sabato 27 agosto 2016

Mount Hope

Autrice: Sarah Price
Sottotitolo: An Amish retelling of Jane Austen's Mansfield Park 
Lingua: inglese
Genere: clean romance
Prima pubblicazione: settembre 2016

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Mount Hope è la rivisitazione in chiave Amish di uno dei romanzi meno conosciuti di Jane Austen, Mansfield Park.
 Quinto per uscita dopo i retelling degli altri classici più noti della stessa autrice, è, con grande sorpresa, il mio preferito finora (non in assoluto in quanto per me manca ancora all'appello Sense and sensibility).

La storia comincia con la descrizione delle condizioni in cui versa la famiglia della protagonista Fanny, ancora decenne, in Colorado, in una comunità Amish non molto prospera né promettente.
Ho amato il primo capitolo, per lo stile e il modo in cui la vicenda è introdotta, con la povera Fanny che si ritrova di punto in bianco mandata via dalla sua casa per andare incontro a un destino incerto a Mount Hope, in Ohio.

Il romanzo prosegue in modo abbastanza aderente all'originale, con dei piccoli cambiamenti dovuti alla nuova ambientazione, che ben si presta all'adattamento di un libro scritto nel XIX secolo.
Fanny cresce così nella casa dell'abbiente famiglia Bontrager, con i due cugini nati dal primo matrimonio dello zio, le due cugine Miriam e Julia e la zia Martha, qui caduta in uno stato di profonda prostrazione e depressione a causa del carattere prepotente del marito e delle pesanti ingerenze della sorella Naomi, vedova del vescovo, nella gestione della casa.

Fanny cresce sentendosi non voluta, sfruttata dalle indolenti cugine, ma amata almeno da Elija, il suo Bontrager preferito.
Il silenzio e l'umiltà della protagonista sono compensati da un'acuta capacità di osservazione, che le permette di accorgersi delle condizioni sempre più critiche della zia Martha, del carattere superficiale delle cugine, e, soprattutto, di smascherare immediatamente i fratelli Coblentz, Mary ed Henry.
La prima è causa di tremendo dolore per Fanny, che si accorge, sola, che la ragazza non è interessata ad Elija, il quale ad un certo punto è davvero innamorato di lei, bensì solo alla sua futura eredità.
Il secondo è qui ritratto in modo anche peggiore rispetto all'Henry originale: non solo è un ragazzo sfrontato che non segue le regole della comunità e flirta con entrambe le sorelle Bontrager, ma non pare nemmeno interessato a Fanny, quanto piuttosto alla sfida di conquistarla; non si cura dei suoi bisogni, non la ascolta, non tiene la porta aperta per lei proprio quando sta cercando di affascinarla.
Purtroppo nella storia manca del tutto l'apparizione di Henry in casa Price - che aspettavo con molta curiosità -, cosa forse non adattabile al mondo Amish.

Mi è piaciuto molto come l'autrice ha descritto i rapporti di Fanny con la sua famiglia d'origine: il breve incontro con il fratello prima prediletto, William, finisce per risultare molto triste, in quanto la protagonista si rende conto che ormai non sono altro che estranei l'uno per l'altra, mentre il ritorno della ragazza in Colorado mi ha fatto quasi palpare tutto lo squallore di quella casa isolata e la mancanza di calore e affetto in una famiglia povera e senza speranze di miglioramento.

Come gli altri volumi della serie, il romanzo ci permette di conoscere più da vicino gli usi e costumi delle comunità Amish, e questa storia in particolare ci fa assistere a un battesimo, una cerimonia con cui i giovani adulti scelgono di vincolarsi alla chiesa - quindi alla vita Amish - dopo il rumschpringe, il periodo in cui è a loro permesso vivere nel mondo al di fuori della comunità.

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Trama: When her father can no longer provide for his large family, Fanny Price is sent away from her small Amish community in Colorado to live with her aunt’s family in Mount Hope, Ohio. Fanny immediately feels out of place at the Bontrager farm but finds a friend in her aunt’s stepson, Elijah Bontrager.

As time passes, Fanny begins to long for their friendship to blossom into something more, but her hopes are dashed when Elijah starts to court someone else. With her uncle pressuring her to marry a man who can take her off his hands, Fanny must learn to rely on God for her future.

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Giudizio personale: 4/5

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Della stessa serie:
- First Impressions: an Amish tale of Pride and Prejudice
- The matchmaker: an Amish retelling of Jane Austen's Emma

domenica 21 agosto 2016

The matchmaker

Autrice: Sarah Price
Sottotitolo: An Amish retelling of Jane Austen's Emma (The Amish Classics #2)
Lingua: inglese
Genere: clean romance
Prima pubblicazione: febbraio 2015

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The matchmaker è il retelling dell'austeniano Emma ambientato nella comunità Amish; secondo, nella serie The Amish classics di Sarah Price, dopo First impressions.

Anche questa volta l'autrice ha fatto un ottimo lavoro nel riproporre un classico del XIX secolo traslando la storia ai giorni nostri, ma in una comunità con usi e costumi così diversi da quelli riconosciuti da noi occidentali. Il risultato è quindi non solo un romanzo divertente, ma anche interessante, in quanto ci permette di guardare più da vicino lo stile di vita Amish.

Leggendo The matchmaker, infatti, ho scoperto che anche in queste comunità vi sono delle differenze sociali ed economiche tra le famiglie (che io credevo invece tutte sullo stesso piano). Come nella storia originale, infatti, Emma, così come Gideon, il corrispettivo di Mr Knightley, sono piuttosto benestanti, mentre l'equivalente di Mr Martin si occupa dell'allevamento dei maiali, e non è visto di buon occhio dalla protagonista, né gli altri personaggi lo considererebbero mai adatto a sposare una ragazza come lei.
Inoltre imperversano i pettegolezzi, che possono influenzare pesantemente la vita di una persona, trattandosi di una comunità così piccola.

La trasposizione della storia è piuttosto fedele all'originale di Jane Austen; inoltre Emma è la mia eroina austeniana preferita e mi ha fatto piacere vederla descritta così bene. Inizialmente ci troviamo di fronte ad una ragazza spensierata, felice, legatissima a suo padre e ben contenta della sua vita, che però comincia a cambiare a partire dal matrimonio della zia / Miss Taylor.
A poco a poco, quel mondo fatato in cui Emma viveva - o credeva di vivere - viene letteralmente capovolto. L'arrivo di Alice / Augusta, ancora più odiosa del personaggio originale, la mette in ombra; i suoi piani riguardanti la vita amorosa dell'amica Hanna si rivelano un fallimento; Gideon è deluso da lei e probabilmente preso da un'altra donna...
L'autrice descrive molto bene questa fase della vita della protagonista, la sua depressione e il fatto di sentire di non avere più un posto nel suo mondo. Il rendersi conto, anzi, che quel mondo non esiste più.
Ma anche qui, tutto ciò servirà a far maturare Emma e a condurla verso il suo lieto fine.
A questo proposito, la storia ci rende partecipi di un matrimonio Amish molto più che il volume precedente, in cui tale cerimonia era solo stata descritta nei suoi caratteri generali.

Il romanzo presenta molte scene emozionanti e credo risulti veramente piacevole a chiunque ami Emma.

Una menzione particolare all'amabilità di Hetty e alla gita a Yoder / Box Hill, sempre dolorosa.

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Trama: When Emma's interference in her friends' lives backfires, will the consequences be more than she bargained for?

Emma Weaver is twenty-one years old and has found a passion for playing matchmaker with her Amish friends.  Her neighbor, Gideon King, warns her about interfering in people's lives, but she disregards his advice and plans to set up Paul, the son of the Amish bishop, with her friend Hannah.

But when Paul misinterprets Emma's attention, believing she has feelings for him, he begins asking her to ride in his buggy after Sunday singings and shows up at her house for Friday evening visits.  As she tries to repair the damage that's been done and mend the hearts that have been broken, she finds herself in trouble with the community.  Will she learn her lesson and stop meddling in the affairs of others?  Will she find a love of her own?

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Giudizio personale: 4/5

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Della stessa serie:
- First impressions - An Amish tale of Pride and Prejudice
- Mount Hope - An Amish retelling of Jane Austen's Mansfield Park

mercoledì 17 agosto 2016

Ladle rat rotten hut

Autore: Cameron Jace
Sottotitolo: A Grimm Diaries prequel
Lingua: inglese
Genere: fantasy
Prima pubblicazione: luglio 2012

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Ladle rat rotten hut è il quarto tra i Grimm Diaries prequels di Cameron Jace, e, pur con le sue incongruenze, alcune scelte di cattivo gusto e dialoghi improbabili, è finora il migliore.
Il titolo riprende l'Anguish Language creato da Howard L. Chase, un linguaggio basato sul suono delle parole, piuttosto che sul loro significato. "Ladle rat rotten hut" sta per "Little Red Riding hood". E' infatti Cappuccetto rosso la protagonista di questa breve storia.

Cappuccetto è qui un'adolescente che vive in una casa alquanto isolata con una madre che serba ancora l'aspetto di una ragazzina e che ogni giorno si reca nel bosco con una bottiglia di vino e un cestino di leccornie.
Il nome della protagonista è così spaventoso che la mamma la chiama "Ladle", "Little" nell'Anguish Language, ma anche "mestolo" nel linguaggio comune.
Senza un solo amico o vicino, la piccola soffre molto la mancanza della madre, soprattutto a causa dei lupi, che sembrano minacciare la sua incolumità.
All'esterno della casa, quale unico esemplare, c'è l'Albero della Vita, che ogni giorno lascia cadere un biscotto della fortuna (ho già parlato di cattivo gusto?). L'unica a poter leggere il messaggio contenuto in esso è, però, solo la mamma di Ladle.

Al compimento del suo sedicesimo compleanno, alla fanciulla viene finalmente dato il permesso di uscire di casa, per portare i soliti dolci e vino nel bosco alla sua nonnina, che si rivela essere la strega di Hansel e Gretel che vive nella casetta di pan di zenzero.
Il mantello di Ladle è però bianco come la neve, non rosso come ci ha tramandato la storia. Il rosso, infatti, nel Regno del dolore (la cui regina è la madre di Biancaneve) è un colore proibito.
Il motivo per cui il mantello si colorerà, è molto originale, così come la vera identità di Ladle e di sua madre.

La storia avrebbe potuto essere molto carina, se solo lo stile fosse stato più elegante e la realizzazione più curata. 
Come al solito, ho avuto l'impressione che ci fossero buone idee, ma mal realizzate. La peggiore è forse quella del ragazzo lupo, i cui dialoghi con la protagonista sono davvero pessimi.

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Trama: Little Red Riding Hood's untold and true story. Why she was wearing a Red hood. Who her Grandma really was. What the wolf actually wanted. Where she fits in the Dreamworld. And what Ladle Rat Rotten Hut means.

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Giudizio personale: 3/5

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Volumi precedenti:
- Snow White Blood Red
- Ashes to Ashes and Cinder to Cinder
- Beauty never dies

mercoledì 10 agosto 2016

The truth about fragile things

Autrice: Regina Sirois
Lingua: inglese
Genere: young adult
Prima pubblicazione: giugno 2016

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The truth about fragile things è una storia molto delicata che coinvolge tre adolescenti: Megan, Charlotte e Philip.
La prima, di circa diciassette anni, ha sempre vissuto la sua vita portandosi dietro un gran senso di colpa e la voglia di nascondersi. All'età di due anni, infatti, per inseguire una farfalla, rischiò di essere investita da un'auto, ma fu prontamente salvata da un uomo, Bryon, che però perse la sua vita.
Charlotte all'epoca non aveva nemmeno compiuto un anno, e quell'atto eroico le costò il padre. Al tempo della storia raccontata nel romanzo, è una ragazzina arrabbiata e cinica, che tenta di esaudire i desideri che compongono una wish list lasciata incompleta dal genitore.
Philip è il migliore amico di Megan, un ragazzo simpatico e sensibile che permetterà alle due adolescenti di realizzare i desideri della lista, una volta deciso che è un compito che porteranno avanti insieme.

Nella descrizione dei ragazzi e delle loro vicende, l'autrice riesce a tenersi lontana dagli stereotipi e dai facili drammi.
Il personaggio di Megan, ad esempio, che rischiava di diventare patetico, rappresentando una "secchiona" taciturna e scostante, riesce a mostrare tutta la sua disperazione e il dolore che si deve provare sentendosi per tutta l'infanzia e l'adolescenza come l'assassina di un uomo buono e altruista.
Dal canto suo, Charlotte in principio mi stava un po' antipatica, ma con il proseguire della storia si comprendono anche le sue ragioni e il suo profondo dolore.

Notevoli i personaggi comprimari, come i genitori delle ragazze, la sorellina di Megan e la professoressa Schatz.

Mi è piaciuto molto il modo in cui Regina Sirois ha raccontato l'evolversi dei rapporti tra i tre ragazzi protagonisti, soprattutto quello tra Philip e Megan, che ad un certo punto della storia si ritrova spiazzata da un'altra ragazza, con l'impressione di perdere il suo amico, cosa che la porta a sentirsi ancora più sola e abbandonata.

La storia è così sia un racconto di crescita che la rappresentazione di una catarsi, con i protagonisti - ma non solo - che alla fine del percorso si ritrovano non soltanto cambiati, ma finalmente liberi da quei pesi che li avevano schiacciati durante tutta la loro breve vita.

Il romanzo è piacevole e spesso commovente; ciò che non ho gradito è stata la sua eccessiva lunghezza, soprattutto l'indugiare nel racconto del campeggio e dello spettacolo teatrale.

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Trama: Bryon died fifteen years before his time. Charlotte grew up angry. I grew up scared. And Phillip- well, he never grew up.
And now we are all bound together in one painful heap of humanity. Broken, but bound. And maybe it is only the fact that we are tangled in this terrible knot that will hold us together until we heal. This is unfortunately, and miraculously, my story.

17-year-old Megan Riddick is alive only because a stranger died to save her when she was a toddler. Fifteen years later she finds herself in the same high school as that heroic man's daughter.

Charlotte Exby never knew her father because he chose to save a child he didn't know instead of raise the one he loved.

Plagued with guilt and resentment, Megan and Charlotte make an uneasy truce as they join forces to complete the bucket list of the man who made both of their lives possible.

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Giudizio personale: 4/5

venerdì 5 agosto 2016

L'uomo che credeva di essere morto

Autore: Vilayanur S. Ramachandran
Sottotitolo: e altri casi clinici sul mistero della natura umana
Titolo originale: The tell-tale brain
Lingua: italiano
Genere: scienze / neuroscienze / medicina
Prima pubblicazione: 2011

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L'uomo che credeva di essere morto è un interessantissimo saggio scritto dal neuroscienziato indiano Vilayanur Ramachandran.
Il titolo italiano si riferisce ad uno degli ultimi casi trattati, in realtà secondo me nemmeno il più interessante, ma sicuramente nella nostra lingua più accattivante della traduzione del titolo originale, The tell-tale brain, pressappoco "Il cervello rivelatore".

Gli argomenti trattati sono numerosi e vari, quali gli arti fantasma, la visione, il linguaggio, l'introspezione e sindromi che potrebbero sembrare a prima vista "bizzarre", come quella che dà il titolo al libro.
In particolare ho trovato molto interessanti i capitoli riguardanti l'autismo con l'intrigante teoria sui neuroni specchio, e quello sulla sinestesia, cioè la capacità di alcune persone di percepire colori nelle lettere o nei numeri.
Ancora, ho scoperto varie connessioni tra l'arte, l'estetica e il cervello, a cui ammetto di non aver mai pensato prima.
L'Introduzione al libro, in cui l'autore parla dell'essere umano come di un "fenomeno assolutamente unico e meravigliosamente nuovo nell'universo", è quasi commovente.

Lo stile è molto chiaro e asciutto (ahimè, qualche volta autocelebrativo), e lo scienziato tratta di esperimenti, aneddoti ed esperienze vissuti in prima persona, quindi di argomenti che conosce bene e di teorie di cui può illustrare lucidamente le ragioni.

Il libro è corredato da numerose illustrazioni e foto che aiutano a comprendere meglio il testo, nonché da un Glossario molto curato e utile.

Di sicuro un libro da rileggere.

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Quarta di copertina: Perché alcune persone ci attraggono sessualmente? Perché ci affascina una certa melodia, un quadro o un tramonto? Come è nato il linguaggio? Come fa il cervello a dare origine alla coscienza? Il famoso neuroscienziato Vilayanur R. Ramachandran indaga le connessioni tra corpo, mente e cervello basandosi sull'osservazione concreta di pazienti che, a causa di difetti genetici o di lesioni cerebrali, presentano sindromi stravaganti e in apparenza inspiegabili.
Coniugando competenza specialistica e talento narrativo, attraverso esempi, storie ed esperimenti, Ramachandran ci guida in una sorta di piacevolissimo "giro turistico" tra le più innovative e feconde scoperte scientifiche sul sottile confine tra neuroscienza e comportamento umano, e lungo il misterioso itinerario dalla percezione alla coscienza. Il risultato è un libro destinato ad aprire prospettive inedite su quelle facoltà che rendono l'uomo davvero unico e speciale fra tutti gli esseri viventi che popolano il nostro pianeta.

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Giudizio personale: 5/5

lunedì 1 agosto 2016

Non lasciarmi

Autore: Kazuo Ishiguro
Titolo originale: Never let me go
Lingua: italiano
Genere: ucronia
Prima pubblicazione: 2005

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Non lasciarmi è un romanzo molto coraggioso dello scrittore di origini giapponesi Kazuo Ishiguro.
A narrare è Kathy, trentun anni, che racconta della sua infanzia nell'istituto di Hailsham, passata insieme ad altri bambini come lei "speciali", accomunati da un destino di cui, di sicuro, ognuno di loro sarebbe stato ben felice di sbarazzarsi.
L'autore, infatti, immagina che, negli anni '50 del Novecento, l'umanità abbia fatto una scelta terribile, del tutto discutibile sul piano etico e morale.
La storia è ambientata invece negli anni '80, quando oramai, egoisticamente, nessuno sceglierebbe di tornare indietro, e le persone sono irrimediabilmente divise in due gruppi: quelle che hanno il diritto di vivere la propria vita e avere un futuro, e quelle a cui tale diritto viene invece negato.

Non svelerò quale sia questa orribile scelta, il vero fulcro del romanzo che dà il via a tutta la storia, anche se in tantissime recensioni viene tranquillamente rivelato, a danno, secondo me, di chi non si è ancora avvicinato al libro.
Purtroppo ho letto il romanzo sapendo già di cosa si trattasse, e mi sono chiesta quali emozioni avrei provato se invece lo avessi scoperto secondo i tempi dettati dall'autore.
In entrambi i casi, ad ogni modo, Non lasciarmi è una storia capace di evocarne tantissime, di emozioni.

L'autore è molto bravo a descrivere la vita in comune di ragazze e ragazzi in modo piuttosto verosimile, e proprio questa normalità nei protagonisti e nei loro compagni rende ancora più atroci le descrizioni della vita da giovani adulti che invece è stata loro destinata.
Spesso mi sono ritrovata a pensare: "E' devastante".
Eppure uno dei personaggi, Ruth, non desta nemmeno simpatia ed empatia, nel suo manipolare ulteriormente le vite dei suoi compagni Kathy e Tommy. Ma si tratta di un essere umano, e nessuna scelta, nessun bene superiore, dà il diritto a persone che come lei respirano, pensano, sognano, di negarle il diritto fondamentale alla vita.

Non lasciarmi è un romanzo molto profondo, che fa riflettere sul valore dell'esistenza, dell'amicizia, dell'amore, e ci mostra a cosa potrebbero arrivare gli uomini, in un mondo in cui non vorremmo vivere mai.

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Trama: Kathy, Tommy e Ruth vivono in un collegio, Hailsham, immerso nella campagna inglese. Non hanno genitori, ma non sono neppure orfani, e crescono insieme ai compagni, accuditi da un gruppo di tutori, che si occupano della loro educazione. Fin dalla più tenera età nasce fra i tre bambini una grande amicizia. La loro vita, voluta e programmata da un'autorità superiore nascosta, sarà accompagnata dalla musica dei sentimenti, dall'intimità più calda al distacco più violento. Una delle responsabili del collegio, che i bambini chiamano semplicemente Madame, si comporta in modo strano con i piccoli. Anche gli altri tutori hanno talvolta reazioni eccessive quando i bambini pongono domande apparentemente semplici. Cosa ne sarà di loro in futuro? Che cosa significano le parole "donatore" e "assistente"? E perché i loro disegni e le loro poesie, raccolti da Madame in un luogo misterioso, sono così importanti? Non lasciarmi è prima di tutto una grande storia d'amore. È anche un romanzo politico e visionario, dove viene messa in scena un'utopia al rovescio che non vorremmo mai vedere realizzata. È uno di quei libri che agiscono sul lettore come lenti d'ingrandimento: facendogli percepire in modo intenso la fragilità e la finitezza di qualunque vita.

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Giudizio personale: 4/5

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E' del 2010 la trasposizione cinematografica di Non lasciarmi, con titolo omonimo, per la regia di Mark Romanek e sceneggiatura di Max Garland.


Carey Mulligan interpreta Kathy, Keira Knightley è Ruth, Andrew Garfield è Tommy, mentre Charlotte Rampling interpreta Miss Emily.

Non mi sono avvicinata con molta fiducia al film, che invece si è rivelato bellissimo, anche migliore del romanzo, a cui è molto aderente.


La scelta degli attori mi è piaciuta molto, ed in particolare c'è stata molta cura per il casting dei bambini: su tutti, Isobel Meikle-Small, che sembra davvero Carey Mulligan da bambina, non solo per il suo aspetto fisico, ma per il modo di muoversi e parlare.


Così come nel romanzo, - e forse anche di più, perché qui i bambini hanno un volto, li vedi sorridere e correre e giocare, e sono bellissimi e vorresti portarteli a casa e salvarli - la storia spezza davvero il cuore.
Da vedere.