti tenera, come nella scena al tavolo da biliardo, ma il cuore pulsante del romanzo, come d'altronde ci suggerisce lo stesso titolo, è Anna.

Quando finalmente la ritroviamo, è una donna profondamente lacerata dalla sua scelta: incapace di mentire, rifiuta infatti di mantenere una facciata di "rispettabilità" continuando a vivere con suo marito ma intrattenendo contemporaneamente una relazione clandestina (come, sembra, facesse un po' chiunque), e fugge con l'uomo che ama, dovendo però rinunciare all'adorato figlio.
Ed è una Anna che suscita molta pena quella che afferma che le uniche persone che ama sono Vronskij e il suo bambino, ma che, non potendo stare con entrambi, è condannata a non essere mai felice.

L'ipocrita società russa la mette al bando -terribile la scena in teatro, e molto significativa quella del film di Joe Wright, in cui la cognata di Vronskij gli dice che Anna sarebbe stata perdonata se avesse infranto la legge, ma lei ha infranto le regole-, la rifiuta e la evita in quanto donna che ha lasciato la sua casa e suo marito, che ha sfidato le convenzioni sociali, ma ciò non accade a Vronskij, uomo, libero e ad un certo punto anche ricco, non abbastanza sensibile da comprendere quanto l'intera situazione sia deleteria per Anna, confinata nella sua stessa casa, incapace di scappare da se stessa o anche solo di addormentarsi, tenuta lontana dal figlio. E così quell'amore che le aveva aperto gli occhi diviene qualcosa di cupo e angoscioso, starle vicino è quasi impossibile, la gelosia la divora, e il dubbio che l'uomo per cui ha rinunciato a tutto non la ami più, o non la ami abbastanza, la rende folle.

Arriviamo in tal modo al suicidio vendicativo, quello commesso perché lui soffra e si renda conto di ciò che ha perso, e di nuovo Anna ci fa pena, e anche tenerezza, quando si rende conto di quello che sta facendo e vorrebbe tirarsi indietro, vivere ancora, ma il treno è inarrestabile, e il suo passaggio se la porta via per sempre.
Dopo la morte di Anna il romanzo prosegue per un bel po', ma insieme a lei la luce si è spenta, e anche se la ricerca spirituale di Lévin può essere utile soprattutto per comprendere di più l'autore, il motivo principale per cui continuare a leggere ci ha abbandonato per sempre.

Durante la lettura di episodi od argomenti piuttosto noiosi, come l'agricoltura o le elezioni, mi sono spesso detta che se l'autore avesse lasciato fuori tutto ciò di strettamente legato al suo tempo, un po' come Jane Austen, che, ad esempio, non ci parla mai direttamente della guerra in corso durante le vicende dei suoi personaggi, Anna Karénina sarebbe stato un romanzo ancor più diffuso ed amato di quanto sia attualmente. 
Ebbene, nella Postfazione di Vladimir Nabokov, è espresso più o meno un pensiero simile: " Ma a volte, anzi piuttosto spesso [...] l'incanto si spezza [...] fin quando il solenne scrittore non ha assolutamente finito quel pesante periodo in cui ci spiega e ci rispiega le sue idee sul matrimonio o [...] sulla coltivazione dei campi. [...] Per esempio, i problemi agricoli discussi nel libro, specie quando si parla dell'attività di Lévin, sono estremamente tediosi per i lettori in lingua straniera [...]. Artisticamente Tolstoj ha sbagliato dedicando tante pagine a queste faccende, soprattutto perché tendono a diventare antiquate e sono legate a un certo periodo storico e alle idee personali di Tolstoj che col tempo cambiarono. L'agricoltura degli anni Settanta del XIX secolo non ci dà il brivido eterno delle emozioni e delle motivazioni di Anna o di Kitty."

Sempre nella Postfazione, Nabokov spiega qual è il messaggio morale di Tolstoj facendo un interessante, seppur breve confronto tra le coppie Anna/Vronskij e Kitty/Lévin: "Il matrimonio di Lévin si fonda su una concezione metafisica, e non soltanto fisica, dell'amore, sulla disponibilità al sacrificio, sul rispetto reciproco. L'unione tra Anna e Vronskij si fonda soltanto sull'amore carnale, ed è qui la sua condanna (non nel fatto che i due fossero adulteri)."

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[attenzione: SPOILER]

Quarta di copertina: A questo romanzo, pubblicato nel 1875-1877, Tolstoj aveva pensato fin dal 1870 e l'idea gli si era venuta chiarendo e determinando quasi inconsapevolmente mentre altri interessi prevalevano nel suo spirito: mentre, soprattutto, maturava in lui quella profonda crisi che doveva concludersi solo con la sua morte nella sperduta stazione di Astapovo. Anna Karénina è la storia della passione disordinata di una signora dell'aristocrazia russa che, fuggita all'estero con l'amante, non trova la serenità dello spirito nella nuova condizione, e finisce tragicamente i suoi giorni con il suicidio. Ma attorno a questo nucleo si dispongono altre figure e altre vicende, tra cui l'amore felice di Lévin e Kitty, alternativa e soluzione necessaria al problema morale che agitava allora l'anima di Tolstoj. Il libro è dominato da un senso religioso dell'esistenza, dal disprezzo dell'autore per la falsità, la vanità della vita vissuta fino allora e della sua perenne aspirazione alla purezza, adombrata nelle parole con le quali il libro si chiude: " ... non capirò mai con la ragione perché prego e continuerò a pregare, ma la mia vita adesso, tutta la mia vita, indipendentemente da tutto quel che può succedermi, in ogni suo istante non solo non è priva di senso come prima, ma ha un sicuro significato per il bene che ho il potere d'infondervi ".

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Giudizio personale: 4/5

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Qui le citazioni dal testo

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L'ultima trasposizione cinematografica di Anna Karénina è quella del 2012, per la regia di Joe Wright.


Non avevo letto nulla riguardo al film prima di vederlo, e sono rimasta quanto meno perplessa: mi aspettavo una pellicola più "tradizionale", mentre questa si è rivelata piuttosto sui generis.
Il regista, infatti, attua una commistione tra cinema e teatro: gli attori recitano per lo più su un palcoscenico e si muovono come in teatro, con delle pose spesso esagerate.


Tutto è curato nei minimi particolari ed esteticamente molto bello, ma, per tutto il tempo della visione, ho avuto l'impressione che qualcosa non andasse: la mia voglia di guardare una bella storia -che fosse anche "storia" e non solo "bella"- non veniva soddisfatta.


Anna è interpretata da Keira Knightley, che ho trovato davvero perfetta per questo ruolo, mentre gli altri attori non mi hanno convinto, primi fra tutti, Matthew Macfadyen, uno Stiva un po' troppo macchiettistico, e Aaron Johnson nel ruolo di Vronskij, che avevo immaginato più virile.
Fa la sua (breve) comparsa anche Michelle Dockery (Downton Abbey), come la Principessa Myagkaya.




Molto belli i costumi di Jaqueline Durran, per i quali il film si è aggiudicato un Oscar.



Alcune scene mi sono piaciute molto, come quella del picnic tra Anna e Vronskij, con il bel contrasto tra il bianco degli abiti dei protagonisti e il verde della natura, e quella al letto di Anna febbricitante dopo il parto, che è stata resa proprio come l'avevo immaginata leggendo il libro.



Purtroppo nella pellicola il cambiamento di Anna è troppo repentino, e d'improvviso la ritroviamo vicina alla follia in una stanza quasi del tutto spoglia e foderata di blu. Mi è piaciuto, invece, come sono stati resi la superficialità e l'egoismo di Vronskij in un momento così delicato per Anna.
Troppo veloci anche alcuni passaggi riguardanti Lévin e Kitty, che possono risultare non molto chiari a chi non ha letto il romanzo.


Mi ha lasciata purtroppo delusa la scena del suicidio: non c'è nulla riguardo al fatto che fosse vendicativo, né che Anna, alla fine, si fosse pentita del suo gesto. Un vero peccato, perché a mio avviso questi sono due concetti molto importanti ai fini della comprensione del personaggio, e che arricchiscono ulteriormente il romanzo.




sabato 28 settembre 2013

Orgasmo e pregiudizio

Autrice: Arielle Eckstut
Titolo originale: Pride and Promiscuity
Sottotitolo: Il sesso perduto di Jane Austen

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Mi sono avvicinata a questo libro (che, ricordiamolo, è ancora uno dei pochissimi derivati austeniani ad essere stato tradotto in italiano) senza alcun pregiudizio: avrebbe potuto rivelarsi solo una dissacrante stupidaggine, o, al contrario, un omaggio sui generis alla grande scrittrice inglese -in fondo, in decine e decine di sequel o variation dei romanzi di Jane Austen vi sono scene in camera da letto, non necessariamente indelicate o irrispettose-.
Ma ho trovato il contenuto di questo libretto -il cui formato è piuttosto simpatico e la grafica molto ben curata- volgare e di pessimo gusto.

I personaggi più maltrattati sono Elizabeth e Darcy, ma ce n'è per tutti; non è per niente divertente, e l'unica lancia che posso spezzare a favore dell'autrice, è il fatto di aver tentato di scrivere con uno stile simile a quello di Jane Austen, tentativo lievemente riuscito solo nell'episodio riguardante L'Abbazia di Northanger, in cui, diversamente che negli altri, si rivolge al lettore, così come aveva fatto la scrittrice inglese.

Non sono una di quelle lettrici che pensa che con Jane Austen non si possa giocare, mi incuriosiscono molto alcuni dei sequel, e soprattutto le variation, ed in generale tutto ciò che graviti intorno alla "zia" -e ciò spiega la presenza di questo libro nella mia libreria- ma credo proprio che Orgasmo e pregiudizio avrebbe dovuto far compagnia agli oltre 150 saggi della Eckstut su Jane Austen che non sono mai stati pubblicati.

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Quarta di copertina: "Un florilegio perverso e divertente che fa la satira alle opere della Austen, ma anche un omaggio implicito che ne riecheggia lo stile incomparabile con sorprendente fedeltà." Elsa Solendar, Presidente della Jane Austen Society of North America

"Quando Arielle Eckstut lascia che la sua vivace immaginazione provveda alle scene di sesso che la Austen non era capace di inventare, scrive per renderle omaggio più che per dissacrare." The Guardian

" Un atto di ventriloquio letterario, pieno di decoro e divertente, che rievoca lo stile della Austen con incredibile fedeltà." Independent

"Questa fusione di pastiche colto e pornografia soft è avvincente... Eckstut conosce la materia, e questa idea di finzione, leggera, assicura il divertimento ai fan della Austen più maliziosi." Sunday Herald

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Giudizio personale: 1/5

martedì 17 settembre 2013

Il diario del vampiro - La lotta

Autrice: Lisa Jane Smith
Titolo originale: The Vampire Diaries: the struggle
Volume: 2 di 10

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[attenzione: SPOILER]

Questo secondo volume de Il diario del vampiro mi è sembrato un romanzo di transizione: non accade nulla di importante, eccetto la drammatica trasformazione finale della protagonista, che probabilmente porterà ad un capovolgimento delle dinamiche tra i personaggi principali.

La storia si legge in fretta, e dalla scena in cui le tre amiche si intrufolano in casa di Caroline diviene anche interessante, ma non lascia quasi nulla.
Tuttavia mi piacciono questi adolescenti descritti dalla Smith, che non hanno ancora - almeno, non tutti - i pregiudizi propri degli adulti, riescono a credere a ciò che i loro parenti liquiderebbero come stupidaggini, sono leali - vedi Bonnie  e Meredith quando aiutano Elena anche se ne farebbero volentieri a meno -, ma anche ingenui e, probabilmente, spaventati proprio dal giudizio di quegli adulti che dovrebbero guidarli e aiutarli, tanto da soccorrere da soli un amico intrappolato in un pozzo, e accettare in seguito di non chiamare un medico.

Non mi piace invece Damon: è violento, oltre ad essere un ricattatore e un assassino, e la scena in cui costringe Elena a fargli bere il suo sangue, minacciandola, di fronte ad un rifiuto, di far del male alla sorellina di soli quattro anni, mi è sembrata la descrizione di uno stupro (e se in una storia di vampiri il succhiare sangue è metafora del sesso, non sono poi così lontana dal vero).
Mi meraviglia che la protagonista sia stata trasformata così presto, e sono curiosa di leggere il seguito, per sapere cosa succederà adesso che la bionda Elena è diventata un vampiro e Damon il suo lui

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Trama: Due vampiri fratelli, avvolti nell’ombra di un mistero millenario, si contendono l’amore della giovane Elena. Damon è determinato a fare di lei la regina delle tenebre, ed è pronto anche ad uccidere suo fratello per riuscirci. Stefan è alla ricerca di un potere più grande, che gli consenta di eliminare il suo odiato rivale, ma non ha intenzione di cedere alla sete di sangue umano che lo assale. Elena sa che deve prendere una decisione fatale: deve scegliere tra la fedeltà a Stefan e la tenace attrazione per Damon. Nel buio, dentro di lei, è battaglia tra sentimenti contrastanti. Fuori, infuria una lotta senza esclusione di colpi.

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Giudizio personale: 3/5

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Volumi successivi:

sabato 14 settembre 2013

Charlotte

Autrice: Karen Aminadra
Sottotitolo: Pride and Prejudice continues

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Charlotte è un sequel del più famoso romanzo di Jane Austen, Orgoglio e Pregiudizio, incentrato appunto sulla figura di Charlotte e sulla sua relazione con l'insopportabile Mr Collins. Relazione, come chiunque può aver immaginato, per niente felice, e che stringe Charlotte in una morsa da cui sembra impossibile liberarsi.

L'autrice è stata molto brava a delineare le figure dei protagonisti, in particolare quella del signor Collins, un uomo così devoto, servile e sottomesso alla sua incomparabile patronessa, da mettere in secondo piano chiunque altro, persino la moglie, che comunque non ama. Non ascolta nemmeno ciò che lei ha da dire o, peggio, quando la ascolta finge di non capire, se quello che gli viene detto va contro i dettami della osannata Lady Catherine de Bourgh. Per Charlotte sopportare è sempre più difficile, e molto presto si rende conto che anche in lei alberga un animo romantico ed il bisogno di essere amata. 

La comparsa del Colonnello Fitzwilliam e l'intesa che si crea tra i due - in scene ben scritte, mai volgari e funzionali alla storia e alla crescita di Charlotte - mi hanno fatto subito pensare ad una trama scontata: sarebbe stato semplice far morire Mr Collins ed offrire a Charlotte un lieto fine con il cugino del più famoso Darcy, dopo un cammino, magari, reso accidentato dalla ferrea opposizione di Lady Catherine. Una sorta di annacquato Orgoglio e Pregiudizio.

E uno dei meriti dell'autrice è stato proprio quello di non scegliere la strada più semplice, ma di rendere forte questa Charlotte, che, fragile e avvilita, decide di prendere in mano la propria vita e non arrendersi all'infelicità e alla prepotenza della ricca vicina.

E così come nei romanzi di Jane Austen "non succede niente", anche in questo capita più o meno la stessa cosa: assistiamo a cene tra parrocchiani, a confidenze tra amiche, andiamo con i vari personaggi a far spese in città. Eppure, attraverso questi eventi che non hanno nulla di speciale, i protagonisti crescono, maturano e cambiano, e comprendono che per essere felici nella vita bisogna fare delle scelte, correre dei rischi, compiere degli sforzi, ma che quasi sempre ne vale la pena.

Il mutamento del signor Collins è così graduale da non avere nulla di forzato, ed inaspettatamente mi sono ritrovata a provare tenerezza e quasi affetto per lui.
Ho trovato però di troppo la lettera che Darcy scopre verso la fine del romanzo, e che getta luce sull'infanzia e la giovinezza del pastore; una spiegazione inutile, secondo me, perché era già parso tutto molto chiaro dalla commozione con cui l'uomo aveva accolto il regalo inaspettato di Charlotte.

Molto belle le scene dei due coniugi in città a far spese e i piccoli, significativi gesti di Mr Collins verso una moglie di cui, suo malgrado, si scopre innamorato.

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Trama: When Charlotte Lucas married Mr Collins, she did not love him but had at least secured her future. However, what price must she pay for that future? She once said she was not romantic, but how true is that now after almost one year of marriage? Mr Collins is submissive in the extreme to his patroness, and his constant simpering, fawning and deference to the overbearing and manipulative Lady Catherine de Bourgh is sure to try the patience of a saint, or at least of Charlotte. As Charlotte becomes part of Hunsford society, she discovers she is not the only one who has been forced to submit to the controlling and often hurtful hand of Lady Catherine. She feels trapped and realises her need for love and affection. She is not as content as she once thought she would be. The easiest thing to do would be to maintain the peace and do as she is told. But as Charlotte witnesses the misery around her due to her inimitable neighbour, she must decide to remain as she is or to begin a chain of events that will change not only her life but also the lives of those around her in the village of Hunsford forever. But...after all, doesn't every girl deserve a happy ending? 2012 B.R.A.G.Medallion Honoree

Quando Charlotte Lucas sposò Mr Collins, non lo amava, ma aveva almeno messo al sicuro il suo futuro. Comunque, quale prezzo deve pagare per quel futuro? Una volta disse di non essere romantica, ma quanto è vero ciò, adesso, dopo quasi un anno di matrimonio? Mr Collins è estremamente sottomesso alla sua patronessa, e il suo continuo sorriso affettato, l'adulazione e la compiacenza verso la dispotica e manipolatoria Lady Catherine de Bourgh tenta di certo la pazienza di un santo, o almeno quella di Charlotte. Mentre Charlotte diventa parte della società di Hunsford, scopre che non è la sola ad essere stata costretta a sottomettersi alla mano dispotica e spesso dolorosa di Lady Catherine. Si sente intrappolata e si accorge del suo bisogno di amore e affetto. Non è felice quanto pensava di poter essere una volta. La cosa più semplice da fare sarebbe mantenere la pace e fare come le si chiede. Ma mentre Charlotte è testimone della miseria attorno a lei dovuta alla sua incomparabile vicina, deve decidere se restare com'è o cominciare una catena di eventi che cambieranno non solo la sua vita ma anche le vite di quelli intorno a lei nel villaggio di Hunsford per sempre. Ma... dopotutto, non merita ogni ragazza un lieto fine?
Vincitore del premio B.R.A.G. Medallion 2012. 

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Giudizio personale: 5/5

sabato 7 settembre 2013

Frozen Heat

Autore: Richard Castle
Probabili ghost writers: Andrew Marlowe e Tom Straw
Titolo originale: Frozen Heat

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Frozen Heat è il quarto volume della serie di Nikki Heat, "scritta" dal personaggio di finzione Castle, protagonista dell'omonimo dramedy della ABC.

Il romanzo mi è piaciuto, in particolare sono stata davvero molto sorpresa da quanto questa volta sia stato scritto bene, tanto che sono quasi del tutto certa che il ghost writer sia cambiato - e probabilmente il "buffet da tre dollari" menzionato da Marlowe nei ringraziamenti si riferisce proprio a questo -. Alcuni periodi sono ancora confusi, ma lo stile è gradevole e certamente migliorato.

La storia si focalizza sull'assassinio della madre di Nikki, tematica non più affrontata dopo il primo volume, e devo dire che il plot mi è piaciuto anche più di quello scelto per la serie tv, fino alla rivelazione di ciò di cui si occupava davvero la signora Heat. La cosa non mi ha fatto impazzire, ma è molto à la Castle, e rende plausibile che l'abbia "scritta" lui.

Il personaggio di Nikki è, se possibile, ancora più simile a Kate di quanto non lo fosse nei volumi precedenti, e mi è piaciuto molto che Rook affronti la questione dei "muri" dietro cui lei si trincera lasciandolo fuori.
Il giornalista è sempre simpatico - questo è stato probabilmente il romanzo più divertente dei quattro -, romantico e molto dolce.
Il passaggio in cui Nikki quasi lo tramortisce con il tappeto sa di già visto, ma in compenso tutte le scene che vedono insieme i due protagonisti sono gradevolissime, e sempre più vicine a quello che sarà il rapporto tra i corrispettivi personaggi telefilmici di Kate e Rick nella V stagione di Castle (Frozen Heat viene scritto durante la IV). Molto bella in particolare la scena sul divano, quando " sarebbe stato il momento giusto per pronunciare (le parole d'amore). Ma nessuno dei due sapeva se quel pensiero fosse passato per la mente dell'altro in quel momento tenero e vulnerabile. L'ora di esprimerle giunse e poi passò, risparmiata per un altro giorno, se mai " (d'altronde, gli avvenimenti di Still, il Castle scrittore di Frozen Heat non li ha ancora "vissuti").

Mi ha fatto piacere che non si sia indugiato nei facili malintesi che avrebbero potuto "diluire" la storia, allontanando una volta di più la coppia ("tentazione" sempre dietro l'angolo in una serie del genere), come il ritrovamento del cadavere in costume adamitico nell'appartamento di Nikki.

Il finale questa volta è un vero cliffhanger, o meglio, un "to be continued", che mi ha fatto voltare pagina meravigliandomi che fosse bianca, ed ha scongiurato nei fan il "timore" che questo capitolo fosse l'ultimo.

Riferimenti alla serie tv:
- Rook torna al Distretto dopo aver rischiato la vita accompagnato da uno scroscio di applausi, come Kate nella 4x01;
- Nikki e Rook rintracciano ed incontrano il detective che si era occupato dell'omicidio della madre di Heat, come Kate e Rick fanno nel bel "Knockdown" (3x13) ;
- vengono ancora citate alcune pizzerie (la "Original Ray's", la "Rinomato Original Ray's" e la "Giuro su Dio, gente, questo è veramente l'autentico Ray's") che richiamano quelle della 3x20;
- Rook chiede un giubbotto antiproiettile con la scritta SCRITTORE (come quello che ha "realmente" Castle);
- Rook cerca un soprannome per la coppia formata da se stesso e Nikki come fa Castle con Kate nella 5x04 (giungendo al notissimo nick "Caskett");
- nel romanzo compare l'opera d'arte "Pugno del Capitalismo" comparsa nella 4x05;
- come la sua altre ego televisiva, Nikki conosce molto bene il baseball;
- il padre di Nikki è chiaramente un alcolizzato, come in passato il padre di Kate;
- la scena in cui Nikki al Distretto si volta a guardare la sedia vuota di Rook è simile ad alcune della serie aventi come protagoniste Kate e la sedia di Castle;
- il capitano Irons solleva Nikki dal caso di sua madre così come il capitano Montgomery solleva Kate da quello di Johanna Beckett nella 3x13;
- Nikki vede uno psicanalista come Kate nella IV e V stagione della serie tv;
- Rook chiede a Nikki il numero degli uomini con cui ha avuto delle relazioni (senza ottenere risposta), chiaro riferimento alla 4x11;
- Tyler Winn, almeno in principio, ricorda molto il personaggio di Mr Smith;
- al ristorantino in cui cenano Nikki e Rook, una giovane cantante intona I can't give you anything but love, la stessa canzone che ascoltiamo in "The blue butterfly" (4x14);
- per un breve lasso di tempo, Nikki e Rook si trovano ammanettati come nel divertente bottle episode "Cuffed"  (4x10), chiusi nel bagagliaio di un'auto, come accade nella 4x15;
- ritorna la lavagna del Delitto Sud, già comparsa in Heat Rises, che richiama quella in albergo della 3x22;
- anche Rook "ha letto" di un telefono erotico, come Castle nella 3x22 ;
- Nikki si ritrova a dover interrogare un diplomatico, come Kate nella 2x11;
- Nikki e Rymer trovano un'"Unità di Terapia intensiva" improvvisata in una camera d'albergo, come quella nella 4x03;
-  Nikki spedisce Rook in auto durante un'azione di polizia, come Kate molte volte fa con Castle, soprattutto all'inizio dello show;
- il numero di una vettura che Rook e Nikki seguono è composto dalle iniziali di Kate e dal suo numero di badge: KB41319;
- Nikki dice al proprio psicanalista di non voler deludere la madre, proprio ciò che Kate confida al suo;
- nei Ringraziamenti, si fa riferimento alla 4x10 nel menzionare la detective Beckett, e alla 4x08 quando si parla di Esposito e Ryan.

La dedica e i ringraziamenti:
la dedica di questo quarto volume recita: " A tutte le persone incredibili, esasperanti, intriganti e snervanti che ci ispirano a fare grandi cose", utilizzando gli stessi aggettivi che Castle attribuisce a Kate nella sua dichiarazione d'amore nella 4x23 (I think you are the most... remarkable... maddening... challenging... frustrating person I have ever met. And I love you...).
Riguardo ai Ringraziamenti, anche qui sembra palese un cambio "di penna", soprattutto nel racconto iniziale sul convegno di giallisti e nei ringraziamenti a Teri Edda Miller, moglie di Andrew Marlowe ( "... non devo mai domandarmi chi c'è accanto a me..." ). Come negli altri volumi, il mondo delle finzione e della realtà si incontrano, con un "Castle" che ringrazia Kate ( "Tutto comincia e finisce con la detective Kate Beckett" ) e gli altri del Distretto, e poi Stana e gli altri attori ("portano vita, verità e cuore, giorno e notte" ).
Vengono ricordati i "veri" scrittori di gialli, Connelly, Lehane, Patterson e il defunto Cannell, e c'è un piccolo accenno a "Tom" (immagino Straw).
Molto bello il finale, in cui "Castle" scrive: " E ho il sospetto che [Andrew] ci tenga. Alla missione. A fare bene. E moltissimo, ai fan. "

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Trama: Nikki Heat, la detective della squadra Omicidi del Dipartimento di Polizia di New York, piomba su un caso più grande di quello che l'ennesima scena del delitto sembra suggerire. Il corpo irriconoscibile di una donna accoltellata viene ritrovato dentro una valigia in un camion frigo. Una morte di per sé già abbastanza spaventosa, malo shock aumenta quando scopre che il fatto si lega sorprendentemente all'omocidio irrisolto di sua madre. Questa vittima sconosciuta trascina Nikki in un'inchiesta pericolosa ed emotivamente dura, riportando alla luce quel dramma che la assilla da quando aveva diciannove anni. Affiancata ancora una volta dal romantico e brillante giornalista Jameson Rook, Heat lavora per risolvere il caso del corpo nella valigia e, allo stesso tempo, è costretta a confrontarsi con una parte inesplorata del passato della madre. Affrontando le ripetute minacce che la identificano come la prossima vittima, le ricerche di Heat sveleranno dolorose verità familiari, rivelando un'insospettabile vita nascosta, e la condurranno a riconsiderare il suo passato. L'indagine vedrà Nikki e Rook ai margini di Manhattan e tra le avenues parigine in cerca di un killer spietato. Ma la vera domanda è: ora che l'agghiacciante caso della madre si sta sciogliendo, Nikki sarà in grado di affrontare il demone personale che l'ha tormentata per più di dieci anni?

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Giudizio personale: 5/5

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Volumi precedenti:
Heat Wave
Naked Heat
Heat Rises