martedì 30 ottobre 2018

Trick or Sweet - Holidays with Jane 3



Autrici: K. Truesdale, R.M. Fleming, J. Becton, M. Buell, J. Grey, C. Gray

Lingua: inglese

Genere: antologia / retelling

Prima pubblicazione: settembre 2015




Trick or Sweet è una simpatica raccolta di racconti ispirati ai romanzi di Jane Austen, ma in puro stile Halloween!

- Must be magic, di Kimberly Truesdale, è la novella basata su Persuasione. Era quella che mi incuriosiva di più, ma purtroppo si è rivelata invece la più noiosa. Tanto di cappello all'autrice per aver re-immaginato e riscritto tutta la storia, ma né una Anne dotata di poteri, né un segreto in pericolo custodito nella vecchia casa di famiglia sono bastati ad accendere la magia. 3/5

- Once upon a story, di Rebecca Fleming, vede invece la dolce Catie di Northanger Abbey incontrare al Mensfield Perk due sorelle londinesi, tali Jane e Cassandra, e raccontare loro la sua disastrosa festa di Halloween, a causa della quale potrebbe perdere l'amicizia dei Tilney e soprattutto il suo Henry. 4/5

- Insensible, di Cecilia Gray, è probabilmente il mio preferito. L'autrice si focalizza sul personaggio di Marianne (qui Miriam) di Ragione e Sentimento, lasciata da sola e senza un soldo dai genitori a gestire la Dashing events. Oltre all'immane problema dovuto all'organizzazione dell'imminente party di Halloween richiesto dallo studio legale di Brandon Firestone, Miriam dovrà anche vedersela con l'attrazione che prova nei confronti dell'affascinante avvocato e del rocker della band Willow Bee. 4/5


- In Emma ever after, Melissa Buell crea l'ambiente perfetto per Emma Woodhouse, che si inventa madrina di un'asta di single in occasione del party annuale d'autunno, soddisfacendo il suo desiderio di matchmaking ed attirando su di sé lo scetticismo dell'amico di sempre Grant Knightley. 3/5

- Con Mansfield unmasked, Jennifer Becton opera un vero e proprio mash-up tra il romanzo di Jane Austen e l'opera di Shakespeare Sogno di una notte di mezza estate. L'autrice elegge a novello Puck il cane Pug, che cerca di  far comprendere il valore della sua amata Pryce al giovane Spencer, con tutti gli equivoci tipici della commedia del bardo. L'idea è sicuramente originale e ben eseguita, ma io non ho mai amato Sogno di una notte di mezza estate, e questo ha sicuramente influenzato il mio giudizio anche nei confronti del racconto. 3/5

- Beyond midnight, scritto da Jessica Gray, è stato invece una sorpresa. Non confidavo molto né nell'ambientazione liceale, che non amo particolarmente, né nel fatto che il racconto fosse basato su Orgoglio e Pregiudizio, il romanzo di Jane Austen in assoluto più fatto oggetto di retelling, che, per questo motivo, mi è venuto un po' a noia. Invece la storia è molto carina e dolce, con un tocco di magia. 4/5

La raccolta si è rivelata davvero molto divertente, ho apprezzato le ambientazioni moderne e il fatto che tutte le autrici siano riuscite a conservare intatto lo spirito dei romanzi originali e a delineare così bene i vari protagonisti, da renderli ben riconoscibili al lettore. E' stato inoltre simpatico individuare il filo che lega tutte le storie, il Mansfield Perk, e ritrovare qui e là dei nomi familiari (Darcy Williams, West e Taylor Allen, Elton e Lance Knightley in Insensible, ad esempio, o l'insegnante di inglese Mr Willoughby in Beyond midnight).

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La copertina: senza infamia e senza lode. Di sicuro l'immagine e l'arancione scelto per una parte del titolo, rendono bene l'idea che si tratti di una raccolta di racconti a tema Halloween.

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Descrizione: Load up on pumpkin spice, grab your bowl of candy, and settle in for a spooky night with six brand-new modern Jane Austen adaptations from the authors of Holidays with Jane: Christmas Cheer and Spring Fever!

Must Be Magic
by Kimberly Truesdale
Eight years ago Anne Elliot made a devastating choice. When a new threat and an old love both come into her life, she faces that choice again. This time will it be love or will it be magic?

Once Upon a Story 
by Rebecca M. Fleming
Catie Morland isn’t sure how to explain what happened at Abbey College’s annual Fall-o-Ween event until bumping into vacationing sisters Jane and Cassie. Will everything begin to make sense as she tells them the whole story?

Insensible
by Cecilia Gray
Miriam Dashwood has to throw a party for straight-laced Brandon Firestone without spending a dime. When the lead for rock sensation Willow Bee offers a free performance, Miriam figures he's her hero. Brandon has other ideas, but will free spirited Miriam come around to his way of thinking?

Emma Ever After 
by Melissa Buell
Emma Woodhouse is determined that this year's Fall Ball will be the most successful one yet. An influx of single men in Highbury make a Bachelor Auction a reality. Can she work her matchmaking magic once again?

Mansfield Unmasked
by Jennifer Becton
An impromptu Halloween party at Mansfield Park Boarding House provides Pug an opportunity to use his magic powers to unite Pryce and Spenser. But can he expose their true feelings for each other before his powers fade?

Beyond Midnight 
by Jessica Grey
Halloween isn't what Will Harper planned. His sister is playing fairy godmother. He’s at Chawton High's Trick or Sweet Dance. He’s in costume...and falling for Elena Marquez? Is it real or magic…and can it last Beyond Midnight?

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Giudizio personale: 4/5

sabato 15 settembre 2018

Fai bei sogni


Autore: Massimo Gramellini

Lingua: italiano

Genere: autobiografico

Prima pubblicazione: 2012






Un bimbo di nove anni perde la mamma, malata di tumore. Gli viene detto che è stata colpita da infarto, e che prima di morire è riuscita ad andare a rimboccargli le coperte.
La tragedia influenzerà tutta la vita del protagonista, le sue scelte, il rapporto con il padre, le donne e il mondo intero.
Ma più della immane perdita, a gravare sull'anima del protagonista è la consapevolezza di una verità intuita, ma che gli è stata sempre taciuta...

Fai bei sogni aspettava pazientemente da tempo sulla mia libreria; l'ho cominciato senza documentarmi sulla trama e sull'autore (non guardo nemmeno molto la tv, in cui pare sia stato pubblicizzato e spoilerato) e così ho sperato che la storia raccontata non fosse autobiografica, perché anche se dolori del genere esistono innumerevoli nel mondo, se non altro ce ne sarebbe stato uno in meno. Speranza vana, lo sapevo, vista la partecipazione con cui è stato evidentemente scritto.

La storia è molto commovente, tanto che spesso mi sono ritrovata con un nodo alla gola. Avrei voluto abbracciare quel bambino, giocare con lui e farlo sentire meno solo.
L'autore è stato capace di rendere il punto di vista e i sentimenti di un piccolo di nove anni che si ritrova a crescere senza il suo maggior punto di riferimento. Cosa non semplice, neppure per un adulto che quei sentimenti li ha provati.
Ho trovato molto interessante il suo percorso di crescita e l'epifania finale, ed ho davvero apprezzato lo stile di scrittura, anche se i dialoghi mi sono sembrati un po' deboli.


La consapevolezza a cui giunge infine il protagonista lo porta a rivalutare i propri genitori, l'immagine che si era costruito dei due da tutta la vita. E' stato un passaggio molto duro, un qualcosa che spesso siamo costretti a vivere e che ci pone davanti ad azioni e sentimenti di un'intera vita, rendendoci deboli, disperati, colmi di rimorsi, e la cui soluzione è probabilmente solo perdonare e perdonarsi.

Il romanzo offre molteplici spunti di riflessione, sulle ragioni dei genitori, sul valore degli affetti, sull'influenza che hanno sui bambini le azioni di noi adulti.
Credo che chiunque, pur non avendo vissuto una tragedia del genere, possa, ad un certo punto della storia, immedesimarsi con l'autore o comunque essere spinto a guardarsi dentro e a smettere, anche solo per qualche minuto, di raccontarsi bugie allo scopo di non affrontare la realtà.

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La copertina: bella. Mi piace la preponderanza dell'azzurro e il fatto che sia essenziale e non pasticciata.

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Seconda di copertina: Fai bei sogni è la storia di un segreto celato in una busta per quarant'anni. La storia di un bambino, e poi di un adulto, che imparerà ad affrontare il dolore più grande, la perdita della mamma, e il mostro più insidioso: il timore di vivere. 
Fai bei sogni è dedicato a quelli che nella vita hanno perso qualcosa. Un amore, un lavoro, un tesoro. E rifiutandosi di accettare la realtà, finiscono per smarrire se stessi. Come il protagonista di questo romanzo. Uno che cammina sulle punte dei piedi e a testa bassa perché il cielo lo spaventa, e anche la terra. 
Fai bei sogni è soprattutto un libro sulla verità e sulla paura di conoscerla. Immergendosi nella sofferenza e superandola, ci ricorda come sia sempre possibile buttarsi alle spalle la sfiducia per andare al di là dei nostri limiti. 
Massimo Gramellini ha raccolto gli slanci e le ferite di una vita priva del suo appiglio più solido. Una lotta incessante contro la solitudine, l'inadeguatezza e il senso di abbandono, raccontata con passione e delicata ironia. Il sofferto traguardo sarà la conquista dell'amore e di un'esistenza piena e autentica, che consentirà finalmente al protagonista di tenere i piedi per terra senza smettere di alzare gli occhi al cielo.

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Giudizio personale: 5/5

domenica 19 agosto 2018

Jane Austen (Little People, Big Dreams)


Autrice: M. Isabel Sanchez Vegara

Illustratrice: Katie Wilson

Lingua: inglese

Genere: libri per bambini

Prima pubblicazione: giugno 2018


Questo libricino di poco più di dieci pagine racconta ad un pubblico molto molto giovane di lettori la vita di Jane Austen, mostrando loro come una scrittrice ancora oggi tanto apprezzata sia stata una bambina come loro.
Inoltre illustra un po' dello stile di vita del XIX secolo, sottolineando soprattutto i limiti imposti alle donne e alle bambine, a cui spesso non era consentito studiare o avere una vita al di fuori delle mura domestiche.

Le illustrazioni sono adorabili e la fanno da padrone, occupando tutto lo spazio a disposizione. Si tratta di disegni che richiamano quelli semplici dei bambini nel tratto e nella colorazione, eppure si presentano ricchi di particolari da scoprire.


Di sicuro il volumetto rappresenta un utile, primo passo per i piccoli verso il meraviglioso mondo della lettura.

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La copertina: molto carina ed accattivante, anche se forse non è dei migliori l'accostamento dell'azzurro dell'abito di Jane Austen ed il verde dello sfondo.

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Descrizione: Jane Austen was born into a large family with seven brothers and sisters. Shhe grew up reading and writing stories in the English countryside. As an adult, she wrote witty commentaries about the landed gentry in a way that no-one had ever done before. These novels made Jane one of the most loved British writers of all time. This inspiring story of her life features a facts and photo section at the back.

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Giudizio personale: 3/5

venerdì 17 agosto 2018

Villette


Autrice: Charlotte Bronte

Lingua: italiano

Genere: romanzo

Prima pubblicazione: 1853






L'anno scorso, dopo circa vent'anni, ho riscoperto Jane Eyre e l'ho adorato. Ho quindi voluto leggere altri romanzi di Charlotte Bronte per me inediti, come Shirley e Villette.
Se il primo mi era sembrato ammantato da un velo di opprimente malinconia, il secondo è chiaramente, sin dall'inizio, scritto da una mano disillusa.

L'autrice, alla sua stesura, aveva subito gravi lutti familiari, e ciò, unito forse a nuove considerazioni sulla vita, ha contribuito alla creazione di un romanzo cupo e pessimista, che spesso mi è sembrato così opprimente da rendermi la lettura intollerabile.

La protagonista della storia è Lucy Snowe, una ragazza che, dopo una difficile infanzia e con un futuro incerto dinanzi a sé, decide di imbarcarsi per il continente, ed arriva così in Francia, dove riesce a farsi assumere come insegnante in un collegio. Nella immaginaria cittadina di Villette incontrerà le sue vecchie conoscenze inglesi, si crederà innamorata, dovrà tener testa alla direttrice Madame Beck e alle sue allieve e, per qualche tempo, riuscirà anche ad essere felice, di quella felicità che solo l'attesa di tempi migliori riesce a dare.

Lucy ha alcune caratteristiche che la avvicinano a Jane Eyre, come il ruolo di insegnante, e soprattutto il coraggio di prendere in mano la propria vita e di fare scelte rischiose.
Tuttavia, laddove Jane era appassionata e impetuosa, Lucy è piatta, rassegnata e silenziosa.
Non sono riuscita ad amare questo personaggio, e neppure a provare empatia. Qualche volta mi è sembrato che quasi godesse nel crogiolarsi nel proprio pessimismo. Non cercata dai suoi amici, non avrebbe potuto cercarli lei stessa? Non avrebbe potuto scrivere alla sua madrina e far entrare così uno sprazzo di mondo esterno nel cupo e soffocante pensionnat?


E' anche vero che tutte le persone che circondano Lucy sembrano in qualche modo egoiste e concentrate su se stesse, a partire dall'amabile madrina, che pare dimenticare ed abbandonare la sua pupilla quando la vita offre qualcosa di più interessante, al dottor John, di cui tutti hanno un'elevatissima opinione, ma che nasconde dietro il bel viso e l'ammirevole professione, una personalità vuota, a tratti narcisistica, e pensieri tutt'al più superficiali.
Lucy non crede possibile che proprio lei possa essere felice, così strenuamente incolpa la Ragione di non lasciarle "sollevare gli occhi né sorridere né sperare". In tal modo sceglie di non concedersi mai, nemmeno per un attimo, la gioia che potrebbe illuminare le sue giornate, cupe e spente come gli abiti che si ostina ad indossare e che sono un ulteriore elemento di isolamento rispetto al mondo circostante.

Charlotte Bronte è bravissima, come sempre, a tracciare le personalità di ognuno dei suoi personaggi, la temibile Madame Beck, la vacua Ginevra (la cui vicenda mi ha ricordato, alla fine, quella di Lydia Bennet dell'austeniano Orgoglio e pregiudizio), e riesce a rendere il cambiamento che può verificarsi in una persona raccontandoci il carattere della piccola Polly e la sua metamorfosi nella giovane Paulina.
Il personaggio più importante per la vita di Lucy, M. Paul Emanuel, è riuscito a starmi simpatico solo alla fine, quando finalmente è venuta fuori la sua tenerezza e il suo buon cuore, mentre per tutto il romanzo l'ho trovato sgradevole, saccente e odioso, anche per il suo bisogno di domare una Lucy da cui si sentiva attratto.

Ciò che mi è piaciuto meno riguardo alla trama, è stato quel continuo rincorrersi di coincidenze. Se già in Jane Eyre non mi era andata giù che la protagonista fosse accolta proprio da quelli rivelatisi suoi parenti, qui Lucy incontra, in un piccolo paesino francese, tutte le sue conoscenze inglesi, e naturalmente viene fuori un rapporto di parentela. Inoltre, ad un certo punto, possiamo assistere ad una temporanea virata verso il genere gotico - la questione della suora -, che mi ha fatto temere il peggio e mi ha ricordato le atmosfere de I misteri del castello di Udolpho.

Nonostante le innegabili doti da scrittrice di Charlotte Bronte - in questo Villette, basti solo pensare alla descrizione del naufragio -, ho trovato il romanzo troppo lungo e negativo, senza un minimo spiraglio per la speranza. Non lo rileggerei e non mi sentirei di consigliarlo.

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La copertina: bella. Mi piace molto il modo in cui sono strutturate le copertine dei romanzi editi da Fazi: sono sempre sobrie, eleganti ed adatte al contenuto.

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Trama: Per potersi riconoscere veri non si deve piacere al mondo, ma essere amati da chi si ama, ecco l'esito dell'ultimo e più intenso romanzo di Charlotte Brontë, magistrale compimento dell'opera di una fra le più interessanti autrici dell'Ottocento letterario inglese. 
Pubblicato nel 1853, Villette è l'ultimo romanzo di Charlotte Brontë, l'unico che non si concluda con il matrimonio della protagonista, l'unico che abbia come titolo un luogo. Villette (immaginaria città del Continente in cui si adombra Bruxelles) rappresenta infatti un luogo fisico e una regione dell'anima: luogo della vita e della morte, della perdita e della speranza, ultima terra dove può realizzarsi l'amore. "Come sopportare la vita", aveva chiesto Charlotte all'amato professor Héger: Villette è, in un certo senso, la magistrale risposta a questa domanda. Villette, vero e proprio addio al tempo terreno, non è solo il romanzo "più bello", ma il romanzo più profondo di Charlotte Brontë.

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Giudizio personale: 2/5

martedì 14 agosto 2018

Slipper - Non terminato


Autrice: Hester Velmans

Lingua: inglese

Genere: retelling

Prima pubblicazione: aprile 2018







Chiunque mi conosca o abbia dato un'occhiata a questo blog, sa che ho un debole per i retelling delle fiabe tradizionali, e Slipper, presentato come la storia vera che avrebbe poi ispirato Cenerentola, ha catturato subito la mia attenzione, ma è diventato purtroppo uno dei pochi libri che non terminerò.

La protagonista, Lucinda, rimasta orfana alla nascita, viene maltrattata dalle proprie zie, una delle quali la fa lavorare per un periodo come sguattera a casa sua.
E questo è ciò che di meglio capita alla povera bambina: qualsiasi disgrazia la prende di mira. Angosciante. 
Il suo mondo finisce col diventare cupo e asfittico. Intollerabile, per me.
Avrei voluto fermarmi una volta arrivata al 31% della storia, a cui ho però dato un'altra possibilità.
Ed ecco che il peggio accade: un personaggio buono come il pane trova ingiustamente la morte, ma, soprattutto, due uomini adulti approfittano di Lucinda quattordicenne. 
Disgustoso. Non pensavo che si sarebbe arrivati a tanto.
Non ho potuto proseguire, non è un romanzo che fa per me (la stessa autrice ha ammesso: "It may not be everyone's cup of tea..."), non in questo momento e probabilmente nemmeno in futuro.
E' angoscioso vedere Lucinda andare incontro alla propria rovina ed essere continuamente disillusa.

Nulla da ridire sullo stile della scrittrice, che ha di sicuro ricostruito con maestria il periodo storico ed ha descritto molto bene alcuni sintomi e malattie, tanto che mi sono chiesta se fosse un medico.

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La copertina: adatta, complice anche il titolo, a rendere l'idea di Cenerentola.

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Trama: Her life is the inspiration for the world’s most famous story.

Lucinda, a penniless English orphan, is abused and exploited as a cinder-sweep by her aristocratic relatives. On receiving her sole inheritance—a pair of glass-beaded slippers—she runs away to France in pursuit of an officer on whom she has a big crush. She joins the baggage train of Louis XIV’s army, survives a terrible massacre, and eventually finds her way to Paris. There she befriends the man who will some day write the world’s most famous fairy tale, Charles Perrault, and tells him her life story.

There is more: a witch hunt, the sorry truth about daydreams, and some truly astonishing revelations, such as the historical facts behind the story of the Emperor's new clothes, and a perfectly reasonable explanation for the compulsion some young women have to kiss frogs. 

This is not the fairy tale you remember.

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Giudizio personale: 2/5

lunedì 6 agosto 2018

Enemies in love


Autrice: Alexis Clark

Sottotitolo: A German POW, a Black Nurse, and an Unlikely Romance

Lingua: inglese

Genere: saggio / storia

Prima pubblicazione: maggio 2018



In Enemies in love, la storia d'amore tra un'infermiera di colore e un prigioniero di guerra tedesco, deportato negli Stati Uniti, è lo spunto per un interessante saggio sui trattamenti riservati agli afro-americani nell'esercito, che si trattasse di soldati o infermiere.

E' questa un'ulteriore pagina che si aggiunge alla vergognosa storia del razzismo, dell'apartheid e delle leggi Jim Crow.
Una pagina, però, che mi era quasi totalmente sconosciuta, e che non ha mancato di turbarmi.
L'autrice, infatti, pone l'accento sul fatto che i bianchi americani, ufficiali dell'esercito e civili, trattassero di gran lunga meglio i prigionieri tedeschi, appartenenti ad un popolo in quel momento nemico, piuttosto che i propri connazionali "rei" di avere la pelle scura. Se, infatti, ai soldati era praticamente preclusa la possibilità di una carriera e i loro luoghi di svago erano attentamente separati da quelli dei bianchi, la situazione delle donne non era migliore. Innanzitutto, pur avendo bisogno di infermiere, l'esercito negò per anni l'entrata di un elevato numero di infermiere di colore specializzate, destinando le poche che riuscirono a farcela, alla cura dei soli soldati neri e, ormai alla fine della guerra, ai campi che ospitavano prigionieri tedeschi, pensando che, tra i due gruppi, non avrebbero mai potuto instaurarsi rapporti di amicizia o cameratismo.


Nel profondo sud, inoltre, dove il razzismo era più radicato e le leggi Jim Crow seguite alla lettera, alle infermiere nere non era consentito frequentare locali pubblici, cosa che le condannava all'isolamento e alla frustrazione.

Tutto ciò ci porta a riflettere, con orrore, sulla somiglianza tra l'ideologia hitleriana della razza ariana superiore, e quella americana, di un popolo che pur combatteva il nazismo, ma che contemporaneamente considerava le persone di pelle scura, cittadini di seconda classe.


"... the liberties they fought for weren't extended to them."


" Germans learned from their American occupiers that white supremacy was a shared value in both American and German cultures." 


Proprio in un campo di detenzione per prigionieri tedeschi, si incontrarono e innamorarono i due "nemici" del titolo, Frederick, paracadutista amante della musica, ed Elinor, statuaria infermiera.
Dei due ci viene descritto il background familiare: anaffettivo per lui, sempre alla vana ricerca della considerazione e dell'apprezzamento di un padre assente e rigido; anomalo per quei tempi per lei, cresciuta in una comunità in cui la sua famiglia era rispettata e stimata.
L'autrice non ci narra un idillio, ma piuttosto la verità ricostruita attraverso svariate testimonianze: le difficoltà incontrate dalla coppia a causa del colore della pelle di Elinor; i tradimenti di Frederick; la distanza della coppia dai due figli, lasciati soli ad affrontare un mondo ostile.
In particolare, ho trovato interessante la parte in cui viene narrato il tentativo della famiglia di vivere in Germania, tentativo miseramente fallito a causa del rifiuto della società nei confronti delle coppie miste e dei loro figli.
A questo proposito, vi fu addirittura, dopo la guerra, il "Brown baby plan", un programma di adozione che trasferiva i bambini nati da donne tedesche e soldati afro-americani negli Stati Uniti, affinché i piccoli, outsider nel proprio paese e destinati a crescere negli orfanotrofi, fossero adottati da famiglie di colore e potessero così avere una vita migliore.


Ho trovato Enemies in love molto interessante, tuttavia non posso dire che mi abbia tenuto incollata alle pagine. Credo che se non fosse presentato solo come una storia d'amore, ma come ciò che è, ovvero principalmente un saggio - e un ottimo saggio, direi - potrebbe attirare una fetta di lettori più adatta, maggiormente interessata e ricettiva. Io stessa avrei scelto comunque di leggere il libro, ma in un momento diverso.

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La copertina: senza infamia e senza lode. Mi piacciono la foto e il font, ma se si voleva dare l'impressione dello scorcio di un album fotografico, credo che l'impresa sia riuscita solo a metà: l'immagine sembra circondata da metallo piuttosto che da carta.

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Trama: A true and deeply moving narrative of forbidden love during World War II and a shocking, hidden history of race on the home front
This is a love story like no other: Elinor Powell was an African American nurse in the U.S. military during World War II; Frederick Albert was a soldier in Hitler’s army, captured by the Allies and shipped to a prisoner-of-war camp in the Arizona desert. Like most other black nurses, Eleanor pulled a second-class assignment, in a dusty, sun-baked—and segregated—Western town. The army figured that the risk of fraternization between black nurses and white German POWs was almost nil.

Brought together by unlikely circumstances and racist assumptions, Elinor and Frederick should have been bitter enemies; but instead, at the height of World War II, they fell in love. Their dramatic story was unearthed by journalist Alexis Clark, who through years of interviews and historical research has pieced together an astounding narrative of race and true love in the cauldron of war.

Based on a New York Times story by Clark that drew national attention, Enemies in Love paints a tableau of dreams deferred and of love struggling to survive, twenty-five years before the Supreme Court’s Loving decision legalizing mixed-race marriage—revealing the surprising possibilities for human connection in one of history’s most violent conflicts.

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Giudizio personale: 3/5

sabato 23 giugno 2018

Manga Classics: The Count of Monte Cristo

Autrici: Stacy King; Crystal S. Chan

Mangaka: Nokman Poon

Lingua: inglese

Genere: manga / adattamento

Prima pubblicazione: aprile 2017





Il Conte di Montecristo è stato uno dei romanzi che ho letto nella mia primissima giovinezza, e che ho amato molto. Mi affascinava, allora, l'idea della vendetta, e il fatto che il protagonista, Edmond Dantes, riuscisse ad escogitare una punizione adatta ad ognuna delle persone responsabili della sua rovina, così da farle cadere una ad una, quasi stesse giocando una anomala partita di scacchi.

A distanza di molti anni ecco il manga tratto dal romanzo di Alexander Dumas, la cui uscita mi ha visto entusiasta, per la possibilità di incontrare di nuovo un "vecchio amico", ma anche incuriosita, perché Il Conte di Montecristo è pur sempre un romanzo di quasi 1000 pagine, e deve essere stata una sfida, nonché un lavoro veramente impegnativo, adattarlo per un formato così diverso ed avendo a disposizione uno spazio piuttosto ridotto.


La sfida può dirsi vinta: la storia è raccontata in modo da essere del tutto comprensibile anche a chi non abbia mai letto il romanzo originale e, cosa più importante per me, mi è sembrato che nessuno degli eventi significativi della storia sia stato escluso, cosa che non sempre accade, ad esempio, in molti degli adattamenti cinematografici e televisivi che sono stati realizzati nel corso dei decenni - vedi, ad esempio, la storia di Valentina -.

Riguardo alla trama in sé, questa volta sono state lampanti le sue caratteristiche da feuilleton (l'ambientazione in luoghi esotici, la dilatazione della trama, l'inserimento di rapimenti e banditi) che probabilmente oggi non gradirei del tutto, ed anche il tema della vendetta ha perso qualsiasi fascino potesse mai aver avuto, lasciando il posto, piuttosto, ad un bisogno di giustizia, che mi ha fatto apprezzare di più l'Edmond dubbioso riguardo alle proprie azioni, che quello accecato dalla sete di rivalsa.


Le tavole sono molto belle e i personaggi ben caratterizzati. Il protagonista, in particolare, è una figura affascinante e dannata, capace di far mettere sull'attenti, con la sua imponenza (e il suo patrimonio) un'intera masnada di furfanti.

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La copertina: bella. Mi piace che sullo sfondo ci sia il Castello d'If, il luogo in cui il protagonista ha più sofferto, ma anche che ha rappresentato una svolta per la sua intera esistenza, quando invece avrebbe dovuto rappresentarne solo la fine, e che Edmond si imponga al centro dell'immagine nell'atto di liberarsi dalle catene, anche se preferisco di gran lunga la versione con i capelli scuri all'interno del manga.

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Trama: A Conspiracy and a miscarriage of justice turn the gentle Edmond Dantès into an implacable agent of fate: The Count of Monte Cristo . Obsessed by vengeance and empowered by providence, the Count avenges himself on whose who have wronged him - but is this justice, or is this hubris? In the end, does even the Count know?

Alexandre Dumas' skillful narrative combines intrigue, betrayal, and triumphant revenge into a powerful conflict between good and evil. Now this exciting saga, rich and diverse, takes on an entirely new life in this Manga Classics adaptation!

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Giudizio personale: 5/5





sabato 10 marzo 2018

First impressions - A contemporary retelling of Pride and Prejudice


Autrice: Debra White Smith

Lingua: inglese

Genere: retelling

Prima pubblicazione: dicembre 2004







First impressions di Debra White Smith è, come ci indica il titolo, un retelling - in chiave moderna - di Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen.

La protagonista, Eddi/Edwarda (Elizabeth), è un'avvocatessa che sceglie di trasferirsi nella piccola cittadina di London, Texas, desiderosa di vivere una vita più semplice - nonché di allontanarsi dalla propria famiglia.
Dave (Darcy) è invece l'uomo più ricco del posto, e per questo lo scapolo più ambito, ma nasconde dei segreti riguardo se stesso e il suo passato...

Le prime interazioni tra i due non fanno ben sperare: come nella storia originale, Eddi ascolta Dave fare dei commenti negativi su di lei all'amico Calvin (Bingley), ed è inoltre irritata dall'orgoglio dell'uomo, che giudica rozzo e sgarbato.
Dave, dal canto suo, è stanco di essere inseguito da donne interessate solo al suo patrimonio, e col tempo si forma una pessima opinione delle sorelle di Eddi, Jenny (Jane) e Linda (Lydia).

L'attrazione che i due provano l'uno per l'altra è però innegabile, ed entrambi si ritroveranno poi a soffrire per scelte sbagliate e per essersi lasciati accecare dall'orgoglio e dal pregiudizio...


Il romanzo purtroppo non mi è piaciuto, e più di una volta ho avuto la tentazione di mollarlo. Solo verso la fine sono riuscita a trovarlo interessante (ma forse perché volevo semplicemente il mio lieto fine).
Innanzitutto non ho apprezzato lo stile, che a tratti mi è parso grossolano.
Il problema maggiore, però, è stato lo stesso cuore della storia: quasi tutti i personaggi, infatti, sono impegnati nel mettere in scena una riduzione teatrale di... Orgoglio e pregiudizio.
Ora, provo sempre fastidio e perplessità quando i personaggi di un retelling austeniano leggono il romanzo di Jane Austen da cui è tratta la loro stessa storia, o ne guardano un adattamento in tv, o, come in questo caso, ne imparano a memoria le battute.
Non faccio che chiedermi: " Non si accorgono di vivere gli stessi identici eventi?"; " Nessuno si chiede come mai i nomi di tutti, nonché le loro personalità siano uguali, o quanto meno poco dissimili, a quelli dei personaggi a cui si stanno appassionando?".
Personalmente lo trovo un fastidioso glitch, una sorta di bug.

Altro elemento che non ho apprezzato è stata la violenza. Non parlo di violenza fisica: nessuno (o quasi) viene malmenato. Tuttavia Eddi viene di continuo strattonata, trascinata da una parte all'altra e sembra tutto normale, nemmeno una donna forte e in carriera come lei si ribella a questo comportamento. Mi hanno infastidito, sempre riguardo a questo punto, anche alcune interazioni tra i coniugi Boswick (Bennet), nonché i modi di fare di Dave, che avrebbe dovuto essere l'epitome del fascino, ma non mi ha per nulla incantato.


Mi è piaciuto il cambiamento di cui è stata oggetto Lady Catherine (qui Mrs DeBloom), tuttavia, all'occorrenza, all'improvviso la dolce zia si è trasformata nel suo corrispettivo cartaceo, altezzosa e classista...

Vi sono stati però anche degli elementi che ho apprezzato molto: Calvin, ad esempio, e la sua reazione nel vedere Jenny per la prima volta, o il modo di presentare il disagio di Linda, di sicuro influenzata dalla predilezione del padre per Eddi, o dalla decantata bellezza di Jenny; la gelosia di Dave nel vedere Conner (Collins) essere in confidenza con Eddi.
Anche il rapporto tra i coniugi Boswick è stato indagato a fondo, tuttavia credo che un padre non dovrebbe parlare in modo così aperto alla propria figlia della relazione con la madre.

Nella storia non ci sono contenuti maturi (e di questo ne sono stata ben lieta) e abbastanza intrusivo è il ruolo della religione.

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La copertina: è carina. Mi piace la scelta del font e dei colori. E' moderna e vivace.

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Trama: Lawyer Eddi Boswick tries out for a production of Pride and Prejudice in her small Texas town. When she's cast as the lead, Elizabeth Bennet, her romantic co-star is none other than the town's most eligible--and arrogant--bachelor.

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Giudizio personale:3/5

domenica 25 febbraio 2018

I could write a book

Autrice: Karen M. Cox

Sottotitolo: A Modern Variation of Jane Austen's "Emma"

Lingua: inglese

Genere: retelling

Prima pubblicazione: settembre 2017





Sono sempre alla ricerca di un bel retelling moderno dei romanzi austeniani, e questo di Karen M. Cox è certamente uno dei migliori che abbia mai letto.

I could write a book è la riscrittura di Emma, ambientato questa volta negli anni '70 nel Kentucky, sud degli Stati Uniti.
Dopo un inizio un po' lento in cui ho dovuto abituarmi al nuovo background di cui non ho una conoscenza personale, sono stata catturata dalla storia e dallo stile dell'autrice.

La trama è piuttosto aderente al romanzo originale: Emma Woodhouse è una ragazza di buona famiglia, cresciuta tra lodi e complimenti; amici e parenti costituiscono tutto il suo mondo, che è invero piccolo. Emma, infatti, fatica ad allargare i propri orizzonti a causa della propria situazione familiare: dopo aver subito la morte della madre, il padre, in passato noto avvocato, necessita di cure per i reliquati di un ictus. Emma rinuncia così al college, scegliendo di restare a casa.
Suo amico da sempre è George Knightley, figlio del socio di Mr Woodhouse e anch'egli avvocato. Diversamente da Emma, ha potuto conoscere il mondo e sperimentare la vita, e rimprovera alla ragazza la sua inesperienza, nonché la convinzione di credere sempre di sapere cosa sia meglio per tutti. George è un uomo gentile, un gentiluomo, anzi, che intreccia di continuo relazioni fallimentari con donne sicure e di successo.

Come il suo corrispettivo austeniano, anche questa Emma è una ragazza piuttosto sola: sua sorella è ormai sposata e assorbita da marito e figli; la zia che si è presa cura di lei, Miss Taylor, ha trovato l'amore e la sua strada; il padre, che ha problemi di memoria, occupa tutto il suo tempo.
La trovo una protagonista molto coraggiosa: nonostante la vita potrebbe darle di più e nonostante i suoi sacrifici, non si lamenta mai, è sempre vivace, e non prova rancore nei confronti di quella famiglia che continua a tenerla legata a sé e a tirarla giù, quando lei potrebbe allontanarsi ed emergere dalla ristretta comunità in cui si ritrova a vivere.
Anche George è un personaggio adorabile, ed ho amato leggere della sua progressiva consapevolezza dei propri sentimenti verso Emma.

Come dicevo, l'autrice è riuscita a restare molto aderente al romanzo originale, non tralasciando nessun personaggio: c'è spazio per Frank e Jane Fairfax, per la storia tra Miss Taylor e il signor Weston, per gli odiosi Elton, per la semplice Mary Jo (Harriet), che, spinta dalle buone intenzioni di Emma, rischia di allontanarsi dalla propria felicità, credendosi innamorata ora dell'uno, ora dell'altro degli uomini che popolano il romanzo; più sottotono, invece, le apparizioni delle Bates (e forse è meglio così, trovo sempre penosi gli eventi di Box Hill).
Karen M. Cox ci regala anche delle toccanti scene con protagonista Emma e sua madre, che hanno fatto aumentare in me la tenerezza verso la protagonista e il suo buon cuore ferito.

Emma è la mia eroina austeniana preferita, protagonista di una storia profonda e divertente e di un processo di crescita doloroso e valido. Nonché di alcune delle scene più dolci con uno dei gentiluomini più amabili e affascinanti della letteratura.

I could write a book mantiene inalterate tutte queste caratteristiche e si rivela una lettura emozionante e piacevole anche per chi sia a digiuno dei romanzi di Jane Austen.

Come in Find wonder in all things, invece, non ho gradito del tutto l'epilogo con i protagonisti invecchiati, perché, come ho già ribadito altrove, a me piace pensarli giovani e felici per sempre.
Molto stimolante la sezione finale, contenente alcune domande su cui riflettere, tra cui un interessante confronto tra il personaggio di Emma e quello di Mr Darcy di Orgoglio e pregiudizio.

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La copertina: molto carina. Mi piace l'accostamento di colori e il fatto che ci sia una silhouette piuttosto che una foto.

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Trama: “Emma Woodhouse, handsome, clever and rich…”
Thus began Jane Austen’s classic, a light and lively tale set in an English village two hundred years ago. Yet every era has its share of Emmas: young women trying to find themselves in their own corners of the world. 
I Could Write a Book is the story of a self-proclaimed modern woman: Emma Katherine Woodhouse, a 1970s co-ed whose life is pleasant, ordered, and predictable, if a bit confining. 
Her friend George Knightley is a man of the world who has come home to fulfill his destiny: run his father’s thriving law practice and oversee the sprawling Donwell Farms, his family legacy in Central Kentucky horse country. 
Since childhood, George’s and Emma’s lives have meshed and separated time and again. But now they’re adults with grown-up challenges and obligations. As Emma orchestrates life in quaint Highbury, George becomes less amused with her antics and struggles with a growing attraction to the young woman she’s become. 
Rich with humor, poignancy, and the camaraderie of life in a small, Southern town, I Could Write a Book is a coming of age romance with side helpings of self-discovery, friendship, and finding true love in the most unlikely places.

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Giudizio personale: 5/5

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Della stessa autrice:
- Find wonder in all things

domenica 11 febbraio 2018

The unthinkable triangle


Autrice: Joana Starnes

Sottotitolo: A Pride and Prejudice variation

Lingua: inglese

Genere: variation

Prima pubblicazione: settembre 2015



Che Joana Starnes sappia scrivere - ma scrivere davvero - è palese anche per chi, come me, legge i suoi libri in una lingua che non è la propria.
Dalla sua penna sono già scaturiti The subsequent proposal e The second chance, che mi avevano attirata per il fatto che, pur essendo variation di Orgoglio e pregiudizio, incrociavano le storie di Darcy, Lizzie e gli altri con quelle dei personaggi di Persuasione l'una, e di Ragione e sentimento l'altra. Tuttavia di sicuro il mio romanzo preferito della scrittrice britannica - per ora - è proprio The unthinkable triangle, che, riguardo a personaggi e ambientazione, si mantiene strettamente nei limiti di Orgoglio e pregiudizio.


Nocciolo della storia è, come ci suggerisce il titolo, l'impensabile triangolo a cui la stessa Jane Austen aveva alluso, ovvero quello tra Elizabeth, Darcy e il colonnello Fitzwilliam. Nella storia originale, infatti, quest'ultimo confessa che, se non dovesse necessariamente sposare una donna ricca, essendo lui un figlio cadetto, le sue attenzioni ricadrebbero con piacere sulla secondogenita dei Bennet.
Nel romanzo di Joana Starnes, il colonnello, Richard, manda all'aria tutti i suoi precedenti propositi matrimoniali pur di coronare il suo sogno d'amore con Elizabeth, che, a sua volta, non dà peso alle condizioni economiche dell'uomo.
Darcy, dal canto suo, assiste impotente alla materializzazione di un incubo: la donna amata legata non solo ad un altro uomo, ma a quello che è il suo affezionato cugino nonché amico fraterno ...


Già in The subsequent proposal Joana Starnes era stata superba nel descrivere la disperazione di Darcy, allora permeata, almeno in principio, di rabbia a causa del rifiuto della sua proposta di matrimonio. Qui abbiamo invece la disperazione che nasce dal rimpianto per aver sprecato tempo prezioso: Richard, infatti, si dichiara ad Elizabeth ad Hunsford proprio lo stesso giorno in cui Darcy si era finalmente deciso a compiere lo stesso passo (in quella che probabilmente sarebbe stata, come nel romanzo originale, una proposta disastrosa).

La storia riesce ad essere piacevole ed originale: ad un certo punto ho pensato a ben tre svolte della vicenda, tutte prevedibili e noiose in realtà, ma la scrittrice è riuscita a trovare una strada inaspettata e realistica. 

I personaggi mi sono piaciuti molto, li ho trovati tutti in linea con i corrispettivi austeniani (e ringrazio di tutto cuore l'autrice di aver tenuto fuori Wickham). Mrs Bennet è resa benissimo, non è presente in molte scene, ma mi ha strappato un sorriso ad ogni apparizione. Elizabeth è molto dolce, non una super donna come spesso accade in altre variation, e Mr Bennet perfettamente pacato ed amorevole.
Se dovessi trovare una nota negativa, direi che non mi sono sentita coinvolta nella storia tra Lizzy e Richard, probabilmente perché essa è stata raccontata solo attraverso quest'ultimo, e quasi nulla ci viene mostrato del suo sbocciare.


La mia parte preferita è stata di sicuro quella del chiarimento tra i due protagonisti principali, Darcy ed Elizabeth. Si è trattato di una scena molto delicata, dolce ed emozionante quale raramente mi è capitato di trovare in un romanzo.

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La copertina: non mi fa impazzire ma nemmeno mi dispiace. Apprezzo il contrasto tra il rosso e il giallo, tuttavia credo che avrei preferito un'impostazione meno geometrica.

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Trama: All is fair in love and war – or is it? What if Mr. Darcy’s rival for Elizabeth Bennet’s hand and heart is not some inconsequential stranger, but his dearest, closest friend? How is he to reconcile the claims of loyalty and kinship with the urge to pursue his heart’s desire?

"Eyes tightly shut against the horrifying future, Darcy dug his fingers in his hair. Lost to him forever. Not merely lost, but promised to his cousin – firmly in his life, but never his! How in God’s name was he to bear it and not become unhinged? How was he to have her at his table as Richard’s affianced, and not betray himself? How was he to see her, time and again, and give no sign that he wanted her more than he had ever wanted any woman? How was he to keep up the pretence, day after excruciating day?"

“This cannot be! Today’s events have tampered with your judgement.”
“Elizabeth, pray let my judgement be my concern alone. From the very first days of our acquaintance I sat in judgement instead of courting you, and I paid a terrible price for it. After a year such as I had, there is nothing – nothing, do you hear? – that I would not do to be with you.”
He kissed her with a passion bordering on desperation, then burst out, more fiercely than ever:
“You must leave me room to hope! Or, as God is my witness, by this time tomorrow I will have carried you off to Gretna Green and damn the consequences!”

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Giudizio personale: 5/5

sabato 10 febbraio 2018

Casa Howard - Citazioni

" E' così facile parlare di emozione passeggera, dimenticando quanto fosse intensa prima che passasse. "

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" ... sentiva che quanti si preparano in anticipo a tutte le emergenze della vita, rischiano di farlo a spese della gioia. "

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" Non sempre i poveri possono raggiungere quelli che vogliono amare e quasi mai fuggire da quelli che non amano più. "

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" La vita è davvero pericolosa, ma non nel modo in cui ci vorrebbe far credere la morale. E' davvero ingovernabile, ma la sua essenza non è una battaglia. E' ingovernabile perché romanzesca, e la sua essenza è la bellezza romantica. "

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" - La mia convinzione - dice il mistico - si rafforza infinitamente nel momento in cui un'altra anima vi crede. "

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" Non si è sicuri di nulla, tranne che della verità delle proprie emozioni. "

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" Senza dubbio non v'è riposo per noi sulla terra. Ma v'è certamente felicità... "

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" Ella sapeva che dall'espediente della Natura noi abbiamo costruito una magia che ci conquisterà l'immortalità. "

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" Tutto era così solido e lindo, che il passato scattò in alto, fuori dalla vista, come una tendina avvolgibile, lasciando non arrotolati soltanto gli ultimi cinque minuti. "

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" ... ma noi sappiamo che nessuna generalizzazione è possibile riguardo a quelli che amiamo; non lo stesso cielo li attende, né lo stesso oblio. "

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" Ora è tutta una questione di affetto. [...] E l'affetto, quando è ricambiato, dà dei diritti. "

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" Io so cose che loro non possono sapere, e anche tu le sai. Noi sappiamo che c'è la poesia. Noi sappiamo che c'è la morte. Loro possono soltanto accettarle per sentito dire. "

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" E fra tutti i mezzi di rigenerazione il Rimorso è certamente il più rovinoso. Insieme a quelli avvelenati taglia via i tessuti sani. "

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Qui la recensione del romanzo

sabato 27 gennaio 2018

Maria Antonietta

Autrice: Antonia Fraser
Lingua: italiano
Sottotitolo: La solitudine di una regina
Titolo originale: Marie Antoinette. The journey
Genere: saggio
Prima pubblicazione: 2001

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Quella di Maria Antonietta, lo sanno tutti, è una storia senza lieto fine.
Sia lei che il marito, diventato poi Luigi XVI, salirono al trono quasi per uno scherzo del destino: a causa del vaiolo che sfigurò una sorella promessa al delfino, l'una; per la prematura morte del fratello maggiore, l'altro. Fu così che due ragazzi giovani, inesperti, sottovalutati, poco avvezzi agli intrighi politici e, almeno nel caso di Luigi, con una scarsa autostima, si ritrovarono ad essere sovrani di una nazione che, dopo qualche tempo, si sarebbe violentemente sollevata contro di loro.

Maria Teresa d'Austria
Antonia Fraser, già autrice del bellissimo Le sei mogli di Enrico VIII, traccia con elegante maestria la storia di questa regina, inserendola sapientemente nel suo contesto storico ed arricchendo il saggio di informazioni non sempre facili da reperire.
Ne viene fuori il ritratto di una donna piuttosto sola, non all'altezza della potente madre, l'imperatrice Maria Teresa, e dopotutto non interessata alla manovre politiche, né propensa a favorire la sua terra natia a scapito della nuova patria. Di certo le pressioni subite dalla famiglia di origine, come testimoniano le lettere provenienti dall'Austria, furono tante: in esse è lampante il fatto che Maria Antonietta fosse vista semplicemente come pedina sullo scacchiere politico, nonché come strumento per mettere al mondo i futuri sovrani di Francia. E' raro leggere di un interessamento verso la sua persona da parte dei familiari, e suona quanto meno meschino da parte del fratello, erede al trono imperiale e con una sola figlia, premere su Maria Antonietta, già madre di un maschio e una femmina, affinché dia alla luce un altro figlio, che sostituisca il delfino in caso di morte prematura.

Maria Antonietta con i figli Maria Teresa Carlotta, Luigi Giuseppe, Luigi Carlo e la culla vuota di Sofia Elena Beatrice, morta prima di compiere un anno.

Naturalmente la parte più penosa è quella riguardante la Rivoluzione. Non avevo mai letto un resoconto così chiaro e crudo che mi facesse riflettere sulla profonda violenza dell'evento, di cui di solito si predilige il ruolo di apripista ai valori di liberté, égalité, fraternité.
Maria Antonietta, che era stata sentita dalla popolazione come una straniera, sospettata di favorire l'Austria e accusata di ogni nefandezza - le vignette satiriche e offensive che la ritraevano regina di lussuria avrebbero spezzato chiunque -, naturalmente non fu risparmiata dai rivoltosi: spaventata nella propria casa, tenuta prigioniera, privata degli affetti, fu perfino accusata di aver molestato il figlio, e condannata da un tribunale dopo un processo che anche alcuni tra gli stessi fautori della Rivoluzione giudicarono una farsa.
Così la regina di Francia per caso, che aveva trovato nella passione per gli abiti e le acconciature che oggi ci paiono ridicole, il rimedio a una vita passata in gran parte in solitudine in un paese ostile, se ne andò via, pare, con i capelli diventati improvvisamente bianchi, attraverso quella che fu uno dei simboli della Rivoluzione francese, la ghigliottina, ignara anche del destino che attendeva i figli ancora in vita (e che fu ben penoso, soprattutto per il maschietto).

Il volume è un saggio interessantissimo, dalla scrittura coinvolgente, e corredato al centro da una serie di ritratti che ci permettono di conoscere più da vicino la regina di Francia e la sua famiglia.

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La copertina: mi piace molto. Il ritratto utilizzato è quello dell'artista francese Elizabeth Vigée-Lebrun, che ci restituisce l'immagine di una Maria Antonietta nella sua maturità, ed in cui spicca il rosso del velluto che ricopre i mobili e il blu dell'abito della regina.
Mi piace in generale l'impostazione delle copertine Oscar storia della Mondadori, purtroppo recentemente cambiata in quello che mi sembra un design vecchio e per nulla attrattivo:

La nuova copetina

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Quarta di copertina: La figura magnifica e tragica di Maria Antonietta, figlia di Maria Teresa d'Austria e moglie di Luigi XVI di Francia, continua a suscitare sentimenti contrastanti: fu solo una vittima innocente? Influenzò gli eventi della Rivoluzione dell'89? In questa appassionante biografia Antonia Fraser ricostruisce l'itinerario di formazione personale e politica dell'infelice regina, liberando il personaggio dagli stereotipi e restituendola alla sua dimensione umana e storica.
Le ricerche della Fraser non hanno trascurato nulla, dal costume europeo dell'Ancien Régime all'ambiente politico-economico e a quello dell'apparato cortigiano, dalla cerchia di amici e di consiglieri, dei quali viene indagata la psicologia, al coro di voci dei testimoni coevi che raccontano ognuno una parte della vicenda. Con lo stile di narratrice di razza che le è proprio, l'autrice descrive le grandi decisioni, gli errori di giudizio, gli slanci, le potenti aspirazioni individuali di Maria Antonietta, una donna sopraffatta dai grandi sconvolgimenti della Storia.

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Giudizio personale: 5/5

mercoledì 24 gennaio 2018

Il portale delle tenebre - Citazioni

" L'uomo che teme la battaglia non otterrà mai alcuna vittoria ."

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" Esistono mercenari vecchi ed esistono mercenari coraggiosi, ma non esistono vecchi mercenari coraggiosi."

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" Una borsa di conio compra il silenzio di un uomo per un po'. Un dardo di balestra compra quel silenzio per sempre."

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" Le mezze verità pesano molto di più delle complete menzogne."

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" ... raramente gli uomini sono come appaiono. E all'apparenza tu sei talmente colpevole da convincermi della tua innocenza."

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" Fa un freddo fottuto da quelle parti e, sai, [padre], ho già fatto il pieno qui da te di tutto il freddo che posso sopportare."

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Qui la recensione del romanzo

sabato 20 gennaio 2018

Il dono della terapia

Autore: Irvin D. Yalom
Lingua: italiano
Titolo originale: The gift of therapy
Genere: saggio
Prima pubblicazione: 2002

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Irvin Yalom è uno psichiatra con un'esperienza di oltre quarant'anni nel campo della psicoterapia. E' conosciuto dal grande pubblico soprattutto per i suoi romanzi, come La cura Shopenhauer.
Il dono della terapia, tuttavia, non è uno di essi: si tratta di un saggio che offre, attraverso capitoli piuttosto brevi, preziosi consigli ed esperienze personali riguardanti appunto la terapia.

Citando le parole dello stesso autore: "La terapia e il rapporto analista-paziente sono [...] l'argomento proprio di questo libro, ma in una maniera appunto così originale che l'esperienza terapeutica vi appare come una sorta di avventura, e analisti e pazienti vi sono raffigurati come singolari "compagni di viaggio" anziché come distaccati guaritori e infelici che soffrono".
Yalom, infatti, non si pone su di un piedistallo, né in quanto insegnante né in quanto terapeuta, ma risulta estremamente umano nei confronti dei suoi pazienti, da cui più volte ammette di aver imparato molto, e confida inoltre vari episodi della propria vita in cui, esattamente come chiunque altro, non è stato "immune dalle intrinseche tragedie dell'esistenza".


Nel parlare della terapia, l'autore punta molto proprio sull'umanità e sul rapporto con il paziente, criticando l'estrema standardizzazione della terapia, che negli Stati Uniti si vuole sempre più breve, ma ugualmente efficace, mentre essa "è un'esplorazione profonda [...] del corso e del significato della vita", ed in quanto tale richiede tempo, fiducia nei confronti del terapeuta e preparazione da parte di questi.

I singoli capitoli trattano ognuno un tema diverso, come la morte e il significato della vita, avendo comunque sempre al centro il rapporto con i pazienti, di cui spesso vengono riportate le storie o stralci di sedute.
E' di sicuro un agile manuale utile per gli addetti ai lavori, ma anche per chi è o è stato paziente, o semplicemente è incuriosito da questo aspetto della medicina.

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La copertina: è una delle più belle che abbia mai visto. Adoro la finestra aperta e il modo in cui la luce si concentra soprattutto in alto a sinistra.

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Descrizione: «I consigli di questo libro scrive Irvin Yalom nellintroduzione al volume sono
tratti da annotazioni relative a quarantacinque anni di pratica clinica. Esso rappresenta un mélange particolare di idee e tecniche che ho trovato utili nel mio lavoro.
Queste idee sono così personali, presuntuose e qualche volta originali che difficilmente il lettore potrà trovarle altrove».
La terapia e il rapporto analista-paziente sono, come indica il titolo, largomento proprio di questo libro, ma in una maniera appunto così originale che lesperienza terapeutica vi appare come una sorta di avventura, e analisti e pazienti vi sono raffigurati come singolari «compagni di viaggio» anziché come distaccati guaritori e infelici che soffrono.
Unendo labilità di narratore al rigore dello studioso, lautore di Le lacrime di Nietzsche
racconta i casi clinici più difficili che gli siano mai capitati rileggendoli alla luce di
un passo di Freud o di Schopenhauer, rivela il consiglio di un vecchio amico grazie al quale superò una delusione di gioventù, attinge alle pagine di Hermann Hesse per parlare di malattia e di guarigione.
«Guidato dalla passione per il compito» e messi da parte i consigli che gli suscitavano «meno entusiasmo», Yalom invita i lettori a seguirlo attraverso ottantacinque temi centrali della terapia contemporanea. Rimuovere gli ostacoli e andare avanti, ad esempio. Evitare le diagnosi. Non avere paura di sbagliare. Sviscerare il senso della parola «casa».
Riflettere sui sogni che ci tengono svegli, e ricordare che se il terapeuta ha molti pazienti, il paziente ha un solo terapeuta.
Scritto «con lo stile di O. Henry e lumorismo di Isaac Singer» (San Francisco Chronicle),Il dono della terapia è un viaggio unico ed emozionante al termine del quale la terapia apparirà come un itinerario complesso, un cammino arduo e non privo di trappole, tuttavia sempre ricco di soste appaganti e affascinanti scoperte. Unintima collaborazione che, citando le parole di Reiner Maria Rilke, poeta caro a Yalom, è in grado di dare a tutti noi gli strumenti per affrontare «ciò che cè di irrisolto nei nostri cuori».

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Giudizio personale: 4/5