lunedì 31 dicembre 2012
domenica 30 dicembre 2012
L'uomo che si innamorò di un orso bianco - Citazioni
" ...a volte il modo migliore di andarsene da casa è andarsene da casa ".
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" Ogni battito cardiaco faceva male ".
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" Molte persone pensano che l'opposto della depressione sia l'euforia o un senso di benessere. Non io. Io concepisco la depressione come una forma di morte psichica ed emotiva e il suo opposto come vitalità ".
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" ...una volontà di distruttività [...] è conseguenza di vite non vissute".
--
" ...il diavolo parte sempre con un vantaggio, il vantaggio di non essere limitato da considerazioni morali ".
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" Tu sei avido [...]. Ma non di denaro. No, [...]. Tu sei avido di scoprire se ciò a cui hai dedicato tutta la tua vita ha poi significato qualcosa! ".
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Qui la scheda del libro.
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" Ogni battito cardiaco faceva male ".
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" Molte persone pensano che l'opposto della depressione sia l'euforia o un senso di benessere. Non io. Io concepisco la depressione come una forma di morte psichica ed emotiva e il suo opposto come vitalità ".
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" ...una volontà di distruttività [...] è conseguenza di vite non vissute".
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" ...il diavolo parte sempre con un vantaggio, il vantaggio di non essere limitato da considerazioni morali ".
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" Tu sei avido [...]. Ma non di denaro. No, [...]. Tu sei avido di scoprire se ciò a cui hai dedicato tutta la tua vita ha poi significato qualcosa! ".
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Qui la scheda del libro.
Le prime luci del mattino
Autore: Fabio Volo
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La storia è quella di una donna, Elena, che si accorge di non avere mai vissuto per davvero, e che, grazie alla relazione sessuale con uno sconosciuto, riesce finalmente a scoprire chi è, a prendere in mano la propria vita e ad essere felice.
L'espediente utilizzato per raccontare la storia in buona parte del libro è quello del diario, non proprio originale, ma funzionale.
Si potrebbe dividere il romanzo in tre parti, "dedicando" ciascuna ai tre uomini della protagonista: il marito Paolo, lo "sconosciuto" di cui non ci viene mai detto il nome, e Nicola, che rappresenta le "prime luci del mattino" nella vita di Elena.
Sicuramente la parte che mi è piaciuta di più è stata la prima, in cui lo scrittore riesce a calarsi così bene nei panni di una donna, che mi son chiesta se quelle pagine fossero davvero state scritte da un uomo.
Purtroppo, dalla seconda parte in poi, la storia diventa del tutto prevedibile e anche piuttosto noiosa. Già dopo il secondo incontro tra Elena e lo sconosciuto sappiamo benissimo come andrà a finire, e le descrizioni dei giochi erotici tra i due alla lunga stonano e annoiano.
Prevedibilissima la terza parte, per fortuna molto breve.
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Trama: Elena non è soddisfatta della sua vita. Il suo matrimonio si trascina stancamente, senza passione né curiosità. Suo marito è diventato ormai come un fratello: "Non viviamo insieme, insieme ammazziamo il tempo. Abbiamo stupidamente pensato che due infelicità unite potessero dar vita a una felicità". Ha sempre deciso in anticipo come doveva essere la sua vita: la scuola da fare, l'università, l'uomo da sposare... perfino il colore del divano. È diventata moglie prima di diventare donna. Finché un giorno sente che qualcosa inizia a scricchiolare. La passione e il desiderio si affacciano nella sua quotidianità, costringendola a mettersi in discussione. Elena si rende conto che un altro modo di vivere è possibile. Forse lei si merita di più, forse anche lei si merita la felicità. Basta solo trovare il coraggio di provare, di buttarsi, magari di sbagliare. "Per anni ho aspettato che la mia vita cambiasse, invece ora so che era lei ad aspettare che cambiassi io". Un libro sincero e intenso, capace di affrontare i sentimenti senza trucchi o giri di parole, e di portarci faccia a faccia con le nostre emozioni più vere.
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Giudizio personale: 2/5
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La storia è quella di una donna, Elena, che si accorge di non avere mai vissuto per davvero, e che, grazie alla relazione sessuale con uno sconosciuto, riesce finalmente a scoprire chi è, a prendere in mano la propria vita e ad essere felice.
L'espediente utilizzato per raccontare la storia in buona parte del libro è quello del diario, non proprio originale, ma funzionale.
Si potrebbe dividere il romanzo in tre parti, "dedicando" ciascuna ai tre uomini della protagonista: il marito Paolo, lo "sconosciuto" di cui non ci viene mai detto il nome, e Nicola, che rappresenta le "prime luci del mattino" nella vita di Elena.
Sicuramente la parte che mi è piaciuta di più è stata la prima, in cui lo scrittore riesce a calarsi così bene nei panni di una donna, che mi son chiesta se quelle pagine fossero davvero state scritte da un uomo.
Purtroppo, dalla seconda parte in poi, la storia diventa del tutto prevedibile e anche piuttosto noiosa. Già dopo il secondo incontro tra Elena e lo sconosciuto sappiamo benissimo come andrà a finire, e le descrizioni dei giochi erotici tra i due alla lunga stonano e annoiano.
Prevedibilissima la terza parte, per fortuna molto breve.
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Trama: Elena non è soddisfatta della sua vita. Il suo matrimonio si trascina stancamente, senza passione né curiosità. Suo marito è diventato ormai come un fratello: "Non viviamo insieme, insieme ammazziamo il tempo. Abbiamo stupidamente pensato che due infelicità unite potessero dar vita a una felicità". Ha sempre deciso in anticipo come doveva essere la sua vita: la scuola da fare, l'università, l'uomo da sposare... perfino il colore del divano. È diventata moglie prima di diventare donna. Finché un giorno sente che qualcosa inizia a scricchiolare. La passione e il desiderio si affacciano nella sua quotidianità, costringendola a mettersi in discussione. Elena si rende conto che un altro modo di vivere è possibile. Forse lei si merita di più, forse anche lei si merita la felicità. Basta solo trovare il coraggio di provare, di buttarsi, magari di sbagliare. "Per anni ho aspettato che la mia vita cambiasse, invece ora so che era lei ad aspettare che cambiassi io". Un libro sincero e intenso, capace di affrontare i sentimenti senza trucchi o giri di parole, e di portarci faccia a faccia con le nostre emozioni più vere.
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Giudizio personale: 2/5
sabato 29 dicembre 2012
The curious case of Benjamin Button
Autore: Francis Scott Fitzgerald
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The curious case of Benjamin Button è un racconto breve capace di far sorridere, riflettere, commuovere.
In particolare, mi ha colpito favorevolmente l'ironia che l'autore utilizza all'inizio per descrivere la borghesia di Baltimora, personificata poi dal padre di Benjamin.
Fitzgerald gli attribuisce una cecità -che evidentemente pensa estesa a tutta la classe- verso qualsiasi evento inatteso e spiacevole che possa incrinare il mondo all'apparenza perfetto dei benestanti. E così, il signor Button va ad acquistare per il suo bebè dall'aspetto di un ottuagenario, biancheria da neonato e giocattoli, lo iscrive all'asilo, e per molto tempo lo costringe -e non solo metaforicamente- nei panni di un bambino. Peccato per la completa assenza della signora Button, mi sarebbe piaciuto vedere la sua reazione di fronte all'anomala nascita.
Riguardo Benjamin, è un personaggio per il quale spesso ho provato compassione. Certo, può far sorridere il fatto che, quasi neonato, sia coetaneo ed amico del proprio nonno, ma a parte ciò, mi è sembrato per lo più molto solo e incompreso, prigioniero di un corpo e di una mente controcorrente rispetto al tempo. E' davvero commovente, ad esempio, leggere della sua voce rotta dal pianto quando nessuno lo riconosce come l'uomo che ha combattuto, e valorosamente, in guerra, o quando è costretto a scappare dall'università perché è letteralmente perseguitato da una folla che lo canzona per il suo desiderio di iscriversi pur avendo un corpo da anziano. Ciò fa molto riflettere su quanto siamo abituati a giudicare dall'apparenza, e a scostarci da tutto quello che si allontana dai binari della normalità.
E' triste leggere del naufragio del matrimonio di Benjamin - le cose sarebbero andate nello stesso modo se la strana attitudine a "decrescere" fosse scomparsa? - e della poca memoria delle persone, dimentiche dell'aver criticato il fatto che un anziano sposasse una ragazza, mentre spettegolano sul fatto che un ragazzo stia con una donna non più giovane, o, ancora, del disgusto provato dal figlio del protagonista nel doversi occupare di un padre non più tale.
Bellissime le ultime righe, nelle quali tutta la vita, i ricordi e i sentimenti di Benjamin si perdono per sempre dissolvendosi nel buio.
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Trama: This story was inspired by a remark of Mark Twain's to the effect that it was a pity that the best part of life came at the beginning and the worst part at the end. By trying the experiment upon only one man in a perfectly normal world I have scarcely given his idea a fair trial. Several weeks after completing it, I discovered an almost identical plot in Samuel Butler's "Note-books"...
La vita scorre all'indietro, per Benjamin Button. In un giorno d'estate del 1860, per un inspiegabile scherzo del destino, lui nasce già vecchio: un uomo dell'apparente età di settant'anni, dentro una culla. E poi comincia a ringiovanire, muovendosi controcorrente rispetto alla Storia. Mentre la buona borghesia di Baltimora, a cui appartiene anche suo padre, osserva con un misto di meraviglia, imbarazzo e riprovazione.
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Giudizio personale: 3/5
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E' possibile scaricare gratuitamente il libro in lingua originale su feedbooks
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E' del 2008 il film Il curioso caso di Benjamin Button, con protagonisti Brad Pitt e Cate Blanchett.
La storia narrata è del tutto diversa da quella del libro, di cui conserva solo lo strano destino di Benjamin, nato anziano e ringiovanito nel corso della vita.
Nella pellicola il "neonato" verrà infatti abbandonato dal padre in una casa di riposo, e vivrà in seguito una storia d'amore con Daisy.
Molto bello il finale, anche se ricordo che all'epoca trovai il film eccessivamente lungo, ed incapace di appassionare davvero.
Il trailer in italiano:
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The curious case of Benjamin Button è un racconto breve capace di far sorridere, riflettere, commuovere.
In particolare, mi ha colpito favorevolmente l'ironia che l'autore utilizza all'inizio per descrivere la borghesia di Baltimora, personificata poi dal padre di Benjamin.
Fitzgerald gli attribuisce una cecità -che evidentemente pensa estesa a tutta la classe- verso qualsiasi evento inatteso e spiacevole che possa incrinare il mondo all'apparenza perfetto dei benestanti. E così, il signor Button va ad acquistare per il suo bebè dall'aspetto di un ottuagenario, biancheria da neonato e giocattoli, lo iscrive all'asilo, e per molto tempo lo costringe -e non solo metaforicamente- nei panni di un bambino. Peccato per la completa assenza della signora Button, mi sarebbe piaciuto vedere la sua reazione di fronte all'anomala nascita.
Riguardo Benjamin, è un personaggio per il quale spesso ho provato compassione. Certo, può far sorridere il fatto che, quasi neonato, sia coetaneo ed amico del proprio nonno, ma a parte ciò, mi è sembrato per lo più molto solo e incompreso, prigioniero di un corpo e di una mente controcorrente rispetto al tempo. E' davvero commovente, ad esempio, leggere della sua voce rotta dal pianto quando nessuno lo riconosce come l'uomo che ha combattuto, e valorosamente, in guerra, o quando è costretto a scappare dall'università perché è letteralmente perseguitato da una folla che lo canzona per il suo desiderio di iscriversi pur avendo un corpo da anziano. Ciò fa molto riflettere su quanto siamo abituati a giudicare dall'apparenza, e a scostarci da tutto quello che si allontana dai binari della normalità.
E' triste leggere del naufragio del matrimonio di Benjamin - le cose sarebbero andate nello stesso modo se la strana attitudine a "decrescere" fosse scomparsa? - e della poca memoria delle persone, dimentiche dell'aver criticato il fatto che un anziano sposasse una ragazza, mentre spettegolano sul fatto che un ragazzo stia con una donna non più giovane, o, ancora, del disgusto provato dal figlio del protagonista nel doversi occupare di un padre non più tale.
Bellissime le ultime righe, nelle quali tutta la vita, i ricordi e i sentimenti di Benjamin si perdono per sempre dissolvendosi nel buio.
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Trama: This story was inspired by a remark of Mark Twain's to the effect that it was a pity that the best part of life came at the beginning and the worst part at the end. By trying the experiment upon only one man in a perfectly normal world I have scarcely given his idea a fair trial. Several weeks after completing it, I discovered an almost identical plot in Samuel Butler's "Note-books"...
La vita scorre all'indietro, per Benjamin Button. In un giorno d'estate del 1860, per un inspiegabile scherzo del destino, lui nasce già vecchio: un uomo dell'apparente età di settant'anni, dentro una culla. E poi comincia a ringiovanire, muovendosi controcorrente rispetto alla Storia. Mentre la buona borghesia di Baltimora, a cui appartiene anche suo padre, osserva con un misto di meraviglia, imbarazzo e riprovazione.
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Giudizio personale: 3/5
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E' possibile scaricare gratuitamente il libro in lingua originale su feedbooks
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E' del 2008 il film Il curioso caso di Benjamin Button, con protagonisti Brad Pitt e Cate Blanchett.
La storia narrata è del tutto diversa da quella del libro, di cui conserva solo lo strano destino di Benjamin, nato anziano e ringiovanito nel corso della vita.
Nella pellicola il "neonato" verrà infatti abbandonato dal padre in una casa di riposo, e vivrà in seguito una storia d'amore con Daisy.
Molto bello il finale, anche se ricordo che all'epoca trovai il film eccessivamente lungo, ed incapace di appassionare davvero.
Il trailer in italiano:
lunedì 24 dicembre 2012
martedì 11 dicembre 2012
Camera con vista - Citazioni
" A volte il nostro bisogno di un gesto comprensivo è così grande che non ci importa cosa significhi esattamente o quanto dovremo in seguito pagarlo ".
--
" Sapeva solo che la candela avrebbe fatto miglior luce, [...] e il mondo sarebbe apparso più allegro, se lei avesse potuto dare e ricevere un pò di amore ".
--
" [...] soffriva del torto più doloroso finora scoperto al mondo: i suoi simili avevano approfittato con diplomazia della sua sincerità, del suo bisogno di amore e comprensione ".
--
" La passione [...] non dovrebbe mai chiedere il permesso, ma far valere il proprio diritto ".
--
" ... l'amore [...] è la cosa più reale che si possa sperimentare ".
--
" Che spreco! Quella parola sembrava riassumere tutta la sua vita ".
--
" Quando arriva l'amore, la vita diventa reale ".
--
" ... si fidi di me. La vita è bellissima, ma difficile ".
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" Non è possibile amarsi e separarsi. Si vorrebbe che fosse possibile. Si può trasformare l'amore, ignorarlo, sprecarlo, non si può estirparlo dall'anima ".
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" Sapeva solo che la candela avrebbe fatto miglior luce, [...] e il mondo sarebbe apparso più allegro, se lei avesse potuto dare e ricevere un pò di amore ".
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" [...] soffriva del torto più doloroso finora scoperto al mondo: i suoi simili avevano approfittato con diplomazia della sua sincerità, del suo bisogno di amore e comprensione ".
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" La passione [...] non dovrebbe mai chiedere il permesso, ma far valere il proprio diritto ".
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" ... l'amore [...] è la cosa più reale che si possa sperimentare ".
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" Che spreco! Quella parola sembrava riassumere tutta la sua vita ".
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" Quando arriva l'amore, la vita diventa reale ".
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" ... si fidi di me. La vita è bellissima, ma difficile ".
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" Non è possibile amarsi e separarsi. Si vorrebbe che fosse possibile. Si può trasformare l'amore, ignorarlo, sprecarlo, non si può estirparlo dall'anima ".
sabato 8 dicembre 2012
Prima del futuro
Autori: Jay Asher e Carolyn Mackler
Titolo originale: The future of us
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I lettori non giovanissimi ricorderanno di sicuro Windows 95, il labirinto di mattoni come salvaschermo, il fatto di non poter utilizzare il telefono se si era connessi ad Internet, i cd rom omaggio che permettevano di navigare per un determinato numero di ore.
E' in questa realtà, nel 1996, che si svolge la vicenda di Emma e Josh, due adolescenti amici fin dall'infanzia, che muovono i primi passi in Internet imbattendosi, per un'alterazione spaziotemporale, in uno strano sito chiamato Facebook.
Qui i due ragazzi scoprono i propri profili, sbirciano la loro vita futura, tentano in tutti i modi di cambiarla - nel caso di Emma - o di preservarla - nel caso di Josh -.
E' divertente vedere come i due reagiscono di fronte al social network, chiedendosi perché la gente metta in piazza i propri pensieri, mostri le proprie foto, e addirittura si dia la pena di informare chiunque che sta mangiando un muffin!
Benché il finale sia piuttosto prevedibile fin dall'inizio della storia, Prima del futuro si rivela una lettura piacevole, e gli autori hanno il merito di ritrarre figure di adolescenti credibili e che spesso mi hanno fatto tenerezza.
Molto carina la scena finale, in cui i protagonisti, con due amici, si divertono in una vasca di palline colorate, divenendo l'immagine stessa della spensieratezza.
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Trama: E' il 1996, la velocità della connessione arranca rumorosamente a 56 kb, la rete è quasi vuota, è ancora uno strumento per pochi, una sorta di nuova stregoneria tecnologica. Josh e Emma si conoscono fina da quando erano piccoli, sono sempre stati amici inseparabili, poi Josh ha tentato di baciare Emma e le cose si sono complicate. E' parecchio tempo che non si vedono, il giorno in cui Josh suona il campanello di casa della ragazza e le porge imbarazzato un cd rom di America on line. E' arrivato come omaggio per posta, ma loro non hanno il computer. Emma invece ha un fiammante pc con Windows 95, ma non ha Internet. Quando Emma riesce finalmente a connettersi, accade qualcosa di inspiegabile. Per una strana alterazione della barriera spaziotemporale appare sullo schermo una misteriosa pagina bianca e blu con una scritta sconosciuta: facebook. C'è la foto di una donna sui trent'anni con un volto familiare, troppo familiare. C'è il suo nome, Emma Nelson e la sua stessa data di nascita. Si è aperto un pericolosissimo portale sul futuro in grado di cambiare, in un'indimenticabile settimana di delirio, il presente, i sentimenti e il destino di Josh e Emma.
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Giudizio personale: 3/5
sabato 1 dicembre 2012
I peccati dei Borgia
Autrice: Sarah Bower
Titolo originale: Sins of the House of Borgia
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Ero un pò prevenuta verso questo romanzo, in quanto temevo che sarebbe stato l'ennesimo che avrebbe sfruttato la "leggenda" degli amori incestuosi di Lucrezia Borgia; una volta cominciata la lettura, tuttavia, ho davvero pensato di dovermi ricredere... fino a trenta pagine dalla fine, ahimè!
Ma andiamo con ordine.
La storia prende le mosse dalla cacciata degli ebrei dalla Spagna, a causa della quale la piccola Ester, narratrice del romanzo, arriverà a Roma, e diventerà poi la dama di compagnia favorita di Lucrezia Borgia ai tempi delle sue nozze con Alfonso d'Este, dopo la morte del secondo marito Alfonso di Bisceglie.
Il libro è scritto benissimo, la prosa è davvero incantevole, e le descrizioni di scene di corte, abiti e quant'altro sono minuziose. La figura di Lucrezia si avvicina molto a quella descritta da Maria Bellonci nel suo bellissimo saggio, e innumerevoli sono i personaggi storici che sfilano davanti ai nostri occhi, da Angela Borgia a Dorotea Caracciolo, da Caterina Sforza a Isabella d'Este. La storia d'Italia e il coinvolgimento dei Borgia in essa viene spesso, purtroppo, lasciata in secondo piano, ma evidentemente non ci troviamo di fronte ad un libro di storia.
Cinquecento pagine scorrono veloci, anche se il romanzo non è proprio privo di difetti, come l'inconsistenza del personaggio di Ester (ribattezzata prima Donata e poi Violante) o la poco coinvolgente storia della stessa ragazza con il duca Valentino, di sicuro non il mio personaggio preferito.
Evidentemente, però, la presunta -e a quanto pare falsa- relazione di Lucrezia con il fratello Cesare rappresentava una tentazione troppo grande per non essere colta, e così, con il suo inserimento a pochissime pagine dalla fine si rovina, secondo me, un romanzo godibile e il cui elemento di novità era rappresentato proprio dal non servirsi degli incesti di casa Borgia.
Senza contare che alla luce della "rivelazione" va riletta l'intera vicenda e la funzione stessa della protagonista Violante all'interno della storia.
Il finale è un pò affrettato e la parte centrale, con un Cesare Borgia onnipresente e una Lucrezia momentaneamente scomparsa dalla scena, può risultare lenta.
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Trama: Quando Violante, giovane ebrea di Toledo, parte per l'Italia nel 1492, non può immaginare i magnifici eccessi di cui sarà presto testimone. Sola e inesperta, fa il suo ingresso come dama di compagnia in una delle corti più fastose d'Europa: quella splendida e misteriosa dei Borgia. Diventata prediletta della bellissima Lucrezia, che la tiene sempre con sé, e innamorata di suo fratello Cesare, che ne farà la propria amante, la fanciulla gode dell'ambiguo privilegio di veder nascere gli intrighi più perversi, le vendette più feroci, i rapporti più lussuriosi di una famiglia celebre per aver fatto del potere, e del peccato, il proprio credo. Compreso il patriarca, Rodrigo Borgia, alias Papa Alessandro VI, che mentre allunga le mani su Roma non si fa mancare i favori della stupenda, e giovanissima, Giulia Farnese. Ma a palazzo, in realtà, nessuno è come appare. Se le lussuose stanze celano una Lucrezia ignota a chi la ritiene soltanto una donna volgare e depravata, e se i mormorii su Cesare non possono svelare l'anima dell'uomo a cui Violante ha dato il cuore, quest'ultima, dal canto suo, nasconde più di un segreto: un passato con troppi lati oscuri, e una missione inconfessata...
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Giudizio personale: 4/5
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Approfondimenti - Dorotea Caracciolo
Nata Malatesta, Dorotea crebbe alla corte dei Gonzaga e seguì la futura duchessa Elisabetta a Urbino come dama di compagnia. La duchessa ne favorì le nozze con il nobile napoletano Giovanni Battista Caracciolo, di trent'anni più vecchio.
Per motivi politici, il Consiglio della Serenissima impedì a Giovanni Battista Caracciolo di attuare rappresaglie private, e dopo un pò sulla questione fu fatto cadere il silenzio.
Nell'ottobre del 1502 si seppe che Dorotea era viva, e un anno dopo -in coincidenza con la morte di Papa Alessandro VI e con il declino del potere del figlio Cesare- fu liberata.
Non si sa di sicuro cosa accadde.
Probabilmente la Malatesta fu ad Imola, a Forlì, a Roma, prigioniera a Castel Sant'Angelo insieme a Sancia d'Aragona, infine in un convento di suore.
E' accreditata l'ipotesi che il Borgia fosse, se non il mandante del rapimento, almeno compiacente. C'è inoltre il sospetto che la donna fosse consenziente.
Una volta libera, Dorotea fu accolta con grandi onori dal marito a Faenza, dove nacquero i quattro figli Marco Oliviero, Isabella, Viola e Battista.
Nel 1508 il Caracciolo fu ucciso da un suo parente per vendetta di un torto personale, e la Malatesta decise di trasferirsi con i figli a Napoli, patria del marito.
Qui morì di peste nel 1527, senza essersi mai risposata.
Fonte: Treccani.it
Titolo originale: Sins of the House of Borgia
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Ero un pò prevenuta verso questo romanzo, in quanto temevo che sarebbe stato l'ennesimo che avrebbe sfruttato la "leggenda" degli amori incestuosi di Lucrezia Borgia; una volta cominciata la lettura, tuttavia, ho davvero pensato di dovermi ricredere... fino a trenta pagine dalla fine, ahimè!
Ma andiamo con ordine.
La storia prende le mosse dalla cacciata degli ebrei dalla Spagna, a causa della quale la piccola Ester, narratrice del romanzo, arriverà a Roma, e diventerà poi la dama di compagnia favorita di Lucrezia Borgia ai tempi delle sue nozze con Alfonso d'Este, dopo la morte del secondo marito Alfonso di Bisceglie.
Il libro è scritto benissimo, la prosa è davvero incantevole, e le descrizioni di scene di corte, abiti e quant'altro sono minuziose. La figura di Lucrezia si avvicina molto a quella descritta da Maria Bellonci nel suo bellissimo saggio, e innumerevoli sono i personaggi storici che sfilano davanti ai nostri occhi, da Angela Borgia a Dorotea Caracciolo, da Caterina Sforza a Isabella d'Este. La storia d'Italia e il coinvolgimento dei Borgia in essa viene spesso, purtroppo, lasciata in secondo piano, ma evidentemente non ci troviamo di fronte ad un libro di storia.
Cinquecento pagine scorrono veloci, anche se il romanzo non è proprio privo di difetti, come l'inconsistenza del personaggio di Ester (ribattezzata prima Donata e poi Violante) o la poco coinvolgente storia della stessa ragazza con il duca Valentino, di sicuro non il mio personaggio preferito.
Evidentemente, però, la presunta -e a quanto pare falsa- relazione di Lucrezia con il fratello Cesare rappresentava una tentazione troppo grande per non essere colta, e così, con il suo inserimento a pochissime pagine dalla fine si rovina, secondo me, un romanzo godibile e il cui elemento di novità era rappresentato proprio dal non servirsi degli incesti di casa Borgia.
Senza contare che alla luce della "rivelazione" va riletta l'intera vicenda e la funzione stessa della protagonista Violante all'interno della storia.
Il finale è un pò affrettato e la parte centrale, con un Cesare Borgia onnipresente e una Lucrezia momentaneamente scomparsa dalla scena, può risultare lenta.
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Trama: Quando Violante, giovane ebrea di Toledo, parte per l'Italia nel 1492, non può immaginare i magnifici eccessi di cui sarà presto testimone. Sola e inesperta, fa il suo ingresso come dama di compagnia in una delle corti più fastose d'Europa: quella splendida e misteriosa dei Borgia. Diventata prediletta della bellissima Lucrezia, che la tiene sempre con sé, e innamorata di suo fratello Cesare, che ne farà la propria amante, la fanciulla gode dell'ambiguo privilegio di veder nascere gli intrighi più perversi, le vendette più feroci, i rapporti più lussuriosi di una famiglia celebre per aver fatto del potere, e del peccato, il proprio credo. Compreso il patriarca, Rodrigo Borgia, alias Papa Alessandro VI, che mentre allunga le mani su Roma non si fa mancare i favori della stupenda, e giovanissima, Giulia Farnese. Ma a palazzo, in realtà, nessuno è come appare. Se le lussuose stanze celano una Lucrezia ignota a chi la ritiene soltanto una donna volgare e depravata, e se i mormorii su Cesare non possono svelare l'anima dell'uomo a cui Violante ha dato il cuore, quest'ultima, dal canto suo, nasconde più di un segreto: un passato con troppi lati oscuri, e una missione inconfessata...
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Giudizio personale: 4/5
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Approfondimenti - Dorotea Caracciolo
Nata Malatesta, Dorotea crebbe alla corte dei Gonzaga e seguì la futura duchessa Elisabetta a Urbino come dama di compagnia. La duchessa ne favorì le nozze con il nobile napoletano Giovanni Battista Caracciolo, di trent'anni più vecchio.
Elisabetta Gonzaga, duchessa di Urbino
Il matrimonio fu celebrato nel 1500 ad Urbino, alcuni mesi dopo la nomina del Caracciolo a capitano generale della fanteria della Repubblica di Venezia. Solo un anno più tardi Dorotea si mise in viaggio per la Serenissima. Il corteo fu seguito da una corposa scorta inviata dal capitano, consapevole della pericolosità del viaggio, che avrebbe portato la moglie nelle terre di Romagna, occupate da Cesare Borgia.
Le precauzioni, tuttavia, non furono sufficienti, e il viaggio fu all'origine di un'avventura durata tre anni e dai contorni ancora indefiniti.
Infatti, tra Porto Cesenatico e Cervia, Dorotea fu rapita insieme con la dama di compagnia da alcuni soldati spagnoli e la scorta fu messa in fuga o uccisa. Sulla base di testimonianze di soldati superstiti e di alcuni contadini che avevano alloggiato le donne e i rapitori, il rapimento fu attribuito senza esitazioni a Cesare Borgia, che però lo attribuì a un suo capitano.
Cesare Borgia, il "Duca valentino"
Nell'ottobre del 1502 si seppe che Dorotea era viva, e un anno dopo -in coincidenza con la morte di Papa Alessandro VI e con il declino del potere del figlio Cesare- fu liberata.
Non si sa di sicuro cosa accadde.
Probabilmente la Malatesta fu ad Imola, a Forlì, a Roma, prigioniera a Castel Sant'Angelo insieme a Sancia d'Aragona, infine in un convento di suore.
E' accreditata l'ipotesi che il Borgia fosse, se non il mandante del rapimento, almeno compiacente. C'è inoltre il sospetto che la donna fosse consenziente.
Una volta libera, Dorotea fu accolta con grandi onori dal marito a Faenza, dove nacquero i quattro figli Marco Oliviero, Isabella, Viola e Battista.
Nel 1508 il Caracciolo fu ucciso da un suo parente per vendetta di un torto personale, e la Malatesta decise di trasferirsi con i figli a Napoli, patria del marito.
Qui morì di peste nel 1527, senza essersi mai risposata.
Fonte: Treccani.it
domenica 25 novembre 2012
Naked Heat
Autore: Richard Castle
Probabili ghost writers: Tom Straw ed Andrew Marlowe
Titolo originale: Naked Heat
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Naked Heat è il secondo volume della serie di Nikki Heat scritta dal personaggio telefilmico di Richard Castle.
Devo dire che l'ho trovato migliore rispetto al primo volume, Heat wave, sia riguardo lo stile che la storia, molto più corposa. L'aderenza ai personaggi della serie tv è impressionante, tanto che ad un certo punto ho pensato che ci fosse stato un errore, e che invece di Nikki Heat avrebbero dovuto scrivere Kate Beckett (il corrispettivo telefilmico di quello cartaceo); inoltre il personaggio di Jameson Rook si avvicina ulteriormente a quello di Richard Castle, svelando, in questo volume, di essere non solo un giornalista, ma anche uno scrittore.
La storia è molto scorrevole -il libro si legge in un paio di giorni- ed è sempre divertente trovare riferimenti agli episodi del telefilm. Ecco "alcuni" esempi: la scena dell'omicidio richiama la 3x01, in cui la detective Beckett trova Castle sul luogo del delitto, così come accade con la detective Heat e Rook; il codice per aprire un vano segreto nel romanzo, altro non è che il numero del badge di Kate nel telefilm; i protagonisti sono legati con del nastro adesivo e devono liberarsi così come Rick aveva provato a fare nella 2x12; la parola di sicurezza di Nikki è "ananas", mentre quella di Castle è "mela" (il riferimento si coglie più chiaramente in lingua originale, dove "ananas" è "pineapple", mentre "mela" è "apple"); simpatico anche come venga inserito -anche se in poche righe- il detective Schlemming, uno che "non brilla per prontezza", corrispettivo cartaceo - piuttosto peggiorato - del detective Demming, rivale in amore di Castle nella seconda serie del telefilm.
Sempre molto carine le scene tra Nikki e Rook, così come la dedica: "Alla vera Nikki Heat, con gratitudine".
Anche questo romanzo, come il primo, è autoconclusivo, e non vi sono riferimenti all'omicidio della madre della detective, probabilmente ripreso nel terzo volume.
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Trama: Quando viene ritrovato il cadavere di Cassidy Towne, la giornalista di gossip più temuta e velenosa di Manhattan, Nikki Heat, punta di diamante della squadra omicidi di New York, scopre che i potenziali assassini della donna sono molti, ciascuno con un ottimo movente. Le indagini subiscono tuttavia una battuta d'arresto quando la poliziotta si vede nuovamente costretta a lavorare al caso con il giornalista premio Pulitzer Jameson Rook. Il ricordo della breve, disastrosa relazione tra Nikki e Jameson renderebbe pressocchè impossibile ogni rapporto tra di loro, ma gli omicidi nel frattempo si moltiplicano, rivelando complicità e connivenze tra la mafia newyorkese e il jet-set. Il tempo stringe, e la collaborazione tra i due sembra rivelarsi più efficace che mai...
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Giudizio personale: 5/5
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Il book trailer del libro:
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I riferimenti a Naked Heat in Castle:
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L'intro delle stagioni III e IV di Castle:
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Il poster della III stagione di Castle:
Probabili ghost writers: Tom Straw ed Andrew Marlowe
Titolo originale: Naked Heat
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Naked Heat è il secondo volume della serie di Nikki Heat scritta dal personaggio telefilmico di Richard Castle.
Devo dire che l'ho trovato migliore rispetto al primo volume, Heat wave, sia riguardo lo stile che la storia, molto più corposa. L'aderenza ai personaggi della serie tv è impressionante, tanto che ad un certo punto ho pensato che ci fosse stato un errore, e che invece di Nikki Heat avrebbero dovuto scrivere Kate Beckett (il corrispettivo telefilmico di quello cartaceo); inoltre il personaggio di Jameson Rook si avvicina ulteriormente a quello di Richard Castle, svelando, in questo volume, di essere non solo un giornalista, ma anche uno scrittore.
La storia è molto scorrevole -il libro si legge in un paio di giorni- ed è sempre divertente trovare riferimenti agli episodi del telefilm. Ecco "alcuni" esempi: la scena dell'omicidio richiama la 3x01, in cui la detective Beckett trova Castle sul luogo del delitto, così come accade con la detective Heat e Rook; il codice per aprire un vano segreto nel romanzo, altro non è che il numero del badge di Kate nel telefilm; i protagonisti sono legati con del nastro adesivo e devono liberarsi così come Rick aveva provato a fare nella 2x12; la parola di sicurezza di Nikki è "ananas", mentre quella di Castle è "mela" (il riferimento si coglie più chiaramente in lingua originale, dove "ananas" è "pineapple", mentre "mela" è "apple"); simpatico anche come venga inserito -anche se in poche righe- il detective Schlemming, uno che "non brilla per prontezza", corrispettivo cartaceo - piuttosto peggiorato - del detective Demming, rivale in amore di Castle nella seconda serie del telefilm.
Sempre molto carine le scene tra Nikki e Rook, così come la dedica: "Alla vera Nikki Heat, con gratitudine".
Anche questo romanzo, come il primo, è autoconclusivo, e non vi sono riferimenti all'omicidio della madre della detective, probabilmente ripreso nel terzo volume.
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Trama: Quando viene ritrovato il cadavere di Cassidy Towne, la giornalista di gossip più temuta e velenosa di Manhattan, Nikki Heat, punta di diamante della squadra omicidi di New York, scopre che i potenziali assassini della donna sono molti, ciascuno con un ottimo movente. Le indagini subiscono tuttavia una battuta d'arresto quando la poliziotta si vede nuovamente costretta a lavorare al caso con il giornalista premio Pulitzer Jameson Rook. Il ricordo della breve, disastrosa relazione tra Nikki e Jameson renderebbe pressocchè impossibile ogni rapporto tra di loro, ma gli omicidi nel frattempo si moltiplicano, rivelando complicità e connivenze tra la mafia newyorkese e il jet-set. Il tempo stringe, e la collaborazione tra i due sembra rivelarsi più efficace che mai...
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Giudizio personale: 5/5
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Il book trailer del libro:
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I riferimenti a Naked Heat in Castle:
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L'intro delle stagioni III e IV di Castle:
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Il poster della III stagione di Castle:
domenica 18 novembre 2012
Messaggio per un'aquila che si crede un pollo - Citazioni
" Sono giunto a credere che siamo pazzi al punto che, se tutti sono d'accordo su qualcosa, quella cosa è sicuramente sbagliata! ".
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" Ogni volta che si rinuncia a qualcosa, si rimane legati per sempre all'oggetto della rinuncia ".
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" E non esiste male al mondo che non possa essere fatto risalire alla paura. Nemmeno uno ".
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" E' solo quando si ha paura che ci si arrabbia ".
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" La vita inconsapevole non è degna di essere vissuta ".
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" Potete controllare le cose di cui siete consapevoli; quelle di cui non siete coscienti controllano voi. Si è sempre schiavi di ciò di cui non si è consapevoli ".
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" L'importante è dimenticare le etichette ".
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" La principale preoccupazione della società è mantenere la società stessa in uno stato di infermità! ".
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" A scuola non mi è stato insegnato a vivere. Mi è stato insegnato tutto il resto ".
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" Se non si è felici, non si può vivere ".
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" Noi vediamo le persone e le cose non per come sono, ma per come siamo noi ".
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" Saper dire di no alle persone è bellissimo... ".
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" Un'altra illusione comune è che gli eventi esterni abbiano il potere di farvi del male, che le persone abbiano il potere di farvi del male. Non è così. Siete voi che date loro il potere di farlo ".
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" E' un'ottima cosa l'aver sofferto: solo in questo caso di può essere esasperati dalla sofferenza ".
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" Non si possono cacciare le tenebre dalla stanza con la scopa: si accende la luce. Più si combattono le tenebre, più diventano reali, più si diventa esausti. Ma quando si accende la luce della consapevolezza, le tenebre svaniscono ".
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" E lascerete che il dolore si occupi di se stesso ".
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" L'unica tragedia che c'è al mondo è l'ignoranza: tutto il male deriva da lì."
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" Non chiedete al mondo di cambiare, cambiate prima voi ".
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" -L'inferno è l'altra gente- ha detto Sartre. Com'è vero ".
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" E' solo quando si è stufi di essere stufi che se ne esce ".
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" Il mondo intero è pazzo. [...]. L'unico motivo per cui non siamo tutti rinchiusi è che siamo troppi ".
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" Volete cambiare il mondo? Che ne dite di cominciare da voi stessi?".
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" Pensate alla vostra solitudine. La compagnia umana potrebbe mai eliminarla? ".
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" Tutto diventa splendido quando si cambia ".
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" Ogni volta che si rinuncia a qualcosa, si rimane legati per sempre all'oggetto della rinuncia ".
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" E non esiste male al mondo che non possa essere fatto risalire alla paura. Nemmeno uno ".
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" E' solo quando si ha paura che ci si arrabbia ".
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" La vita inconsapevole non è degna di essere vissuta ".
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" Potete controllare le cose di cui siete consapevoli; quelle di cui non siete coscienti controllano voi. Si è sempre schiavi di ciò di cui non si è consapevoli ".
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" L'importante è dimenticare le etichette ".
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" La principale preoccupazione della società è mantenere la società stessa in uno stato di infermità! ".
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" A scuola non mi è stato insegnato a vivere. Mi è stato insegnato tutto il resto ".
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" Se non si è felici, non si può vivere ".
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" Noi vediamo le persone e le cose non per come sono, ma per come siamo noi ".
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" Saper dire di no alle persone è bellissimo... ".
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" Un'altra illusione comune è che gli eventi esterni abbiano il potere di farvi del male, che le persone abbiano il potere di farvi del male. Non è così. Siete voi che date loro il potere di farlo ".
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" E' un'ottima cosa l'aver sofferto: solo in questo caso di può essere esasperati dalla sofferenza ".
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" Non si possono cacciare le tenebre dalla stanza con la scopa: si accende la luce. Più si combattono le tenebre, più diventano reali, più si diventa esausti. Ma quando si accende la luce della consapevolezza, le tenebre svaniscono ".
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" E lascerete che il dolore si occupi di se stesso ".
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" L'unica tragedia che c'è al mondo è l'ignoranza: tutto il male deriva da lì."
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" Non chiedete al mondo di cambiare, cambiate prima voi ".
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" -L'inferno è l'altra gente- ha detto Sartre. Com'è vero ".
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" E' solo quando si è stufi di essere stufi che se ne esce ".
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" Il mondo intero è pazzo. [...]. L'unico motivo per cui non siamo tutti rinchiusi è che siamo troppi ".
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" Volete cambiare il mondo? Che ne dite di cominciare da voi stessi?".
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" Pensate alla vostra solitudine. La compagnia umana potrebbe mai eliminarla? ".
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" Tutto diventa splendido quando si cambia ".
venerdì 16 novembre 2012
Le quattro cose ultime
Autore: Paul Hoffman
Titolo originale: The last four things
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Motivi vari mi hanno portato a leggere questo secondo volume della trilogia di Paul Hoffman, seguito de La mano sinistra di Dio, il quale, come ho già scritto in un precedente post, mi era sembrato una lunga prefazione alla storia vera e propria, che comincia appunto con Le quattro cose ultime.
Benché l'abbia trovato migliore rispetto al primo volume, questo seguito non mi ha convinto, né appassionato.
Continua il rimaneggiamento di episodi della Bibbia, l'inserimento di citazioni senza autore - lampante quella di Thomas Gray -; l'accostamento di nomi latini, anglosassoni, medievaleggianti, inventati; il ripescaggio di personaggi storici - Hooke è palesemente Leonardo -; la confusione geografica - cosa ci fanno, in un mondo inventato, Little Italy, Chartes, la Svizzera e Salerno? - e i richiami alla realtà odierna - i Musselem, sconfitti in guerra solo perché il nemico urla da lontano menzogne sull'onore delle loro donne -.
Eppure ciò che stupisce è che quest'accozzaglia si tenga in piedi, e ne venga fuori una storia. Qualcuno ha ipotizzato che potrebbe trattarsi di un'ucronia, ma personalmente non lo credo, e avrei preferito un universo del tutto nuovo.
Il protagonista Cale continua a non starmi simpatico, anche se in questa seconda parte subisce dei cambiamenti: proprio quando gli viene detto di essere la mano sinistra di Dio, la sua ira fatta carne, colui che dovrà sterminare l'umanità, compie atti di estrema bontà e gentilezza, che, se all'inizio mi hanno lasciato un pò perplessa, ho voluto poi leggere come uno dei tanti aspetti del suo carattere, e quindi come un'arricchimento del personaggio.
Ciò che mi interessava, e cioè la spiegazione del perché uno dei monaci sezionasse ragazze vive, viene liquidata piuttosto in fretta, e sa di fandonia.
Le descrizioni delle battaglie a mio avviso sono troppe e troppo lunghe, e non mi piace che l'autore si rivolga al lettore, ma è interessante la questione della verità sul papa, che potrebbe essere uno degli argomenti portanti del terzo ed ultimo volume.
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Giudizio personale: 2/5
Titolo originale: The last four things
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Motivi vari mi hanno portato a leggere questo secondo volume della trilogia di Paul Hoffman, seguito de La mano sinistra di Dio, il quale, come ho già scritto in un precedente post, mi era sembrato una lunga prefazione alla storia vera e propria, che comincia appunto con Le quattro cose ultime.
Benché l'abbia trovato migliore rispetto al primo volume, questo seguito non mi ha convinto, né appassionato.
Continua il rimaneggiamento di episodi della Bibbia, l'inserimento di citazioni senza autore - lampante quella di Thomas Gray -; l'accostamento di nomi latini, anglosassoni, medievaleggianti, inventati; il ripescaggio di personaggi storici - Hooke è palesemente Leonardo -; la confusione geografica - cosa ci fanno, in un mondo inventato, Little Italy, Chartes, la Svizzera e Salerno? - e i richiami alla realtà odierna - i Musselem, sconfitti in guerra solo perché il nemico urla da lontano menzogne sull'onore delle loro donne -.
Eppure ciò che stupisce è che quest'accozzaglia si tenga in piedi, e ne venga fuori una storia. Qualcuno ha ipotizzato che potrebbe trattarsi di un'ucronia, ma personalmente non lo credo, e avrei preferito un universo del tutto nuovo.
Il protagonista Cale continua a non starmi simpatico, anche se in questa seconda parte subisce dei cambiamenti: proprio quando gli viene detto di essere la mano sinistra di Dio, la sua ira fatta carne, colui che dovrà sterminare l'umanità, compie atti di estrema bontà e gentilezza, che, se all'inizio mi hanno lasciato un pò perplessa, ho voluto poi leggere come uno dei tanti aspetti del suo carattere, e quindi come un'arricchimento del personaggio.
Ciò che mi interessava, e cioè la spiegazione del perché uno dei monaci sezionasse ragazze vive, viene liquidata piuttosto in fretta, e sa di fandonia.
Le descrizioni delle battaglie a mio avviso sono troppe e troppo lunghe, e non mi piace che l'autore si rivolga al lettore, ma è interessante la questione della verità sul papa, che potrebbe essere uno degli argomenti portanti del terzo ed ultimo volume.
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Giudizio personale: 2/5
mercoledì 14 novembre 2012
I misteri del castello di Udolfo - Parte II
Autrice: Ann Radcliffe
Titolo originale: The misteries of Udolpho
Parte: 2 di 2
Volumi: 3 e 4 di 4
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Questa seconda parte de I misteri del castello di Udolfo è decisamente -e, direi, fortunatamente- più interessante e scorrevole rispetto alla prima, tanto che, in alcuni punti, non riuscivo a smettere di leggere.
Il cambio di ambientazione - dal castello di Udolfo a quello di Blangy- dà molto respiro alla storia, ed il secondo maniero presenta più elementi gotici meglio raccontati e amalgamati con gli eventi e che risultano, al lettore di oggi, più interessanti e divertenti.
Abbiamo così passaggi angusti, corridoi bui, morti misteriose, letti che si muovono, strane apparizioni -e sparizioni-, musiche inspiegabili, ma il tutto in un'atmosfera non claustrofobica e pesante qual era quella del castello di Udolfo.
Le lunghe descrizioni lasciano il posto ai dialoghi, e vengono introdotti nuovi personaggi - anche se quello di Bianca sembra una copia carbone quasi perfetta della protagonista -.
Emilia continua a non riuscire ad accattivarsi le simpatie di chi legge, né a risultare minimamente interessante, sempre occupata a far la cosa giusta e, soprattutto, a svenire.
Molto molto simpatico, invece, il personaggio della serva Annetta, logorroica, superstiziosa, ingenua ed estroversa; interessante anche la vecchia Teresa, depositaria di quella saggezza popolare che scuote la testa dinanzi agli immotivati problemi dei ricchi.
Un pò noioso l'episodio dei briganti, ma molto interessante quello di suor Agnese, un vero e proprio plot twist che davvero non mi aspettavo.
Peccato solo non ne sia stato mai tratto un film.
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Trama: Considerato l'archetipo del romanzo gotico, "I misteri di Udolpho" fu pubblicato nel 1794, anno dell'ascesa e della caduta di Robespierre. Sull'apparente struttura del racconto di formazione femminile, Ann Radcliffe modella un percorso attraverso gli spazi sublimi del terrore, nei quali l'eroina si smarrisce in una vertigine noir che la conduce oltre i limiti della ragione e della natura. Nella Francia del 1584 la giovane e sensibile Emily St. Aubert, rimasta orfana di entrambi i genitori, viene rinchiusa dalla zia Madame Cheron e dal suo compagno, il perverso zio Montoni, nel tenebroso castello di Udolpho, sugli Appennini. Solo dopo una convulsa serie di avvenimenti agghiaccianti Emily riesce a riacquistare la libertà e a ricongiungersi con il suo innamorato, Valancourt.
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Giudizio personale: 3/5
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E' possibile scaricare gratuitamente l'e-book de I misteri del castello di Udolfo qui.
Titolo originale: The misteries of Udolpho
Parte: 2 di 2
Volumi: 3 e 4 di 4
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Questa seconda parte de I misteri del castello di Udolfo è decisamente -e, direi, fortunatamente- più interessante e scorrevole rispetto alla prima, tanto che, in alcuni punti, non riuscivo a smettere di leggere.
Il cambio di ambientazione - dal castello di Udolfo a quello di Blangy- dà molto respiro alla storia, ed il secondo maniero presenta più elementi gotici meglio raccontati e amalgamati con gli eventi e che risultano, al lettore di oggi, più interessanti e divertenti.
Abbiamo così passaggi angusti, corridoi bui, morti misteriose, letti che si muovono, strane apparizioni -e sparizioni-, musiche inspiegabili, ma il tutto in un'atmosfera non claustrofobica e pesante qual era quella del castello di Udolfo.
Le lunghe descrizioni lasciano il posto ai dialoghi, e vengono introdotti nuovi personaggi - anche se quello di Bianca sembra una copia carbone quasi perfetta della protagonista -.
Emilia continua a non riuscire ad accattivarsi le simpatie di chi legge, né a risultare minimamente interessante, sempre occupata a far la cosa giusta e, soprattutto, a svenire.
Molto molto simpatico, invece, il personaggio della serva Annetta, logorroica, superstiziosa, ingenua ed estroversa; interessante anche la vecchia Teresa, depositaria di quella saggezza popolare che scuote la testa dinanzi agli immotivati problemi dei ricchi.
Un pò noioso l'episodio dei briganti, ma molto interessante quello di suor Agnese, un vero e proprio plot twist che davvero non mi aspettavo.
Peccato solo non ne sia stato mai tratto un film.
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Trama: Considerato l'archetipo del romanzo gotico, "I misteri di Udolpho" fu pubblicato nel 1794, anno dell'ascesa e della caduta di Robespierre. Sull'apparente struttura del racconto di formazione femminile, Ann Radcliffe modella un percorso attraverso gli spazi sublimi del terrore, nei quali l'eroina si smarrisce in una vertigine noir che la conduce oltre i limiti della ragione e della natura. Nella Francia del 1584 la giovane e sensibile Emily St. Aubert, rimasta orfana di entrambi i genitori, viene rinchiusa dalla zia Madame Cheron e dal suo compagno, il perverso zio Montoni, nel tenebroso castello di Udolpho, sugli Appennini. Solo dopo una convulsa serie di avvenimenti agghiaccianti Emily riesce a riacquistare la libertà e a ricongiungersi con il suo innamorato, Valancourt.
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Giudizio personale: 3/5
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E' possibile scaricare gratuitamente l'e-book de I misteri del castello di Udolfo qui.
domenica 11 novembre 2012
La casa degli inganni
Titolo originale: The beach house
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James Patterson è uno di quegli scrittori capaci di produrre opere diversissime e di altissimo livello come Il collezionista e A Jennifer con amore, per questo sono rimasta piuttosto perplessa riguardo a La casa degli inganni, che non conquista ed a tratti risulta noiosa.
Lo stile è ineccepibile, mi piace l'ambientazione -gli Hamptons-, ci sono innumerevoli personaggi, eppure la storia è un pò piatta, riuscendo a ravvivarsi solo nella parte centrale.
La relazione tra il protagonista e la detective è molto affrettata, alcuni personaggi sono solo abbozzati, ed il finto processo, che dovrebbe essere il fulcro di tutto il racconto, sembra davvero tirato per i capelli ed a volte ridicolo.
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Trama: Jack Mullen è un giovane che si è fatto dal nulla. Povero, ma determinato a riuscire, si è laureato in Legge e ha ottenuto un posto di rilievo in un importante studio legale di Manhattan. Coinvolto quasi controvoglia nel giro di amicizie del fratello Peter, Jack non immagina che un fine settimana in una magnifica villa sulla spiaggia possa trasformarsi in un incubo. Peter muore misteriosamente, annegato in piscina (-in realtà non si parla di nessuna piscina, ma dell'oceano- n.d. blogger), una fine che tutti hanno troppa fretta di liquidare come accidentale. Con l'aiuto di Pauline, investigatrice da sempre innamorata di lui, Jack comincia a raccogliere prove, a scavare dove non dovrebbe...
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Giudizio personale: 3/5
giovedì 1 novembre 2012
Senza lasciare traccia - Citazioni
" Ci vogliono due persone, perché una bugia funzioni: quella che la racconta, e quella che se la beve".
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" Pensi di conoscere il mondo in cui vivi.
Se riesci a sentirlo e a toccarlo, se ne percepisci l'odore e il gusto, allora dev'essere così. Saresti pronta a scommettere la tua vita sul semplice fatto che il cielo sia azzurro. Poi, un giorno arriva qualcuno e ti dice, con molta enfasi, che stai sbagliando. -Azzurro-, insisti. -Come l'oceano. Come le balene. Come gli occhi di mia figlia-. Ma lui scuote la testa, e tutti gli altri lo appoggiano. -Poverina-, dicono. -Tutte quelle cose -l'oceano, la balena, gli occhi della bambina- sono verdi. Ti sei confusa. Ti sei sbagliata, finora-. ".
--
" Adesso che siamo vestiti uguali, siamo tutti ridotti ai minimi termini. [...]. Non abbiamo nulla che ci distingua l'uno dall'altro, il che è una benedizione e una maledizione al tempo stesso ".
--
" La libertà odora di spore, di ambrosia, di polvere, di caldo, di olio abbronzante e gas di scarico delle macchine. [...]. Odora di tutto ciò che c'è fuori, quando sei rinchiuso qui dentro ".
--
" -Gli incubi non si avverano-, dicevo per tranquillizzarti.
A quanto pare, mentivo anche su questo ".
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" Se pensate che la maternità sia un istinto, vi sbagliate ".
--
" A volte non pensiamo di trovarci in un sogno; non capiamo nemmeno che stiamo dormendo ".
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" Non puoi odiare una persona fino a quando non capisci come diventerebbe la tua vita se l'amassi ".
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" Per essere una persona che non ricorda molto, ci sono un sacco di cose che non riesco a dimenticare ".
--
" Se sto cercando una persona, significa che non sono più io quella che si è perduta ".
--
" Chi sono e quello che sono capace di fare sono due cose che mi hanno sempre sorpreso ".
--
" Mi piacerebbe pensare che ciascuno di noi può essere cento persone diverse, nel corso della vita. Ma [...] forse, una volta che cambi, una parte di te rimane immutata per sempre. Fiché, alla fine, non riesci a ricordare chi eri al principio ".
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" ...il mondo è grande quanto la tua conoscenza ".
--
" Vorrei creare dei ricordi nuovi, anziché cercare quelli vecchi ".
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Qui la recensione del romanzo
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" Pensi di conoscere il mondo in cui vivi.
Se riesci a sentirlo e a toccarlo, se ne percepisci l'odore e il gusto, allora dev'essere così. Saresti pronta a scommettere la tua vita sul semplice fatto che il cielo sia azzurro. Poi, un giorno arriva qualcuno e ti dice, con molta enfasi, che stai sbagliando. -Azzurro-, insisti. -Come l'oceano. Come le balene. Come gli occhi di mia figlia-. Ma lui scuote la testa, e tutti gli altri lo appoggiano. -Poverina-, dicono. -Tutte quelle cose -l'oceano, la balena, gli occhi della bambina- sono verdi. Ti sei confusa. Ti sei sbagliata, finora-. ".
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" Adesso che siamo vestiti uguali, siamo tutti ridotti ai minimi termini. [...]. Non abbiamo nulla che ci distingua l'uno dall'altro, il che è una benedizione e una maledizione al tempo stesso ".
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" La libertà odora di spore, di ambrosia, di polvere, di caldo, di olio abbronzante e gas di scarico delle macchine. [...]. Odora di tutto ciò che c'è fuori, quando sei rinchiuso qui dentro ".
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" -Gli incubi non si avverano-, dicevo per tranquillizzarti.
A quanto pare, mentivo anche su questo ".
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" Se pensate che la maternità sia un istinto, vi sbagliate ".
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" A volte non pensiamo di trovarci in un sogno; non capiamo nemmeno che stiamo dormendo ".
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" Non puoi odiare una persona fino a quando non capisci come diventerebbe la tua vita se l'amassi ".
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" Per essere una persona che non ricorda molto, ci sono un sacco di cose che non riesco a dimenticare ".
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" Se sto cercando una persona, significa che non sono più io quella che si è perduta ".
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" Chi sono e quello che sono capace di fare sono due cose che mi hanno sempre sorpreso ".
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" Mi piacerebbe pensare che ciascuno di noi può essere cento persone diverse, nel corso della vita. Ma [...] forse, una volta che cambi, una parte di te rimane immutata per sempre. Fiché, alla fine, non riesci a ricordare chi eri al principio ".
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" ...il mondo è grande quanto la tua conoscenza ".
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" Vorrei creare dei ricordi nuovi, anziché cercare quelli vecchi ".
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Qui la recensione del romanzo
domenica 28 ottobre 2012
La vita della Marchesa di Pompadour
Autore: Francesco Carron
Sottotitolo: La favorita di Luigi XV che segnò un secolo
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La vita della Marchesa di Pompadour narra la storia della maitresse-en-titre - cioè amante ufficiale- del sovrano di Francia Luigi XV.
Supportato da documenti e testimonianze storiche, l'autore ci offre un dettagliato ma scorrevolissimo ritratto della Marchesa, al secolo Jeanne Antoinette Poisson, evidenziando l'unicità e la particolarità, nonché l'importanza, della sua figura.
Pur cresciuta con l'intento di vederla un giorno accompagnare il re, la donna si rivelò, infatti, molto diversa dalle altre dame di corte: generosa, mai malvagia o avida, illuminata e gentile, ebbe grandi meriti, tra cui quello di dare impulso al teatro. Fondò la famosissima fabbrica di porcellane di Sevres e la scuola militare per ragazzi poco abbienti -da cui sarebbe uscito anche Napoleone Bonaparte-; appoggiò inoltre la causa di Maria Teresa d'Asburgo nella guerra di successione austriaca.
A causa della sua origine borghese e del suo ruolo, nonché delle sue idee, dovette fronteggiare molti nemici e spesso la sua vita fu tutt'altro che piacevole.
Benché frigida - caratteristica piuttosto insolita per una maitresse - riuscì a restare l'amante ufficiale del re fino alla morte, a causa dell'amicizia profonda che il sovrano nutriva per lei e della quale, pare, non potesse fare a meno.
Ed è molto interessante osservare come le azioni e l'influenza di una sola donna, abbiano costituito la trama di quei fili che hanno mosso i destini di intere popolazioni.
In sostanza, un libro ben scritto, piacevole, corredato alla fine dal testamento della marchesa e dal suo libro dei conti.
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Giudizio personale: 4/5
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Sottotitolo: La favorita di Luigi XV che segnò un secolo
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La vita della Marchesa di Pompadour narra la storia della maitresse-en-titre - cioè amante ufficiale- del sovrano di Francia Luigi XV.
Supportato da documenti e testimonianze storiche, l'autore ci offre un dettagliato ma scorrevolissimo ritratto della Marchesa, al secolo Jeanne Antoinette Poisson, evidenziando l'unicità e la particolarità, nonché l'importanza, della sua figura.
Pur cresciuta con l'intento di vederla un giorno accompagnare il re, la donna si rivelò, infatti, molto diversa dalle altre dame di corte: generosa, mai malvagia o avida, illuminata e gentile, ebbe grandi meriti, tra cui quello di dare impulso al teatro. Fondò la famosissima fabbrica di porcellane di Sevres e la scuola militare per ragazzi poco abbienti -da cui sarebbe uscito anche Napoleone Bonaparte-; appoggiò inoltre la causa di Maria Teresa d'Asburgo nella guerra di successione austriaca.
A causa della sua origine borghese e del suo ruolo, nonché delle sue idee, dovette fronteggiare molti nemici e spesso la sua vita fu tutt'altro che piacevole.
Benché frigida - caratteristica piuttosto insolita per una maitresse - riuscì a restare l'amante ufficiale del re fino alla morte, a causa dell'amicizia profonda che il sovrano nutriva per lei e della quale, pare, non potesse fare a meno.
Ed è molto interessante osservare come le azioni e l'influenza di una sola donna, abbiano costituito la trama di quei fili che hanno mosso i destini di intere popolazioni.
In sostanza, un libro ben scritto, piacevole, corredato alla fine dal testamento della marchesa e dal suo libro dei conti.
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Giudizio personale: 4/5
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La Marchesa ritratta da Boucher
Qui innumerevoli ritratti di Madame de Pompadour
Luigi XV
Maria Leszczynska, moglie di Luigi XV
lunedì 8 ottobre 2012
Rivelazione - Citazioni
" Ci fu una pausa. In quella pausa credo che sarei potuto vivere e morire un milione di volte ".
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" A volte una persona può immaginare tutto nel modo sbagliato e avere ugualmente ragione. A volte. E io penso che ciò possa aiutare a diventare pazzi ".
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" -Stai dicendo che sono pazzo?--
-Sto dicendo che devi credere a quello che c'è nella tua testa [...] e più di questo non puoi fare ".
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" Il dubbio comincia come una singola cellula, poi si divide, si moltiplica e cresce finché diventa una domanda ".
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Qui la scheda del libro
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" A volte una persona può immaginare tutto nel modo sbagliato e avere ugualmente ragione. A volte. E io penso che ciò possa aiutare a diventare pazzi ".
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" -Stai dicendo che sono pazzo?--
-Sto dicendo che devi credere a quello che c'è nella tua testa [...] e più di questo non puoi fare ".
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" Il dubbio comincia come una singola cellula, poi si divide, si moltiplica e cresce finché diventa una domanda ".
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Qui la scheda del libro
sabato 15 settembre 2012
Baby Doll
Autrice: Sharon Carter Rogers
Titolo originale: Drift
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Sharon Carter Rogers è lo pseudonimo di una scrittrice/scrittore, o forse anche di un gruppo di scrittrici, il cui romanzo Drift, in italiano Baby Doll, è stato premiato con l'International Book Award for Religious fiction nel 2010.
I protagonisti della storia, infatti, si pongono spesso delle domande su Dio, credono che lui li abbia dimenticati, e sperano che li ritrovi.
Ciò però non significa assolutamente che questo sia un romanzo religioso o riservato alla fetta di pubblico che crede in Dio. Si parla molto di solitudine, del senso della vita, di come la presenza di una persona possa condizionare l'esistenza di un'altra.
Il "Drifter" della storia, ovvero Boy, è un'anima errante, una creatura in carne ed ossa che però non può morire, e che può essere vista solo da una persona, con la quale instaura un "legame" dalla durata incerta ed imprevedibile. Tale legame, infatti, si spezza quando l'anima errante incontra un'altra persona che riesce a vederla; il legame precedente dimentica -o almeno dovrebbe- il drifter con cui ha passato mesi od anni, ed anche l'anima errante è destinata a dimenticare le persone con le quali si è legato, perdendo così, ogni volta, insieme ai ricordi, parte di se stessa.
La persona a cui si lega Boy all'inizio della storia è Baby Doll, una ragazza cresciuta con un pericoloso boss del crimine, il quale ha sempre rifiutato di rivelarle il suo vero nome, rubandole in questo modo l'identità ed il passato.
Baby Doll e Boy si sentono entrambi persi, senza scopo; l'anima errante è convinta che Dio l'abbia dimenticata dopo averla creata, che la sua esistenza sia inutile, e si tiene aggrappata ai pochi ricordi che riesce a serbare dell'unica persona che abbia amato nel corso delle sue innumerevoli vite dimenticate.
Insieme a Baby Doll riesce però a comprendere il senso del suo essere al mondo, diventa finalmente Deus ex machina, così come la ragazza, senza saperlo, lo è stata per lui.
Il romanzo è molto ben scritto; mi piace che alcuni capitoli siano raccontati dal narratore ed altri, invece, dal personaggio di Boy.
La storia è molto carina; le citazioni in latino e quelle di Solazio il Minore evidenziano gli avvenimenti più importanti, o gli interrogativi che si pongono i protagonisti; i ricordi di Boy sono tratteggiati con eleganza, mai inopportuni.
Il finale è commovente, inaspettato.
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Trama: I Drifters sono un nuovo tipo di creature sovrannaturali, simili ad angeli custodi, che si legano psichicamente ad alcuni esseri umani. Sebbene dotati di un corpo fisico, solo una persona sulla Terra ha la capacità di vederli e percepirli. Uno di loro sta aspettando raggomitolato sulla tomba del suo ultimo compagno umano, ma non è libero di muoversi fino a quando non passerà qualcuno in grado di vederlo. Baby Doll, la figlia adottiva di uno spietato boss, è invece al cimitero per i funerali del suo patrigno, circondata da poliziotti e guardie del corpo. Quando il Drifter e Baby Doll si incontrano, qualcosa scatta tra loro, qualcosa di inspiegabilmente intimo e indissolubile. Stretti nella morsa del pericolo, il Drifter e la sua compagna umana lottano per capire il mondo che li circonda e la propria natura. Mentre Baby Doll non ha alcuna idea di chi siano i suoi veri genitori, perché ha speso tutta la vita come un essere virtuale in cattività, adattandosi al mondo, il Drifter è confuso circa la sua identità e il ruolo che riveste nella vita della donna. I dubbi e i dilemmi che dovranno affrontare li porteranno a scoprire che non tutto di quanto si è perso non può essere ritrovato...
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Giudizio personale: 4/5
Titolo originale: Drift
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Sharon Carter Rogers è lo pseudonimo di una scrittrice/scrittore, o forse anche di un gruppo di scrittrici, il cui romanzo Drift, in italiano Baby Doll, è stato premiato con l'International Book Award for Religious fiction nel 2010.
I protagonisti della storia, infatti, si pongono spesso delle domande su Dio, credono che lui li abbia dimenticati, e sperano che li ritrovi.
Ciò però non significa assolutamente che questo sia un romanzo religioso o riservato alla fetta di pubblico che crede in Dio. Si parla molto di solitudine, del senso della vita, di come la presenza di una persona possa condizionare l'esistenza di un'altra.
Il "Drifter" della storia, ovvero Boy, è un'anima errante, una creatura in carne ed ossa che però non può morire, e che può essere vista solo da una persona, con la quale instaura un "legame" dalla durata incerta ed imprevedibile. Tale legame, infatti, si spezza quando l'anima errante incontra un'altra persona che riesce a vederla; il legame precedente dimentica -o almeno dovrebbe- il drifter con cui ha passato mesi od anni, ed anche l'anima errante è destinata a dimenticare le persone con le quali si è legato, perdendo così, ogni volta, insieme ai ricordi, parte di se stessa.
La persona a cui si lega Boy all'inizio della storia è Baby Doll, una ragazza cresciuta con un pericoloso boss del crimine, il quale ha sempre rifiutato di rivelarle il suo vero nome, rubandole in questo modo l'identità ed il passato.
Baby Doll e Boy si sentono entrambi persi, senza scopo; l'anima errante è convinta che Dio l'abbia dimenticata dopo averla creata, che la sua esistenza sia inutile, e si tiene aggrappata ai pochi ricordi che riesce a serbare dell'unica persona che abbia amato nel corso delle sue innumerevoli vite dimenticate.
Insieme a Baby Doll riesce però a comprendere il senso del suo essere al mondo, diventa finalmente Deus ex machina, così come la ragazza, senza saperlo, lo è stata per lui.
Il romanzo è molto ben scritto; mi piace che alcuni capitoli siano raccontati dal narratore ed altri, invece, dal personaggio di Boy.
La storia è molto carina; le citazioni in latino e quelle di Solazio il Minore evidenziano gli avvenimenti più importanti, o gli interrogativi che si pongono i protagonisti; i ricordi di Boy sono tratteggiati con eleganza, mai inopportuni.
Il finale è commovente, inaspettato.
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Trama: I Drifters sono un nuovo tipo di creature sovrannaturali, simili ad angeli custodi, che si legano psichicamente ad alcuni esseri umani. Sebbene dotati di un corpo fisico, solo una persona sulla Terra ha la capacità di vederli e percepirli. Uno di loro sta aspettando raggomitolato sulla tomba del suo ultimo compagno umano, ma non è libero di muoversi fino a quando non passerà qualcuno in grado di vederlo. Baby Doll, la figlia adottiva di uno spietato boss, è invece al cimitero per i funerali del suo patrigno, circondata da poliziotti e guardie del corpo. Quando il Drifter e Baby Doll si incontrano, qualcosa scatta tra loro, qualcosa di inspiegabilmente intimo e indissolubile. Stretti nella morsa del pericolo, il Drifter e la sua compagna umana lottano per capire il mondo che li circonda e la propria natura. Mentre Baby Doll non ha alcuna idea di chi siano i suoi veri genitori, perché ha speso tutta la vita come un essere virtuale in cattività, adattandosi al mondo, il Drifter è confuso circa la sua identità e il ruolo che riveste nella vita della donna. I dubbi e i dilemmi che dovranno affrontare li porteranno a scoprire che non tutto di quanto si è perso non può essere ritrovato...
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Giudizio personale: 4/5
mercoledì 12 settembre 2012
Morte di un fotografo - Citazioni
" ...la scoperta che la sicurezza è un inferno tutto speciale ".
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" Una menzogna fa nascere il sospetto, due lo confermano ".
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" ...il momento giusto non è qualcosa che si sceglie, ma qualcosa in cui si inciampa... ".
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" E se continui a odiare ciò che hai, finirai per non avere più nulla ".
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" ...maledissi il mio stomaco traboccante di bile. Se fosse stato normale, a quel punto sarei stato un suicida felice ".
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" L'arroganza spesso maschera la disperazione ".
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" La paura permea di sé ogni istante della nostra vita cosciente ".
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" La gente comincerà a dirti quanto sei importante, e tu ti convincerai di esserlo ".
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" Forse perché l'unica destinazione, quando sei in viaggio, è casa tua".
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Qui la scheda del libro
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" Una menzogna fa nascere il sospetto, due lo confermano ".
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" ...il momento giusto non è qualcosa che si sceglie, ma qualcosa in cui si inciampa... ".
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" E se continui a odiare ciò che hai, finirai per non avere più nulla ".
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" ...maledissi il mio stomaco traboccante di bile. Se fosse stato normale, a quel punto sarei stato un suicida felice ".
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" L'arroganza spesso maschera la disperazione ".
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" La paura permea di sé ogni istante della nostra vita cosciente ".
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" La gente comincerà a dirti quanto sei importante, e tu ti convincerai di esserlo ".
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" Forse perché l'unica destinazione, quando sei in viaggio, è casa tua".
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Qui la scheda del libro
lunedì 10 settembre 2012
Vicino, sempre più vicino
Autrice: Jennifer Weiner
Titolo originale: Fly away home
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Ammetto che non avrei scommesso un centesimo su questo libro (e per il titolo, e per la trama), e di averlo cominciato solo perché "in astinenza" da lettura, ed invece l'ho apprezzato davvero molto.
Lo stile è piacevole, la scrittrice sa viaggiare tra passato, presente ed aneddoti con eleganza, e la storia non risulta mai noiosa.
Protagoniste sono tre donne, Sylvie, la madre, e Diana e Lizzie, le figlie, tre donne molto diverse tra loro e le cui scelte consapevoli e sbagliate hanno pregiudicato la loro felicità e condizionato la vita delle altre.
Sylvie ha trascurato le proprie figlie per dedicarsi completamente ai bisogni e alla carriera politica del marito, ma il suo mondo crolla quando l'uomo viene coinvolto in uno scandalo sessuale, e lei si ritrova, a quasi sessant'anni, a fare i conti con la propria vita ed a desiderare che cambi.
Trasferitasi in una vecchia casa sulla spiaggia, comincia a dedicarsi alla cucina e alle figlie, mettendo finalmente da parte l'agenda fitta di impegni, le cene di beneficenza, i sorrisi a ogni costo, la lotta contro i chili di troppo e i tailleur costosi.
Diana, la figlia maggiore, è un medico del pronto soccorso che lavora troppo e che ha combinato il proprio matrimonio, sposando un uomo che non amava affinché l'amore non la trasformasse in un'ombra del suo uomo, come accaduto con sua madre. Si ritrova però a trent'anni a vivere una vita infelice, con un bambino adorabile ma prigioniero delle sue proibizioni, un marito sgradevole ed un amante venticinquenne.
La figlia minore, invece, Lizzie, è appena uscita da una comunità di recupero, in cui era entrata per disintossicarsi dalle droghe di cui faceva uso fin dai tredici anni, probabilmente per una brutta storia della sua infanzia, o per far fronte alla trascuratezza dei genitori e ai successi della sorella.
Si tratta di personaggi estremamente umani, raccontati benissimo, e ciò non riguarda solo le protagoniste, ma anche coloro che le circondano: Gary, il marito di Diana; il piccolo Milo; la nonna Selma; il vecchio amico Tim; Richard, il marito di Sylvie.
La scrittrice ci permette di sbirciare nel loro passato, nei loro sentimenti e pensieri, grazie ai quali sembra quasi di poterli toccare.
E' chiaro l'affacciarsi alla "vita vera" di Sylvie, quando, ad esempio, messo piede in un negozio dopo anni di ordinazioni on-line, si chiede da quanto tempo il prezzo del latte sia diventato così alto; o il mutamento di Diana, che permette alle lacrime di scorrere sul suo volto dopo anni di freddezza e cinismo.
Vicino, sempre più vicino (davvero brutto come titolo) è un libro appassionante, che fa riflettere e può commuovere, e che ci ricorda che la vita ha mille possibilità, e sta solo a noi cercare di coglierle.
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Retro copertina: Quando Sylvie ha incontrato Richard alla facoltà di legge di Yale era una brillante studentessa, i riccioli selvaggi a coprire la fronte e una marea di sogni da realizzare. anni dopo, la sua vita è molto diversa da come l'aveva immaginata. Ha sposato Richard, l'attuale senatore dello stato di New York, e invece di diventare la regina del foro ha imparato a organizzare raffinate cene di beneficenza e a sorridere in ogni circostanza, anche durante gli interminabili tè con le altre first lady. I riccioli sono scomparsi e le gonne etniche sono state rimpiazzate da eleganti tailleur su misura. Sua figlia Lizzie ha ventiquattro anni ed è appena uscita da una comunità di recupero. E' la pecora nera della famiglia, soprattutto se paragonata alla sorella maggiore, l'impeccabile Diana: chirurgo brillante, moglie perfetta, madre presente. Le vite di Sylvie, Lizzie e Diana sembrano correre su binari paralleli, ma un giorno sono costrette a incrociarsi a causa di una notizia riportata su tutti i giornali: Richard, padre amorevole e marito devoto, è stato beccato in atteggiamento inequivocabile con una giovane, anzi giovanissima, ragazza. Sylvie, che a quell'uomo ha dedicato tutta la sua vita, si sente persa. E la stessa cosa accade alle sue figlie che in quel padre vedevano una sorta di cavaliere senza macchia. Insieme decidono di fuggire da New York, dall'uomo che le ha deluse e dai curiosi che continuano a intromettersi nella loro vita privata, e tornano nella vecchia casa in Connecticut, quella in cui non mettono piede da anni, ma in cui un tempo sono state felici. Tra quelle pareti familiari e accoglienti riusciranno ad avvicinarsi come non avevano mai fatto prima.
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Giudizio personale: 5/5
Titolo originale: Fly away home
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Ammetto che non avrei scommesso un centesimo su questo libro (e per il titolo, e per la trama), e di averlo cominciato solo perché "in astinenza" da lettura, ed invece l'ho apprezzato davvero molto.
Lo stile è piacevole, la scrittrice sa viaggiare tra passato, presente ed aneddoti con eleganza, e la storia non risulta mai noiosa.
Protagoniste sono tre donne, Sylvie, la madre, e Diana e Lizzie, le figlie, tre donne molto diverse tra loro e le cui scelte consapevoli e sbagliate hanno pregiudicato la loro felicità e condizionato la vita delle altre.
Sylvie ha trascurato le proprie figlie per dedicarsi completamente ai bisogni e alla carriera politica del marito, ma il suo mondo crolla quando l'uomo viene coinvolto in uno scandalo sessuale, e lei si ritrova, a quasi sessant'anni, a fare i conti con la propria vita ed a desiderare che cambi.
Trasferitasi in una vecchia casa sulla spiaggia, comincia a dedicarsi alla cucina e alle figlie, mettendo finalmente da parte l'agenda fitta di impegni, le cene di beneficenza, i sorrisi a ogni costo, la lotta contro i chili di troppo e i tailleur costosi.
Diana, la figlia maggiore, è un medico del pronto soccorso che lavora troppo e che ha combinato il proprio matrimonio, sposando un uomo che non amava affinché l'amore non la trasformasse in un'ombra del suo uomo, come accaduto con sua madre. Si ritrova però a trent'anni a vivere una vita infelice, con un bambino adorabile ma prigioniero delle sue proibizioni, un marito sgradevole ed un amante venticinquenne.
La figlia minore, invece, Lizzie, è appena uscita da una comunità di recupero, in cui era entrata per disintossicarsi dalle droghe di cui faceva uso fin dai tredici anni, probabilmente per una brutta storia della sua infanzia, o per far fronte alla trascuratezza dei genitori e ai successi della sorella.
Si tratta di personaggi estremamente umani, raccontati benissimo, e ciò non riguarda solo le protagoniste, ma anche coloro che le circondano: Gary, il marito di Diana; il piccolo Milo; la nonna Selma; il vecchio amico Tim; Richard, il marito di Sylvie.
La scrittrice ci permette di sbirciare nel loro passato, nei loro sentimenti e pensieri, grazie ai quali sembra quasi di poterli toccare.
E' chiaro l'affacciarsi alla "vita vera" di Sylvie, quando, ad esempio, messo piede in un negozio dopo anni di ordinazioni on-line, si chiede da quanto tempo il prezzo del latte sia diventato così alto; o il mutamento di Diana, che permette alle lacrime di scorrere sul suo volto dopo anni di freddezza e cinismo.
Vicino, sempre più vicino (davvero brutto come titolo) è un libro appassionante, che fa riflettere e può commuovere, e che ci ricorda che la vita ha mille possibilità, e sta solo a noi cercare di coglierle.
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Retro copertina: Quando Sylvie ha incontrato Richard alla facoltà di legge di Yale era una brillante studentessa, i riccioli selvaggi a coprire la fronte e una marea di sogni da realizzare. anni dopo, la sua vita è molto diversa da come l'aveva immaginata. Ha sposato Richard, l'attuale senatore dello stato di New York, e invece di diventare la regina del foro ha imparato a organizzare raffinate cene di beneficenza e a sorridere in ogni circostanza, anche durante gli interminabili tè con le altre first lady. I riccioli sono scomparsi e le gonne etniche sono state rimpiazzate da eleganti tailleur su misura. Sua figlia Lizzie ha ventiquattro anni ed è appena uscita da una comunità di recupero. E' la pecora nera della famiglia, soprattutto se paragonata alla sorella maggiore, l'impeccabile Diana: chirurgo brillante, moglie perfetta, madre presente. Le vite di Sylvie, Lizzie e Diana sembrano correre su binari paralleli, ma un giorno sono costrette a incrociarsi a causa di una notizia riportata su tutti i giornali: Richard, padre amorevole e marito devoto, è stato beccato in atteggiamento inequivocabile con una giovane, anzi giovanissima, ragazza. Sylvie, che a quell'uomo ha dedicato tutta la sua vita, si sente persa. E la stessa cosa accade alle sue figlie che in quel padre vedevano una sorta di cavaliere senza macchia. Insieme decidono di fuggire da New York, dall'uomo che le ha deluse e dai curiosi che continuano a intromettersi nella loro vita privata, e tornano nella vecchia casa in Connecticut, quella in cui non mettono piede da anni, ma in cui un tempo sono state felici. Tra quelle pareti familiari e accoglienti riusciranno ad avvicinarsi come non avevano mai fatto prima.
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Giudizio personale: 5/5
venerdì 7 settembre 2012
Ritratto di signora - Citazioni
" - Desidero tuttavia saper sempre le cose che non si dovrebbero fare-.
- Per poterle fare? - [...].
- Per poter scegliere - ".
--
" In generale non c'era niente di più bello che apparire abbagliante, ma aveva una ostinata ripugnanza a risplendere su ordinazione ".
--
" Rimasero tutti e due per un poco in questa posizione, scambiandosi un lungo sguardo, lo sguardo vasto e consapevole delle ore critiche della vita."
--
" Si pensa a quelli che pensano a noi ".
--
" Egli sentiva l'antica amarezza, che con tanta fatica aveva cercato di buttar giù, tornargli in gola, e capiva che esistono delusioni lunghe come la vita ".
--
" ...la vita è meglio; perché nella vita c'è l'amore. E' una buona cosa la morte... ma l'amore non c'è ".
- Per poterle fare? - [...].
- Per poter scegliere - ".
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" In generale non c'era niente di più bello che apparire abbagliante, ma aveva una ostinata ripugnanza a risplendere su ordinazione ".
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" Rimasero tutti e due per un poco in questa posizione, scambiandosi un lungo sguardo, lo sguardo vasto e consapevole delle ore critiche della vita."
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" Si pensa a quelli che pensano a noi ".
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" Egli sentiva l'antica amarezza, che con tanta fatica aveva cercato di buttar giù, tornargli in gola, e capiva che esistono delusioni lunghe come la vita ".
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" ...la vita è meglio; perché nella vita c'è l'amore. E' una buona cosa la morte... ma l'amore non c'è ".
martedì 4 settembre 2012
Le streghe di Eastwick
Autore: John Updike
Titolo originale: The witches of Eastwick
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Le streghe di Eastwick è un libro dal quale è molto difficile farsi prendere.
L'inizio è noioso e prolisso, tanto che per un periodo ho abbandonato la lettura. Di tanto in tanto sono presenti descrizioni e divagazioni tediose, in cui si indugia in un oceano di termini specifici di fiori, insetti ed elementi chimici.
Strano soprattutto che nessuno dei personaggi ispiri simpatia, né Derryl Van Horne, piuttosto viscido e sgradevole, l'uomo che cambia la vita delle protagoniste ed in un certo senso le spinge a dare il peggio di sé, né le streghe stesse.
Tra queste, Alexandra, che alla fine ha almeno il pregio di pentirsi dell'orribile atto compiuto con le compagne, risulta tediosa e poco interessante; Jane, che sembrava il personaggio più verosimile del gruppo proprio per i suoi difetti, come l'antipatia ed una certa propensione alla rabbia, al disinteresse e alla negligenza, si rivela la peggiore, piena di noncurante odio, freddezza e indifferenza verso gli altri; Sukie, presentata come la più carina, quasi una boccata di aria fresca, è invece piuttosto superficiale.
Le tre streghe vivono nella sonnacchiosa cittadina di Eastwick frequentando uomini sposati e lanciando piccoli incantesimi ai perbenisti che le circondano; sono amiche, sorelle, spettegolano e si confidano, le loro chiacchierate sono sempre spumeggianti, finché nella loro vita si affaccia Derryl Van Horne, un uomo misterioso e a tratti disgustoso, che con le sue attenzioni verso le tre, crea delle crepe nel loro rapporto, che non tornerà mai più lo stesso. Nemmeno quando le streghe si alleano per vendicarsi di una quarta donna, rea di aver portato via loro Derryl. L'incantesimo -o maledizione- che le tre lanciano alla piccola Jenny è così terribile, che da quel momento in poi è impossibile anche solo pensare di provare simpatia per una delle protagoniste, e sono stata davvero disgustata da come -soprattutto Jane e Sukie- affrontano le terribili conseguenze di ciò che hanno fatto.
Mi è piaciuta molto, invece, la descrizione della provincia americana e dei suoi abitanti, spesso dalla mentalità poco aperta ma dai tanti scheletri nell'armadio. Interessante anche la lettura della storia delle streghe come metafora dei rapporti interpersonali, e la critica strisciante ad una società ipocrita e bigotta.
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Quarta di copertina: Sono belle e pericolose, tutte e tre; divorziate, sono attorniate da uomini e da amanti; e, ovviamente, sono capaci di qualunque prodigio, perché sono tre streghe. Alexandra, Jane e Sukie vivono in una cittadina del New England, circondate da pettegolezzi, ma non hanno nessuna voglia di nascondersi o di limitare il loro desiderio di avventura e trasgressione. Alexandra scolpisce piccole bambole, le sue "puppine"; Jane suona il violoncello; Sukie scrive per il quotidiano locale: ma nessuna esita a usare i propri poteri per scatenare improvvise tempeste o trasformare palle da tennis in rane o sedurre i maschi della loro piccola città. Finché non compare in scena un uomo che non si aspettavano e che sconvolge le loro esistenze di streghe un pò annoiate. Si chiama Derryl Van Horne, viene da Manhattan ed è tanto affascinante quanto misterioso, nelle sue manie e nei suoi comportamenti sempre sopra le righe. Nel giro di poche settimane la casa che Van Horne sta ristrutturando diventa la sede di incontri sessuali a quattro, un ménage torbido e spregiudicato, che alla lunga scatena nelle tre amiche gelosie e invidie reciproche. Quando poi una quarta e più giovane donna trova spazio entro le attenzioni dell'uomo misterioso, la situazione precipita in modo tumultuoso, rivelando tutti i terribili poteri delle streghe di oggi.
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Giudizio personale: 3/5
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Nel 2009 la ABC ha prodotto la serie televisiva Eastwick, liberamente ispirata al romanzo di Updike, dal quale si discosta molto.
Il telefilm ha però avuto vita breve, in quanto per scarsi ascolti è stato cancellato circa due mesi dopo la messa in onda del pilot. L'unica stagione consta di 13 episodi.
Rebecca Romijn è Roxie, Lindsay Price interpreta Joanna, mentre Jaime Ray Newman è Kat Gardener. Le tre streghe telefilmiche si rivelano essere molto diverse dai loro corrispettivi romanzeschi; in particolare, ho notato che di Alexandra c'è ben poco, mentre alcune caratteristiche di Sukie (il carattere, l'aspetto fisico, il lavoro) sono state divise tra i tre personaggi.
Derryl Van Horne è interpretato da Paul Goss, e bisogna segnalare Sara Rue nel ruolo di una collega di Joanna.
Ho visto pochi episodi della serie, tra cui il pilot, che non convince, e che è seguito da episodi a tratti noiosi, che non brillano, e che davvero non fanno venir voglia di continuare a seguire le vicende delle tre streghe.
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E' invece del 1987 la commedia horror Le streghe di Eastwick, con Cher (Alexandra), Susan Sarandon (Jane), Michelle Pfeiffer (Sukie) e Jack Nicholson (Derryl).
Il film si discosta dalla storia narrata nel libro soprattutto nella seconda parte: non c'è Jenny e le streghe non sono crudeli; Derryl è palesemente un essere demoniaco che ha sì donato alle donne vitalità e poteri magici, ma pretende in cambio che le tre gli appartengano a tutti i costi, e viene per questo punito con un maleficio.
Bravissimi gli attori, bello il tema del woman-power e sempre gradito l'affresco della provincia americana perbenista e un po' chiusa in se stessa; la commedia però non strappa né risate né un sorriso, l'ho trovata, anzi, in alcuni punti piuttosto disturbante, e le scene di vomito sono state alquanto disgustose.
Titolo originale: The witches of Eastwick
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Le streghe di Eastwick è un libro dal quale è molto difficile farsi prendere.
L'inizio è noioso e prolisso, tanto che per un periodo ho abbandonato la lettura. Di tanto in tanto sono presenti descrizioni e divagazioni tediose, in cui si indugia in un oceano di termini specifici di fiori, insetti ed elementi chimici.
Strano soprattutto che nessuno dei personaggi ispiri simpatia, né Derryl Van Horne, piuttosto viscido e sgradevole, l'uomo che cambia la vita delle protagoniste ed in un certo senso le spinge a dare il peggio di sé, né le streghe stesse.
Tra queste, Alexandra, che alla fine ha almeno il pregio di pentirsi dell'orribile atto compiuto con le compagne, risulta tediosa e poco interessante; Jane, che sembrava il personaggio più verosimile del gruppo proprio per i suoi difetti, come l'antipatia ed una certa propensione alla rabbia, al disinteresse e alla negligenza, si rivela la peggiore, piena di noncurante odio, freddezza e indifferenza verso gli altri; Sukie, presentata come la più carina, quasi una boccata di aria fresca, è invece piuttosto superficiale.
Le tre streghe vivono nella sonnacchiosa cittadina di Eastwick frequentando uomini sposati e lanciando piccoli incantesimi ai perbenisti che le circondano; sono amiche, sorelle, spettegolano e si confidano, le loro chiacchierate sono sempre spumeggianti, finché nella loro vita si affaccia Derryl Van Horne, un uomo misterioso e a tratti disgustoso, che con le sue attenzioni verso le tre, crea delle crepe nel loro rapporto, che non tornerà mai più lo stesso. Nemmeno quando le streghe si alleano per vendicarsi di una quarta donna, rea di aver portato via loro Derryl. L'incantesimo -o maledizione- che le tre lanciano alla piccola Jenny è così terribile, che da quel momento in poi è impossibile anche solo pensare di provare simpatia per una delle protagoniste, e sono stata davvero disgustata da come -soprattutto Jane e Sukie- affrontano le terribili conseguenze di ciò che hanno fatto.
Mi è piaciuta molto, invece, la descrizione della provincia americana e dei suoi abitanti, spesso dalla mentalità poco aperta ma dai tanti scheletri nell'armadio. Interessante anche la lettura della storia delle streghe come metafora dei rapporti interpersonali, e la critica strisciante ad una società ipocrita e bigotta.
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Quarta di copertina: Sono belle e pericolose, tutte e tre; divorziate, sono attorniate da uomini e da amanti; e, ovviamente, sono capaci di qualunque prodigio, perché sono tre streghe. Alexandra, Jane e Sukie vivono in una cittadina del New England, circondate da pettegolezzi, ma non hanno nessuna voglia di nascondersi o di limitare il loro desiderio di avventura e trasgressione. Alexandra scolpisce piccole bambole, le sue "puppine"; Jane suona il violoncello; Sukie scrive per il quotidiano locale: ma nessuna esita a usare i propri poteri per scatenare improvvise tempeste o trasformare palle da tennis in rane o sedurre i maschi della loro piccola città. Finché non compare in scena un uomo che non si aspettavano e che sconvolge le loro esistenze di streghe un pò annoiate. Si chiama Derryl Van Horne, viene da Manhattan ed è tanto affascinante quanto misterioso, nelle sue manie e nei suoi comportamenti sempre sopra le righe. Nel giro di poche settimane la casa che Van Horne sta ristrutturando diventa la sede di incontri sessuali a quattro, un ménage torbido e spregiudicato, che alla lunga scatena nelle tre amiche gelosie e invidie reciproche. Quando poi una quarta e più giovane donna trova spazio entro le attenzioni dell'uomo misterioso, la situazione precipita in modo tumultuoso, rivelando tutti i terribili poteri delle streghe di oggi.
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Giudizio personale: 3/5
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Nel 2009 la ABC ha prodotto la serie televisiva Eastwick, liberamente ispirata al romanzo di Updike, dal quale si discosta molto.
Il telefilm ha però avuto vita breve, in quanto per scarsi ascolti è stato cancellato circa due mesi dopo la messa in onda del pilot. L'unica stagione consta di 13 episodi.
Rebecca Romijn è Roxie, Lindsay Price interpreta Joanna, mentre Jaime Ray Newman è Kat Gardener. Le tre streghe telefilmiche si rivelano essere molto diverse dai loro corrispettivi romanzeschi; in particolare, ho notato che di Alexandra c'è ben poco, mentre alcune caratteristiche di Sukie (il carattere, l'aspetto fisico, il lavoro) sono state divise tra i tre personaggi.
Derryl Van Horne è interpretato da Paul Goss, e bisogna segnalare Sara Rue nel ruolo di una collega di Joanna.
Ho visto pochi episodi della serie, tra cui il pilot, che non convince, e che è seguito da episodi a tratti noiosi, che non brillano, e che davvero non fanno venir voglia di continuare a seguire le vicende delle tre streghe.
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E' invece del 1987 la commedia horror Le streghe di Eastwick, con Cher (Alexandra), Susan Sarandon (Jane), Michelle Pfeiffer (Sukie) e Jack Nicholson (Derryl).
Il film si discosta dalla storia narrata nel libro soprattutto nella seconda parte: non c'è Jenny e le streghe non sono crudeli; Derryl è palesemente un essere demoniaco che ha sì donato alle donne vitalità e poteri magici, ma pretende in cambio che le tre gli appartengano a tutti i costi, e viene per questo punito con un maleficio.
Bravissimi gli attori, bello il tema del woman-power e sempre gradito l'affresco della provincia americana perbenista e un po' chiusa in se stessa; la commedia però non strappa né risate né un sorriso, l'ho trovata, anzi, in alcuni punti piuttosto disturbante, e le scene di vomito sono state alquanto disgustose.
lunedì 3 settembre 2012
Il Trono di Spade
Autore: George R.R. Martin
Titolo originale: A Game of Thrones - Book one of a Song of Ice and Fire
Volume: 1 di 12 de "Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco"
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Il fantasy non è il mio genere preferito, ma questo primo volume de Le cronache del Ghiaccio e del Fuoco merita di essere letto.
E' scritto molto bene, la storia è interessante con rari momenti di stanca, il mondo immaginario in cui si muovono i protagonisti è ben descritto e vario.
Innumerevoli i personaggi, ma si riesce a non far confusione tra nomi, titoli e parentele grazie al fatto che più capitoli sono incentrati su ognuno di essi, dal cui nome prendono il titolo.
C'è naturalmente la divisione tra personaggi cattivi e buoni, il che può risultare non troppo originale -come anche alcuni avvenimenti-, tuttavia tali e tanti sono gli intrighi, i tradimenti, i voltafaccia, le storie familiari, che la lettura risulta sempre piacevole.
Davvero molto bello e molto ben scritto il sogno del piccolo Bran; carina l'idea dei cuccioli di meta-lupo trovatelli, dello stesso numero dei figli di uno dei protagonisti, Eddard Stark.
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Retro copertina: In una terra fuori dal mondo, dove le estati e gli inverni possono durare intere generazioni, sta per esplodere un immane conflitto. Sul Trono di Spade, nel Sud caldo e opulento, siede Robert Baratheon. L'ha conquistato dopo una guerra sanguinosa, togliendolo all'ultimo, folle re della dinastia Targaryen, i signori dei draghi. Ma il suo potere è ora minacciato: all'estremo Nord, la Barriera - una muraglia eretta per difendere il regno da animali primordiali e, soprattutto, dagli Estranei - sembra vacillare. Si dice che gli Estranei siano scomparsi da secoli. Ma se è vero, chi sono allora quegli esseri con gli occhi così innaturalmente azzurri e gelidi, nascosti tra le ombre delle foreste, che rubano la vita, o il senno, a chi ha la mala sorte di incontrarli? Il Trono di Spade, primo romanzo della saga "Le cronache del Ghiaccio e del Fuoco", narra di duelli e amori, corti sontuose e lande desolate. E come un vero poema epico intreccia le storie individuali in un grandioso affresco dal ritmo coinvolgente.
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Giudizio personale: 4/5
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Dall'aprile 2011 va in onda, negli Stati Uniti, la serie televisiva Game of Thrones, trasposizione della saga di George R.R. Martin, prodotta dalla rete HBO (Big love, True blood, Six feet under).
I primi cinque episodi della prima serie coprono la storia raccontata nel primo volume Il Trono di Spade (nella versione originale, accorpato a quello che in Italia ha preso il titolo di Il grande Inverno).
Sin dal pilot è chiaro che la sceneggiatura vuole essere il più possibile aderente al romanzo, anche se proprio nella prima puntata vi sono due scene che si discostano dalla storia originale: nella prima, del tutto assente nel libro, Catelyn trova un lungo capello biondo - à la CSI - nella torre dalla quale è stato gettato Bran; nella seconda, la prima notte di nozze tra Drogo e Daenerys appare molto più brutale di quanto venga raccontata da Martin.
Nel corso dei primi episodi vi sono altre scene assenti nel libro, per lo più dialoghi tra i vari personaggi a scopo didascalico; molto bello un confronto tra re Robert e la regina Cersei (che appare, almeno per il momento, più "umana", mentre Catelyn è più morbida con il figlio bastardo di suo marito Ned).
Le ambientazioni sono davvero bellissime, così come i costumi e qualsiasi altro particolare, tutto piuttosto curato.
Il cast mi piace molto, Joffrey (Jack Gleeson) è anche più mostruoso di come lo avevo immaginato, i ragazzini (Maisie Williams che interpreta Arya e Isaac Hempstead Wright che interpreta Bran) sono bravissimi, e Lena Headey è una splendida Cersei. Ho qualche riserva solo su Jon Snow (Kit Harington), forse per la sua espressione troppo infantile.
Leggere il romanzo prima della visione della serie è un pò come essere messi a parte del "dietro le quinte" (fare il contrario, come mi è capitato con buona parte del secondo volume, può rendere la lettura meno interessante), oltre al fatto che le dinamiche e i sentimenti dei vari personaggi risultano, naturalmente, molto più chiari.
Ciò, però, può provocare anche delle aspettative esagerate, come la scena, da me aspettata con ansia, di Viserys costretto a marciare a piedi dai Dothraki, che mi aveva dato gran soddisfazione nel romanzo, ma mi ha lasciata delusa nella serie tv.
Di seguito, il trailer della prima stagione, e la bella sigla:
Titolo originale: A Game of Thrones - Book one of a Song of Ice and Fire
Volume: 1 di 12 de "Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco"
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Il fantasy non è il mio genere preferito, ma questo primo volume de Le cronache del Ghiaccio e del Fuoco merita di essere letto.
E' scritto molto bene, la storia è interessante con rari momenti di stanca, il mondo immaginario in cui si muovono i protagonisti è ben descritto e vario.
Innumerevoli i personaggi, ma si riesce a non far confusione tra nomi, titoli e parentele grazie al fatto che più capitoli sono incentrati su ognuno di essi, dal cui nome prendono il titolo.
C'è naturalmente la divisione tra personaggi cattivi e buoni, il che può risultare non troppo originale -come anche alcuni avvenimenti-, tuttavia tali e tanti sono gli intrighi, i tradimenti, i voltafaccia, le storie familiari, che la lettura risulta sempre piacevole.
Davvero molto bello e molto ben scritto il sogno del piccolo Bran; carina l'idea dei cuccioli di meta-lupo trovatelli, dello stesso numero dei figli di uno dei protagonisti, Eddard Stark.
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Retro copertina: In una terra fuori dal mondo, dove le estati e gli inverni possono durare intere generazioni, sta per esplodere un immane conflitto. Sul Trono di Spade, nel Sud caldo e opulento, siede Robert Baratheon. L'ha conquistato dopo una guerra sanguinosa, togliendolo all'ultimo, folle re della dinastia Targaryen, i signori dei draghi. Ma il suo potere è ora minacciato: all'estremo Nord, la Barriera - una muraglia eretta per difendere il regno da animali primordiali e, soprattutto, dagli Estranei - sembra vacillare. Si dice che gli Estranei siano scomparsi da secoli. Ma se è vero, chi sono allora quegli esseri con gli occhi così innaturalmente azzurri e gelidi, nascosti tra le ombre delle foreste, che rubano la vita, o il senno, a chi ha la mala sorte di incontrarli? Il Trono di Spade, primo romanzo della saga "Le cronache del Ghiaccio e del Fuoco", narra di duelli e amori, corti sontuose e lande desolate. E come un vero poema epico intreccia le storie individuali in un grandioso affresco dal ritmo coinvolgente.
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Giudizio personale: 4/5
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Dall'aprile 2011 va in onda, negli Stati Uniti, la serie televisiva Game of Thrones, trasposizione della saga di George R.R. Martin, prodotta dalla rete HBO (Big love, True blood, Six feet under).
I primi cinque episodi della prima serie coprono la storia raccontata nel primo volume Il Trono di Spade (nella versione originale, accorpato a quello che in Italia ha preso il titolo di Il grande Inverno).
Sin dal pilot è chiaro che la sceneggiatura vuole essere il più possibile aderente al romanzo, anche se proprio nella prima puntata vi sono due scene che si discostano dalla storia originale: nella prima, del tutto assente nel libro, Catelyn trova un lungo capello biondo - à la CSI - nella torre dalla quale è stato gettato Bran; nella seconda, la prima notte di nozze tra Drogo e Daenerys appare molto più brutale di quanto venga raccontata da Martin.
Nel corso dei primi episodi vi sono altre scene assenti nel libro, per lo più dialoghi tra i vari personaggi a scopo didascalico; molto bello un confronto tra re Robert e la regina Cersei (che appare, almeno per il momento, più "umana", mentre Catelyn è più morbida con il figlio bastardo di suo marito Ned).
Le ambientazioni sono davvero bellissime, così come i costumi e qualsiasi altro particolare, tutto piuttosto curato.
Il cast mi piace molto, Joffrey (Jack Gleeson) è anche più mostruoso di come lo avevo immaginato, i ragazzini (Maisie Williams che interpreta Arya e Isaac Hempstead Wright che interpreta Bran) sono bravissimi, e Lena Headey è una splendida Cersei. Ho qualche riserva solo su Jon Snow (Kit Harington), forse per la sua espressione troppo infantile.
Leggere il romanzo prima della visione della serie è un pò come essere messi a parte del "dietro le quinte" (fare il contrario, come mi è capitato con buona parte del secondo volume, può rendere la lettura meno interessante), oltre al fatto che le dinamiche e i sentimenti dei vari personaggi risultano, naturalmente, molto più chiari.
Ciò, però, può provocare anche delle aspettative esagerate, come la scena, da me aspettata con ansia, di Viserys costretto a marciare a piedi dai Dothraki, che mi aveva dato gran soddisfazione nel romanzo, ma mi ha lasciata delusa nella serie tv.
Di seguito, il trailer della prima stagione, e la bella sigla:
mercoledì 29 agosto 2012
Il dono delle Furie
Autrice: Elizabeth Miles
Titolo originale: Fury
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Le premesse c'erano tutte, la trama era accattivante, le Furie potevano essere dei personaggi affascinanti, con il vantaggio di non essere figure inflazionate (vedi i vampiri). Eppure, la storia che viene fuori da questo romanzo si rivela piuttosto scialba, a tratti noiosa, le Furie sono delle figure marginali, poco indagate e poco raccontate.
Pagina dopo pagina aspettavo una svolta interessante che non è mai arrivata, anche se l'ultima parte è leggermente migliore rispetto a quelle che la precedono.
Lo stile non è pessimo, ma piatto, e tocca punte di mediocrità tali che mi hanno fatto chiedere perché non si pretenda di più da un romanzo young adult, come se i ragazzi non avessero diritto alla qualità, ma dovessero accontentarsi di storie poco originali e spesso scritte male.
Il finale è aperto, visto che Il dono delle furie è il primo di una trilogia, ma a dire il vero non muoio dalla voglia di leggere il seguito.
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Sinossi: Tre ragazze bellissime, tre ragazze dal sorriso indecifrabile e dallo sguardo ipnotico cui è impossibile resistere: in un piccolo paese come Ascension, non sorprende che la notizia del loro arrivo sia sulla bocca di tutti. Soprattutto per il mistero che le circonda: nessuno le ha mai viste prima, nessuno sa dove vivano. E nessuno immagina che quelle tre splendide fanciulle, invece, conoscono i segreti di ogni abitante della città. Come il vero volto di Chase Singer, l'astro nascente della squadra di football: dietro la maschera da bravo ragazzo, infatti, si nasconde una persona che, per raggiungere il successo, non ha esitato a calpestare i sentimenti della ragazza che amava, distruggendole l'esistenza. E come la relazione che, da qualche tempo, Emily ha col fidanzato della sua migliore amica, una relazione che nessuno avrebbe mai dovuto scoprire. Ecco perché Chase riceve in regalo un'orchidea rossa ed Emily ne trova una identica sul sedile dell'auto. E' un avvertimento. E' il dono che segna il destino di chi deve pagare per le proprie colpe. E' il dono delle Furie...
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Giudizio personale: 2/5
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Approfondimenti - Le Furie
Furie è il nome romano delle Erinni greche, divinità del mondo sotterraneo. Nel loro aspetto benevolo erano dette Eumenidi.
Si tratta di tre sorelle, dal V secolo in poi identificate come Aletto (il Furore), Tisifone (la Vendetta) e Megera (l'Ira invidiosa).
Secondo la leggenda nacquero dal sangue di Urano, fuoriuscito quando Crono lo evirò.
Venivano rappresentate in modo raccapricciante, con serpenti in luogo dei capelli e occhi di fiamma. Un'altra versione le vede come geni alati con capelli formati da serpenti e torce o fruste nelle mani, la bocca spalancata nell'atto di lanciare urla orribili..
Rappresentavano il rimorso, e la loro funzione era quella di tormentare e punire i colpevoli, soprattutto quelli rei di aver compiuto delitti contro la propria famiglia.
Si raccontava che il quinto giorno di ogni mese lasciassero le loro dimore per recarsi sulla terra accompagnate dal Terrore, dalla Rabbia e dal Pallore.
Nell'Eneide, le Furie vivono nel vestibolo dell'Erebo e sono chiuse in gabbie di ferro.
Aletto, secondo alcuni, era nata non da Urano ma da Acheronte e dalla Notte; il suo nome significa probabilmente "colei che non riposa", "colei che non dà requie", "l'indicibile", o ancora "colei il cui nome non può essere pronunciato".
Tisifone era incaricata di castigare i delitti di omicidio, in particolare patricidio, matricidio e fratricidio. Un mito racconta che si innamorò di Citerone, che uccise con uno dei serpenti presenti sul suo capo.
Megera, l' "invidiosa", era invece preposta all'invidia e alla gelosia, e induceva a commettere delitti, come l'infedeltà matrimoniale.
Fonti:
mediasystemnet ;
mitologia greca ;
okpedia ;
wikipedia ;
elicriso .
Titolo originale: Fury
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Le premesse c'erano tutte, la trama era accattivante, le Furie potevano essere dei personaggi affascinanti, con il vantaggio di non essere figure inflazionate (vedi i vampiri). Eppure, la storia che viene fuori da questo romanzo si rivela piuttosto scialba, a tratti noiosa, le Furie sono delle figure marginali, poco indagate e poco raccontate.
Pagina dopo pagina aspettavo una svolta interessante che non è mai arrivata, anche se l'ultima parte è leggermente migliore rispetto a quelle che la precedono.
Lo stile non è pessimo, ma piatto, e tocca punte di mediocrità tali che mi hanno fatto chiedere perché non si pretenda di più da un romanzo young adult, come se i ragazzi non avessero diritto alla qualità, ma dovessero accontentarsi di storie poco originali e spesso scritte male.
Il finale è aperto, visto che Il dono delle furie è il primo di una trilogia, ma a dire il vero non muoio dalla voglia di leggere il seguito.
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Sinossi: Tre ragazze bellissime, tre ragazze dal sorriso indecifrabile e dallo sguardo ipnotico cui è impossibile resistere: in un piccolo paese come Ascension, non sorprende che la notizia del loro arrivo sia sulla bocca di tutti. Soprattutto per il mistero che le circonda: nessuno le ha mai viste prima, nessuno sa dove vivano. E nessuno immagina che quelle tre splendide fanciulle, invece, conoscono i segreti di ogni abitante della città. Come il vero volto di Chase Singer, l'astro nascente della squadra di football: dietro la maschera da bravo ragazzo, infatti, si nasconde una persona che, per raggiungere il successo, non ha esitato a calpestare i sentimenti della ragazza che amava, distruggendole l'esistenza. E come la relazione che, da qualche tempo, Emily ha col fidanzato della sua migliore amica, una relazione che nessuno avrebbe mai dovuto scoprire. Ecco perché Chase riceve in regalo un'orchidea rossa ed Emily ne trova una identica sul sedile dell'auto. E' un avvertimento. E' il dono che segna il destino di chi deve pagare per le proprie colpe. E' il dono delle Furie...
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Giudizio personale: 2/5
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Approfondimenti - Le Furie
Furie è il nome romano delle Erinni greche, divinità del mondo sotterraneo. Nel loro aspetto benevolo erano dette Eumenidi.
Si tratta di tre sorelle, dal V secolo in poi identificate come Aletto (il Furore), Tisifone (la Vendetta) e Megera (l'Ira invidiosa).
Secondo la leggenda nacquero dal sangue di Urano, fuoriuscito quando Crono lo evirò.
Venivano rappresentate in modo raccapricciante, con serpenti in luogo dei capelli e occhi di fiamma. Un'altra versione le vede come geni alati con capelli formati da serpenti e torce o fruste nelle mani, la bocca spalancata nell'atto di lanciare urla orribili..
Rappresentavano il rimorso, e la loro funzione era quella di tormentare e punire i colpevoli, soprattutto quelli rei di aver compiuto delitti contro la propria famiglia.
Si raccontava che il quinto giorno di ogni mese lasciassero le loro dimore per recarsi sulla terra accompagnate dal Terrore, dalla Rabbia e dal Pallore.
Nell'Eneide, le Furie vivono nel vestibolo dell'Erebo e sono chiuse in gabbie di ferro.
Aletto, secondo alcuni, era nata non da Urano ma da Acheronte e dalla Notte; il suo nome significa probabilmente "colei che non riposa", "colei che non dà requie", "l'indicibile", o ancora "colei il cui nome non può essere pronunciato".
Tisifone era incaricata di castigare i delitti di omicidio, in particolare patricidio, matricidio e fratricidio. Un mito racconta che si innamorò di Citerone, che uccise con uno dei serpenti presenti sul suo capo.
Megera, l' "invidiosa", era invece preposta all'invidia e alla gelosia, e induceva a commettere delitti, come l'infedeltà matrimoniale.
Fonti:
mediasystemnet ;
mitologia greca ;
okpedia ;
wikipedia ;
elicriso .
martedì 28 agosto 2012
La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo - Citazioni
" Odio trovarmi dove lei non è, quando lei non c'è ".
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" Rimango ai margini a ricordare la meraviglia di avere nove anni e rendermi conto di colpo, capire di colpo che il mio amico, la mia guida, mio fratello, sono io. Io, soltanto io. Che terribile solitudine ".
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" Sullo schermo c'è una mappa metereologica del mondo. Oppure una galassia, un vortice di stelle. O un bambino ".
--
" Il dolore è passato ma quello che è rimasto è il suo involucro, uno spazio vuoto dove al posto del dolore c'è la sua attesa ".
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" ...ti ho aspettato, e ora sei qui ". (da "Ringraziamenti").
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" Rimango ai margini a ricordare la meraviglia di avere nove anni e rendermi conto di colpo, capire di colpo che il mio amico, la mia guida, mio fratello, sono io. Io, soltanto io. Che terribile solitudine ".
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" Sullo schermo c'è una mappa metereologica del mondo. Oppure una galassia, un vortice di stelle. O un bambino ".
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" Il dolore è passato ma quello che è rimasto è il suo involucro, uno spazio vuoto dove al posto del dolore c'è la sua attesa ".
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" ...ti ho aspettato, e ora sei qui ". (da "Ringraziamenti").
Piece 4
Autrice: Hinako Ashihara
Titolo originale: Piece - Kanojo no Kioku
Volume: 4 di 10
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Continua la ricerca dei "tasselli" della vita di Haruka da parte di Mizuho.
In questo volume ciò diventa il pretesto per spostare l'attenzione sul personaggio di Hikaru Narumi, e per indagare i motivi che l'hanno portato a diventare ciò che è.
Benché sia ad una prima che ad una seconda lettura, la questione dell'esperimento portato avanti dalla madre di Narumi sui propri figli non mi sia piaciuta molto, essa permette una profonda riflessione su come l'ambiente possa influenzare l'intera esistenza di una persona.
A questo punto della storia, Mizuho decide di prendere in mano la propria vita per costruire un "futuro che esplode di colore", e, grazie all'aiuto della tata Nanao, riesce ad accettare i sentimenti che prova e ad utilizzare la freddezza che la contraddistingue come uno strumento a suo vantaggio per analizzarli e salvarsi.
Come al solito molto belli i disegni, soprattutto quelli dei riquadri più grandi.
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Retro copertina: Mizuho è una studentessa universitaria molto riservata che tiene tutti a debita distanza. La morte di un'ex compagna di liceo, Haruka, e la scoperta di un tradimento la spingono a riflettere sulla propria vita e sul rapporto con gli altri. La madre della ragazza scomparsa, in particolare, la coinvolge nella ricerca dei tasselli del complesso puzzle che è il passato di Haruka.
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Giudizio personale: 4/5
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Volume 1
Volume 2
Volume 3
Titolo originale: Piece - Kanojo no Kioku
Volume: 4 di 10
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Continua la ricerca dei "tasselli" della vita di Haruka da parte di Mizuho.
In questo volume ciò diventa il pretesto per spostare l'attenzione sul personaggio di Hikaru Narumi, e per indagare i motivi che l'hanno portato a diventare ciò che è.
Benché sia ad una prima che ad una seconda lettura, la questione dell'esperimento portato avanti dalla madre di Narumi sui propri figli non mi sia piaciuta molto, essa permette una profonda riflessione su come l'ambiente possa influenzare l'intera esistenza di una persona.
A questo punto della storia, Mizuho decide di prendere in mano la propria vita per costruire un "futuro che esplode di colore", e, grazie all'aiuto della tata Nanao, riesce ad accettare i sentimenti che prova e ad utilizzare la freddezza che la contraddistingue come uno strumento a suo vantaggio per analizzarli e salvarsi.
Come al solito molto belli i disegni, soprattutto quelli dei riquadri più grandi.
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Retro copertina: Mizuho è una studentessa universitaria molto riservata che tiene tutti a debita distanza. La morte di un'ex compagna di liceo, Haruka, e la scoperta di un tradimento la spingono a riflettere sulla propria vita e sul rapporto con gli altri. La madre della ragazza scomparsa, in particolare, la coinvolge nella ricerca dei tasselli del complesso puzzle che è il passato di Haruka.
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Giudizio personale: 4/5
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Volume 1
Volume 2
Volume 3
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