Autrice: Loredana Lipperini
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Con questo libro è stato amore a prima vista.
Ha tradotto in parole quello che vivo e mi chiedo lavorando con bambini e ragazzi: "Perchè le figlie di quelle donne che sognavano di diventare presidenti degli Stati Uniti -o del Consiglio, volendo riportare il tutto in Italia- desiderano invece, diventare estetiste, letterine, veline? Cosa è successo alle nostre bambine? ".
Spesso resto piuttosto colpita, dal vederle truccate a nove anni, dal constatare che una seduta dall'estetista -a 13 anni- o dal parrucchiere, è più importante di una giornata di scuola, e che per loro non c'è nulla di più invidiabile in un'amica, che unghie perfette, laccate e decorate all'ultima moda.
Dalla parte delle bambine analizza proprio questa decadenza -lasciatemi passare il termine-, ponendosi come un ideale proseguimento di Dalla parte delle bambine, di Elena Gianini Belotti, che raccontava, negli anni Settanta, come l'educazione dei bambini e delle bambine fosse tale da rinchiuderli in ruoli prestabiliti (i peggiori, manco a dirlo, riservati alle piccole).
Loredana Lipperini pone l'accento sulla regenderization, cioè sul fatto che la nostra società, dopo decenni di lotte per la parità, stia tristemente tornando alla gabbia della divisione dei sessi, condizionando gusti e aspirazioni dei bambini e delle bambine.
Interessante è anche il discorso sulle pubblicità e sulle riviste per adolescenti, che in realtà si rivolgono a piccole di età dagli otto anni in su, le quali vengono portate a desiderare trucchi, abiti alla moda, unghie perfette, ed a considerare il proprio valore in base all'aspetto del proprio corpo, dando poca -o nulla, purtroppo- importanza all'intelligenza e alle capacità individuali.
Un saggio che ti lascia con l'amaro in bocca, che mi ha messo tristezza, che apre gli occhi su lustrini, glitter, tuttorosaaognicosto sotto i quali vengono sepolte le nostre bambine, che, se non aiutate e prese per mano, cresceranno con la convinzione di poter giocare solo al Sapientino rosa, di dover aiutare la mamma nelle faccende -aspettando con ansia di diventare grandi e attendere l'uomo con le pantofole pronte e la cena in caldo-, di non essere adatte allo studio della matematica o alle scienze, di doversi preoccupare solo di abiti, trucco e parrucco, posticipando ad un lontano domani la lettura di un buon libro.
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Retrocopertina: Quali sono i modelli delle "nuove" bambine? Cosa sognano di essere? Madri? Ballerine? Mogli di calciatori?
Le eroine dei fumetti le invitano a essere belle. Le loro riviste propongono test sentimentali e consigli su come truccarsi. Nei loro libri scolastici, le mamme continuano ad accudire alla casa per padri e fratelli. La pubblicità le dipinge come piccole cuoche. La moda le vuole in minigonna e tanga. Le loro bambole sono sexy e rispecchiano (o inducono) i loro sogni: diventare madri, ballerine, estetiste, mogli di calciatori, appunto. Questo è il mondo delle nuove bambine.
Negli anni Settanta, Elena Gianini Belotti (la sua prefazione a questo libro è un vero e proprio passaggio di testimone) raccontò come l'educazione sociale e culturale all'inferiorità femminile si compisse nel giro di pochi anni, dalla nascita all'ingresso nella vita scolastica. Le cose non sono cambiate, dice Loredana Lipperini, malgrado le apparenze. Niente più grembiulino rosa all'asilo, ma in tutti i toni del rosa è dipinto il mondo di Barbie e delle sue molte sorelle. Libri, film e cartoni propongono, certo, più personaggi femminili di un tempo: ma confinandoli negli antichi stereotipi della fata e della strega.
Con grande lucidità e sicura ampiezza di indagine, Lipperini fa perno intorno a una domanda cruciale (come è possibile che le ragazze che volevano diventare presidenti degli Stati Uniti abbiano partorito figlie che sognano di sculettare seminude al fianco di un rapper?) e torna lì dove le bambine compiono ancora oggi il loro apprendistato al secondo sesso: la famiglia, la scuola, il mondo dei media, l'immaginario dei libri e dei cartoni.
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Giudizio personale: 3/5
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